di Alessandra del Giudice
Il progetto Aleph quest’anno compie 30 anni, è infatti attivo dal 1988 all’interno del Dipartimento Farmacodipendenze della ASL Napoli 1 Centro con due strutture: il Centro diurno Aleph e la struttura residenziale Villa Aleph con 6 posti letto gestite in accordo con la Asl dal Gruppo di Imprese Sociali Gesco insieme alla Cooperativa Sociale Era e dall’associazione Il Pioppo.
“Aleph è stata la prima struttura intermedia a nascere a Napoli, tra poco festeggeremo il trentennale. Ed è nata dalla volontà di fondere pubblico e privato sociale con l’intento di trarre il meglio dalle due agenzie attraverso una metodologia di lavoro integrato. Se la parte medica e psicologica è realizzata dal pubblico attraverso i SerD la parte socio riabilitativa è realizzata dal privato sociale”, chiarisce Roldano de Bartolo, responsabile dell’Aleph e presidente dell’associazione Il Pioppo.
Le strutture dell’Aleph si offrono come luogo di incontro dove trascorrere un certo tempo in sospensione, protetti ma non isolati dalle situazioni a rischio dove si realizza il consumo di droghe; questo è l’aspetto caratterizzante: l’utente non viene allontanato dal proprio ambiente, ma viene accompagnato, con l’aiuto della famiglia e degli operatori, nel lavoro graduale di recupero delle sue risorse. Sia nel Centro che nella Villa si attuano per lo più programmi personalizzati con la logica dell’accompagnamento che si esprime nello stare a fianco, con l’obiettivo di individuare le strategie di intervento più adeguate alla specificità del caso. Tra gli obiettivi fondamentali vi è la ricerca di un’autonomia personale tesa al superamento dell’uso di sostanze e/o alla gestione dei fenomeni di esclusione/marginalità.
“I nostri utenti - continua de Bartolo - sono soprattutto: cocainomani, eroinomani, policonsumatori, alcolisti, giocatori patologici. Accogliamo anche soggetti con comorbilità tossico-psichiatrica e utenti in misura alternativa alla detenzione. Rispetto a 30 anni fa è cambiata l’utenza: se prima arrivavano più giovani oggi gli utenti hanno dai 50 anni in su, sono consumatori di lungo periodo con diverse problematiche sanitarie che richiedono interventi impegnativi e peculiari in termini di accompagnamento ai servizi e al pronto soccorso, bilancio esistenziale, assenza di risorse e aspettative”.
Il Centro Aleph in via Ben Hur, 71 rappresenta un importante presidio sul territorio altrimenti completamente privo di punti di riferimento sociali e ricreativi di Soccavo. Il centro promuove modelli di socializzazione e programmi psicosociali finalizzati alla cura, prevenzione e riabilitazione di persone coinvolte in problematiche di dipendenza e in cerca di un’accoglienza non necessariamente subordinata a uno stato “drug free”, persone in trattamento farmacologico, anche con doppia diagnosi e detenuti in regime di misure alternative alla pena.
L’Aleph offre percorsi diurni di riabilitazione attraverso attività laboratoriali, colloqui di sostegno individuali e familiari, gruppi interni alla struttura e attività di accompagnamento in esterno nei luoghi della vita quotidiana anche finalizzate all’attivazione di programmi di reinserimento socio-lavorativo. Si lavora su programmi individualizzati e integrati, che tengano conto delle diverse motivazioni e situazioni di provenienza delle persone che accedono al progetto, nonché di eventuali esigenze lavorative.
Nel 2017 sono stati accolti 93 ospiti di cui 56 per consulenze e sostegno, 37 con programma individualizzato. Sul totale sono 35 gli utenti di area penale di cui 10 seguono dei programmi e 25 si avvalgono di consulenze. L’età media degli utenti è stata di 40 anni con un range dai 20 ai 60 anni. Sessanta persone usano cocaina e 10 con alternanza con eroina e/o alcol; 12 sono stati gli eroinomani, 7 gli alcolisti e 2 i giocatori d’azzardo. Due persone sono senza dimora.
Sono circa 25 le persone che frequentano il Centro Aleph ogni giorno. Il centro, che si avvale di un’equipe di 8 animatori sociali, è aperto dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17. Le persone arrivano al centro attraverso il Ser.D. o altre strutture territoriali. L'accesso al servizio prevede 2-3 colloqui motivazionali con psicologo, assistente sociale ed educatore, a cui segue un periodo di prova e di osservazione di 15 giorni.
I servizi offerti sono: informazione e orientamento, riabilitazione psico-sociale, laboratori formavi e di socializzazione, autobiografia, arte presepiale, giochi da tavolo, ping pong, karaoke, cucina, fotografia, calcio, vela, volley, visite guidate, elementi di informatica, pittura.
