| SEGUICI SU seguici su Facebook seguici su Twitter youtube
Mercoledì 1 Dicembre 2021




ViaggiagendO - Lampedusa

agendo-2014-LampedusaVi proponiamo in esclusiva nei mesi estivi, uno per week-end, alcuni dei racconti di viaggio appositamente elaborati da giornalisti e scrittori per agendO 2014, l’agenda che Gesco edizioni dedica ogni anno ad un tema diverso e pubblica a sostegno di un progetto sociale.
Questa settimana andiamo a Lampedusa con Alessandra del Giudice.

Prima di tutto è il sorriso bianco sui volti scuri. Poi la terra: tabula rasa di alberi, priva di rifugi, anche in primavera. Sotto il sole che taglia di netto le ombre, il bianco è bianco e il nero è nero. Lei sta in mezzo e non mente. Non più Africa e non ancora Europa, già arrivo e già partenza. Lampedusa è terra di passaggio tra sogno e realtà per gli abitanti di un giorno, di un mese, di una vita. La sua indole è africana, lo capisci dall’ondeggiare nei fianchi delle donne, dai volti di reminescenza araba, dalla quiete dei vecchi che giocano a carte nella controra. Nel profilo delle colline scoscese, tra i fichi d’india e i muretti a secco, cogli un frammento di Granada; tra le case affacciate sul molo, intravedi uno spicchio di Marocco; girovagando tra le quadras ti rapisce lo spaesamento misterico delle città messicane. Lampedusa è venuta al mondo occidentale attraverso il capestro del capitalismo: «Nel 1986, con le bombe di Gheddafi l’isola ha avuto la sua pubblicità. Prima era bellissima, senza strade, senza odio. Quando non c’era turismo e non c’erano i soldi c’era più rispetto. Ma abbiamo capito tutto troppo presto», racconta Mimmo, che ha creato il primo bar dell’isola a Cala Croce. Ad assolvere il paesaggio avaro dell’interno, di angoli di paradiso Lampedusa ne concede generosa sulla costa. Quando arrivando, dall’alto, ti affacci sul turchese irreale, assoluto della spiaggia dei Conigli, ti manca il fiato. Pensi: «Questa bellezza è di tutti». Ma Lampedusa, come una donna, si avvicina per l’avvenenza, e si ama per i suoi segreti. Il vero volto dell’isola sale dietro un dosso della strada e si staglia contro un pomeriggio giallo. Un ragazzo africano alto e magro, accanto alla fidanzata, scherza, portando le borse della spesa. Un altro si lascia indietro per non disturbarli. Rispondo con un sorriso, al regalo di quel quadro dal perfetto equilibrio. C’è molta più vita in questo attimo, di quella che incontro abitualmente sul continente. Il trio sorridente mi scorta per una strada impolverata fino all’altura da cui si scorge il Centro di prima accoglienza. Sembra la fortezza del Deserto dei Tartari: chi arriva per restare 48 ore, non sa quando andrà via; magro compenso è girare liberamente sull’isola. Mi viene incontro Deka, 21 anni: «Ho pagato 1.500 dollari dalla Libia e 1.800 dall’Eritrea al Sudan. Nel deserto due persone sono morte, fa troppo caldo adesso, si deve passare solo a dicembre». Accanto a lui, Gabriel, 19 anni, lo sguardo furbo e le idee chiare: «Se resti in Eritrea devi fare il servizio militare a vita. Sono venuto in Italia per studiare chimica, voglio andare in un’università dove chi ha buoni risultati non paga». Quando gli dico che probabilmente non potrà studiare gratis si stupisce. «Allora farò il cameriere», sorride convinto di sé. Se ci si dimentica che i colori sono magliette fatte indossare da noi europei a giocatori sbagliati del destino, si comprende tutta la violenza insensata di scavare nelle loro ferite in nome di un lasciapassare per il futuro. A Lampedusa non piace questa identità nata sotto i riflettori della storia, 20 anni fa, quando sono sbarcati i primi richiedenti asilo. La presenza migrante è un conto che non torna con il turismo. Molti non capiscono che è proprio il dono di incontri e racconti a rendere l’isola un luogo speciale, dove sentirsi europei e africani al contempo, dove scoprire quanto sia universale e piena di gioia la ricerca della felicità.   

Alessandra del Giudice

Consigli di viaggio:

Sette giorni non vi basteranno per visitare le meravigliose spiagge di Lampedusa. I bus pubblici ogni ora fanno la spola tra quelle a est e a ovest dell’isola. Arrivati alla fermata vi attenderà un sentiero la cui difficoltà è proporzionale alla bellezza dell’angolo di sabbia che state cercando: dalla più frequentata Guitgia, poco fuori al paese; a quella dei Conigli raggiungibile con una comoda discesa; a quella più selvaggia di Cala Pulcino, a un’ora di camminata. Rifocillatevi al mitico bar dell’Amicizia e provate il pesce della Taverna Terranova. Non mancate la gita a Linosa. Se volete saperne di più sui rifugiati chiedete al bar Royal dell’associazione Askavusa e visitate l’isola nella seconda metà di luglio per il Lampedusa in Festival, cinema, danza e musica sul tema delle migrazioni. Non mancate il centro di salvaguardia delle tartarughe marine del WWF dove la responsabile Daniela Freggi vi spiegherà che «bisognerebbe prendere esempio dalle tartarughe, che girano per i mari tutta la vita. Alcune nate qui le abbiamo trovate in Africa. La natura ci ha creato liberi».

Nel 2014 agendO è stata dedicata alla Terra. E’ in preparazione agendO 2015 che sarà dedicata al Cibo e uscirà a settembre.
Potete richiedere agendO 2014 e prenotare agendO 2015

scrivendo a: comunicazione@gescosociale.it, o telefonando allo 081-7872037 int. 220.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Tweet
Agendo 2022 banner
Prenota la tua copia inviando una e-mail a comunicazione@gescosociale.it
tiSOStengo
unlibroperamico
selvanova natale 2020 banner
WCT banner
gesco 30 anni
napoliclick
Amicar banner 500

Archivio Napoli Città Sociale