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Martedì 29 Novembre 2022




Le tecniche di procreazione assistita

foto 6Con l'espressione procreazione medicalmente assistita (PMA) oppure artificiale ci si riferisce a tutte le metodiche che permettono di aiutare gli individui a procreare, siano esse chirurgiche, ormonali, farmacologiche o di altro tipo. La riproduzione assistita è possibile, quindi, mediante una gamma di opzioni terapeutiche, a diverso grado di invasività che comportano o meno l’anestesia totale, pertanto le tecniche di PMA si distinguono in 1°, 2° e 3° livello.

Sono tecniche di 1° livello: il monitoraggio dell'ovulazione, la stimolazione dell'ovulazione (qualora la donna presenti privi di ovulazione (anovulatori) o con ovulazione irregolare) e l’inseminazione nelle tube o in utero (ad esempio per problemi fisiologici della donna o legati agli spermatozoi o al liquido seminale). Questa ultima tecnica prevede l’introduzione del seme maschile nella cavità uterina contemporaneamente al monitoraggio dell’ovulazione della donna per favorire l’incontro spontaneo nel corpo femminile dei due gameti. Si può eseguire su ciclo spontaneo o con la stimolazione farmacologica dell’ovulazione.

Le tecniche più utilizzate di 2° livello sono l’ICSI e la Fivet. 

L’ICSI è l’iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi e prevede appunto l’iniezione, effettuata dall’embriologo, di uno spermatozoo direttamente all’interno dell’ovocita. Questa tecnica è indicata in tutte quelle situazioni di scarsa qualità o quantità del seme maschile o di sterilità immunologica, per cui gli spermatozoi non sono in grado di fecondare, spontaneamente, l’ovocita.

La Fivet La fertilizzazione in vitro, chiamata in inglese IVF In Vitro Fertilization, si completa con il trasferimento dell’embrione nell’utero. La fertilizzazione in vitro viene usata in vari quadri di infertilità, sia dovuti a problemi del dell’uomo come per caratteristiche inadeguate dello sperma, sia per alterazioni dell’apparato riproduttivo femminile come per l’ostruzione delle Tube di Fallopio.

Le tecniche FIVET e ICSI si distinguono nella loro applicazione in: “cicli a fresco”, quando nella procedura vengono utilizzati embrioni, che sono stati appena fecondati e “cicli da scongelamento” se gli embrioni o gli ovociti sono stati precedentemente crioconservati e sono stati scongelati per effettuare quel ciclo di trattamento. Negli ultimi anni i progressi fatti anche dai ricercatori Italiani, nel campo della crioconservazione ovocitaria, e i più di 1.500 bambini nati in Italia, a seguito dell’applicazione di questa tecnica, hanno fatto sì che, oggi, possa essere considerata una tecnica sicura ed efficace. Per questo motivo viene proposta anche nei casi di pazienti oncologiche o con patologie iatrogene, che debbano sottoporsi a terapie tali da mettere a rischio la loro fertilità futura, per preservare la loro capacità riproduttiva.

Le tecniche di 3° livello sono procedure che necessitano l’anestesia generale con intubazione e sono riservate ai casi di infertilità maschile severa, quando non sono presenti spermatozoi nell’eiaculato (azoospermia). Sono tecniche di 3° livello: il prelievo microchirurgico di gameti dal testicolo; il prelievo degli ovociti per via laparoscopica.

 

La crioconservazione degli ovociti è una metodica che può permettere una gravidanza futura a una paziente oncologica che deve essere sottoposta a trattamenti chemio/radioterapici tali da compromettere in maniera significativa la riserva ovarica della paziente. In seguito ad una stimolazione ormonale si inducono le ovaie alla maturazione di più ovociti che vengono prelevati attraverso l’aspirazione follicolare è un intervento semplice che ha solo l’inconveniente tipico di una sedazione.Terminata l’aspirazione, si procede alla vitrificazione e crioconservazione degli ovuli. La qualità degli ovociti è essenziale. E' preferibile dunque vetrificare ovociti di pazienti giovani che non hanno problemi di fertilità, a discapito di pazienti sopra i 38-39 anni in cui il numero e la qualità degli ovociti è diminuita.

La pratica del congelamento si sta diffondendo anche per motivi sociali non a caso si parla di “social freezing”: congelando alcuni dei propri ovociti le donne che lavorano o non sono in coppia e quindi vogliono posporre il momento della gravidanza possono non preoccuparsi del fatto che le cellule uovo che delle loro ovaie diminuiscono e si deteriorano con l’avanzare dell’età, e quindi che la loro fertilità diminuisca. Una volta deciso il momento di fare un bambino gli ovuli vengono scongelati e fecondati in vitro impiantando gli embrioni direttamente in utero (Fivet). Se la crioconservazione per problematiche oncologiche è sostenuta dal Servizio Sanitario Nazionale, il congelamento per motivi personali può essere effettuato soltanto nelle strutture private a pagamento. Oggi le ricerche scientifiche dimostrano che la percentuale di riuscita della fecondazione in vitro con ovuli congelati e quasi sovrapponibile a quella realizzata con ovuli a fresco. (AdG)

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