Quando si parla di disturbi specifici dell’apprendimento (dsa) è difficile tirare fuori numeri ufficiali, l’indicazione è di un 3 per cento circa di incidenza. Questo significa - facendo un calcolo non proprio statistico - che con circa 680 scuole e poco meno di 500mila alunni, Napoli e provincia contano approssimativamente 12mila studenti con disturbi specifici dell’apprendimento. E allora partiamo da qui, pazienza che sia un dato quasi certamente sottostimato, per raccontarvi un universo fatto di tante difficoltà ma anche di iniziative, progetti e opportunità.
«Le medie per me sono state un incubo, senza ombra di dubbio il periodo più buio della mia vita». A soli 20 anni Martina Di Gennaro ha le idee molto chiare sul suo percorso. Lei è una che ha dovuto sbattere più volte la testa contro il muro dei pregiudizi e dell’ignoranza, ma alla fine non solo quel muro lo ha sgretolato, ne ha anche usato i mattoni per costruirsi un futuro radioso.
Dal punto di vista normativo, per capire quali sono i propri diritti rispetto ai disturbi specifici dell’apprendimento bisogna guardare alla Legge 170/2010. Si tratta di una legge nazionale che, solo nove anni fa, ha riconosciuto la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia quali disturbi specifici dell’apprendimento.
Come trasformare un punto debole in punto di forza. Potrebbe essere questa la sintesi del progetto nato a Napoli attorno alla figura del “tutor specifico dell’apprendimento”. Ma andiamo con ordine. Per aiutare bambini e ragazzi che hanno uno o più disturbi specifici dell’apprendimento (dsa) è nata nel tempo una figura specializzata, qualcuno che sia capace grazie ad una formazione specifica, di rendere facile ciò che per alcuni può essere molto difficile.