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Lunedì 27 Gennaio 2020




Il Drop-in e l’Unità mobile di strada

di Maria Nocerino

DROP INNon tutti sanno che significa “servizio a bassa soglia” ma basta trascorrere qualche ora all’interno del Drop-in, nella Duchesca, il quartiere a ridosso della Stazione centrale, per rendersene conto. Chiunque, in maniera gratuita e assolutamente anonima, può accedere a questa struttura, che garantisce una doccia calda, indumenti puliti, qualcosa da mangiare  a chi ne ha bisogno: esigenze basilari, appunto, prima di offrire a chi è più motivato, informazioni e supporto per affrontare il suo problema, sia in termini sanitari che sociali e psicologici.

Un problema di dipendenza, certo, ma non solo. Il Drop-in, presidio sanitario della Asl Napoli 1 Centro gestito dal gruppo Gesco attraverso la cooperativa sociale Dedalus, accoglie una umanità fragile e molto complessa, “multiproblematica”, come ci spiega la coordinatrice per il privato sociale, Ernestina Servo: “Con loro facciamo un lavoro sullo stile di vita condotto finora e sulla nuova strada che vogliono intraprendere, indirizzandoli verso servizi più ad alta soglia”.

In questo contesto di disagio ed emarginazione, la dipendenza è un ulteriore elemento di “fragilità sociale”, come sottolinea il referente pubblico del Drop-in, il dottor Luigi De Matteis, convinto che “in questo tipo di lavoro, l’integrazione pubblico-privato è la garanzia di una flessibilità e di competenze che non sono presenti nel pubblico e anche le difficoltà di interlocuzione tra le due parti possono fare da stimolo per lo scambio di idee e pratiche”.

Ragione di più che ha fatto di questa struttura un punto di riferimento per la popolazione della Maddalena, e non solo. Lo dimostrano le storie di Ivan e Rosa, due utenti che abbiamo incontrato al Drop-in. Ivan: ucraino di 35 anni vive per strada, un passato burrascoso alle spalle, oggi ha superato il suo problema di dipendenza da sostanze, ma continua a frequentare il Drop-in di via Maddalena, che definisce “la casa che non ha”. Rosa, giovane napoletana senza dimora, ha problemi di dipendenza: le sue giornate trascorrono nel circondario della Stazione centrale dove vive con il compagno, anche lui senza tetto. Per lei, la struttura dell’Asl gestita da Gesco è tutto: lì può fare una doccia calda, contare su indumenti puliti e un pasto, ma soprattutto essere supportata a livello psicologico. Senza l’aiuto degli operatori, che sono diventati la loro famiglia, Ivan e Rosa sarebbero persi.

Strettamente collegata al Drop-in e gestita sempre da Gesco per l’Asl Napoli 1 Centro è l’Unità mobile di strada, il camper che gira di giorno tra centro e periferia facendo prevenzione e riduzione del danno sanitario e sociale (siringhe, preservativi, acqua distillata, tra le cose che vengono distribuite) tra le persone che vivono per strada, nella maggior parte dei casi, con gravi problemi di alcolismo. Diventato un punto di riferimento per la città di cui rappresenta “il polso della situazione sociale e sanitaria”, l’Unità mobile è coordinata per l’Asl da Vincenzo Bellopede, viene in contatto con circa 150 persone al giorno e ha come fiore all’occhiello per lo screening sanitario di questa popolazione il test salivare dell’Hiv, unica realtà che lo somministra dopo il San Raffaele di Milano. Secondo Bellopede il modello di lavoro integrato è l’unico che può funzionare: “Ci sono operatori che si sono formati sul campo, alcuni hanno vissuto la guerra dei clan di Scampia, la loro esperienza è strategica”.

Il Drop-in ogni giorno registra 60,70 accessi per un totale di circa 1200 persone assistite nel 2017. Gli utenti sono principalmente senza dimora, persone che vivono per strada, soprattutto stranieri provenienti nella maggior parte dei casi da Nord Africa ed Europa dell’Est. Sono perlopiù alcolisti e poli-consumatori, uomini (85%) e donne (15%) che hanno usato sostanze diverse nella loro vita o che ancora le utilizzano a seconda di quello che più facilmente si trova sul mercato, dalla cocaina agli psicofarmaci. Tra Drop-in e Unità mobile di strada, nell’ultimo anno sono stati 15mila in totale gli interventi realizzati.

Intervista a Ernestina Servo

Intervista a Luigi De Matteis

Intervista a Vincenzo Bellopede

Le testimonianze di Ivan e Rosa

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