Lampedusa: arrivo e partenza.
Prima di tutto viene il sorriso bianco sui volti scuri. Poi lo sguardo dei lampedusani su di loro, presenze lontane e I migranti a Lampedusa passeggiano tranquilli per le strade del paese, si stagliano contro il giallo delle case inondate di sole. E sono felici in questo posto che è già arrivo e già partenza, che non è più Africa e non è ancora Europa.
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Prima del ricordo della morte a Lampedusa, ciò che coinvolge e sconvolge è il senso della vita. Se per un attimo ci si dimentica che i colori sono solo magliette fatte indossare da noi europei a giocatori sbagliati del destino, e si guardano questi ragazzi e ragazze africane, si vedrà la forza esplosiva della loro giovinezza e l’entusiasmo che forse in Europa non abbiamo più. C’è chi fugge perché in Eritrea sarebbe costretto a regalare i suoi anni alle armi; chi sogna di iscriversi a Biologia e mi chiede dove è che può studiare con una borsa di studio; chi ha portato con se la fidanzata e il suo sogno di una famiglia. Tutti sorridono.
Hanno già preso a piene mani il coraggio di partire, superato il deserto e sono qui. Già Italia. Già salvezza. Già libertà.
I lampedusani sono abituati a questa presenza ormai costante, anche se la scrutano da lontano come guardando fantasmi di passaggio, sopravvissuti al destino del mare. Ne sembrano infastiditi solo quando i migranti sull’isola sono in eccesso, come accadde nel 2011 quando i migranti tunisini sull’isola erano 6.000, più degli stessi abitanti, ma ai giornali era stato imposto di scrivere meno, molto meno per non causare allerta pubblica. Eppure, secondo i volontari dell’associazione Askavusa che si occupa dei migranti, il sovraffollamento non è certo colpa loro che fuggono guerre e fame o semplicemente la propria realizzazione, ma piuttosto della cattiva gestione della Protezione Civile e del fatto che è più comodo ammassarli qui gli africani che lasciarli liberi di costruirsi il futuro. Fa tristezza vedere i vigilantes che cacciano ragazzi di 20 anni dalla spiaggia o dalle feste organizzate dai giovani locali, perché accusati di disturbare i turisti. Peccato non capiscano che il valore aggiunto dell’isola, più della spiaggia dei Conigli, è l’incontro.
Lampedusa è un laboratorio antropologico a cielo aperto che va vissuto parlando con i giovani migranti, guardando come si guardano europei e africani, sentendosi un po’ l’uno un po’ l’altro, provando quanto è universale, giusta e piena di gioia la ricerca del proprio futuro.
Alessandra del Giudice
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