L’operatore non propone schemi precostituiti di comportamento ma ricerca con i singoli e mette a confronto tra loro le strategie personali più adeguate e corrispondenti alle specifiche esigenze di ognuno (studio, lavoro, famiglia, giustizia…)
“Facevo uso di cocaina ed eroina- racconta Amelia, 60 anni e una grande abilità per l’arte e la pittura-. Ho iniziato 10 anni fa a provare a smettere. A 53 anni sono andata in comunità: avevo perso il mio compagno per overdose, pesavo 110 kg e mi ero fratturata un’anca. E camminavo con una stampella. Nella comunità a Vignola nessuno avrebbe scommesso nulla su di me, invece in 9 mesi sono riuscita a interrompere con la sostanza. Una volta uscita mi venne proposto il centro Aleph: oggi è la mia famiglia, qua posso essere quella che sono, sono io e basta. A volte nella vita non puoi essere te stessa. L’Aleph mi ha aiutato a ricostruirmi facendomi sentire libera. Ho trovato quel calore e quell’attenzione che a volte non hai in famiglia perché i parenti non accettano che tu sia tossicodipendente. Ma chi ricorre alle sostanze ha un disagio rispetto alla società. Il centro è un paracadute, un luogo dove vengono impartite le regole, ma senza prepotenza. Qui ho trovato delle e persone che mi hanno sostenuto e aiutato ad accettare la mia normalità. Oggi gli altri utenti sono i miei compagni e io sto vivendo un momento molto felice della mia vita”.
Centro Residenziale Villa Aleph
La struttura residenziale Villa Aleph in via dell’Auriuga a Soccavo è attiva come struttura autonoma del progetto Aleph dal 1992, ma ha mantenuto, negli anni, la propria collocazione all’interno del Distretto 26 in contatto e sinergia con il centro diurno.
La struttura residenziale accoglie per brevi periodi persone che arrivano alla residenza attraverso il centro diurno Aleph, il Ser.D. o altre strutture territoriali, con problemi di dipendenza, ma bisognose di una nuova identità e in cerca di una progettualità positiva. Accoglie i “drug free”, ovvero coloro che stanno “scalando” il metadone, assumono buprenorfina; hanno bisogno di dormire e fermarsi il weekend o non sanno ancora che fare e dove andare; persone che chiedono l'affidamento in prova.
La struttura aperta tutti i giorni 24 ore su 24 si avvale di 7 operatori sociali con il ruolo di animatori e inserisce gli ospiti in diverse attività, come il giardinaggio, la cura degli spazi verdi, la gestione della casa e inoltre offre percorsi di riabilitazione attraverso attività laboratoriali realizzati presso il centro diurno Aleph.
Nel 2017 sono state 45 le persone accolte quasi il doppio rispetto al biennio precedente e tripla rispetto al 2011/2012. Dieci persone sono state accolte più di una volta. Il range di età degli ospiti è stato dai 23 ai 59 anni con 8 ospiti over 55. La maggior parte degli ospiti, 24, facevano uso di coca ed eroina insieme; 10 di cocaina usata secondo modalità diverse, 6 di crak, uno di cannabis rivoltosi alla struttura per problemi lavorativi, 4 di alcol, 19 di uso combinato di alcol e altre sostanze e 2 affetti da gioco complusivo. La permanenza media in struttura è stata di 1 mese.
Nel mese di ottobre 2017 sono stati effettuati di notte tre accompagnamenti d’urgenza al pronto soccorso e c’è stato più di un intervento del 118 per crisi dovute all’interruzione del forte consumo, le relative cure sono state espletate durante la permanenza in Villa. Una gran parte degli ospiti della vitta pur non rientrando nella manifesta categoria dell’alcolismo è risultata coinvolta a forme di consumo di alcol da essi stessi definito come “problematico”. Molti anche gli utenti che utilizzavano psicofarmaci, in particolare benzodiazepine, in maniera automedicamentosa come modalità per lenire disagi fisici e psichici. Si è evidenziato anche che i giocatori compulsivi alternavano periodi lunghi in cui non consumavano cocaina, ma durante i quali il gioco diventava totalizzante e viceversa periodi di consumo di cocaina in cui riuscivano a non giocare.
“Il Centro Residenziale Aleph- spiega il responsabile Roldano de Bartolo, presidente de Il Pioppo- è rimasto purtroppo unica struttura residenziale a Napoli che si occupa di dipendenza, prima c’erano altre due strutture che hanno chiuso. Poiché la domanda di un posto letto è molto alta, le persone restano da noi per brevi periodi, in questo modo siamo in grado di far fronte alle emergenze subito senza lunghe file. Lavoriamo molto con l’autoregolazione e l’empowerment, diamo una risposta di accompagnamento poi eventualmente orientare le persone a frequentare il Centro Aleph, ma se ci sono persone che necessitano di un intervento più lungo le inviamo in comunità. Ci sarebbe bisogno di più strutture residenziali perché consentono di affrontare il problema della dipendenza nei luoghi di vita, mentre per chi va in comunità al ritorno risulta più difficile reintegrarsi. Un altro problema è quello dei senza dimora: una volta lasciata la residenza non sanno dove andare. Mancano posti letto poiché c’è un solo dormitorio in città, mancano case famiglia e strutture residenziali e manca una rete sociale capace di far fronte alle loro esigenze”.
“In comunità si lavora su se stessi- racconta Nino, 47 anni, da 4 è utente dell’Aleph -, si sta bene, però sei sempre in un circuito protetto, tornato da Milano però non riuscivo più a reintegrarmi nel mio quartiere, mi sentivo fuori posto. Grazie all’Aleph ho lavorato su me stesso e la tempesta che c’è fuori. In un periodo in cui ero depresso e vivevo una forte difficoltà sono stato ospite nella villa. Ho capito qui che si può stare lontano dalle sostanze, ma la cosa complicata è stare lontano dai meccanismi. Forse non è possibile guarire dalle dipendenze, infatti anche se non sono più dipendente dalle sostanze, talvolta lo sono dalle persone. Ma gli operatori mi hanno insegnato anche a gestire le dipendenze affettive cercando in me stesso le risorse necessarie per andare avanti e non negli altri”.