Oggi dei circa 200 mila metri quadrati tra edifici, piazze, strutture sportive di Bagnoli occupate dalla Nato fino al 2013, sono una piccolissima parte è utilizzata. La proprietà è della FBNAI (Fondazione Banco di Napoli per l’Assistenza all’Infanzia), ma il 50% di essa deve essere destinata a strutture pubbliche.
Il Comune di Napoli, raccogliendo le sollecitazioni dei cittadini, ha approvato un master plan finalizzato alla stesura definitiva del PUA (Piano Urbanistico Attuativo). Chiediamo come si sta svolgendo il processo partecipativo all’assessore ai Beni Comuni del Comune di Napoli, Carmine Piscopo e al presidente della X Municipalità, Diego Civitillo.
Assessore Piscopo, si parla da tre anni di restituire lo spazio dell’Ex Nato ai cittadini, a che punto è l’iter amministrativo?
Ci sono stati diversi momenti difficili con i commissari della Fondazione Banco Napoli, fin quando l’amministrazione ha approvato un master plan che prevede una serie di percentuali d’uso pubblico degli spazi nel nuovo piano regolatore. Pertanto abbiamo sollecitato la Fondazione a coniugare due esigenze: da un lato di mettere a reddito la struttura per assolvere alla sua funzione di assistenza sociale all’infanzia, dall’altro di aprire alla uno spazio che è stato chiuso per tanti anni. La cosa più bella è proprio poter riattraversare quella parte della città e fruirne. Da un lato c’è dunque la Fondazione che sta lavorando con i propri tecnici e dall’altro l’amministrazione comunale che segue l’iter per l’approvazione del piano urbanistico e ha chiesto e ottenuto di attuare un percorso di coinvolgimento del territorio partendo dalla X Municipalità con la delibera di un tavolo che coinvolge la Fondazione, i tecnici del Comune e della Municipalità e gli attori del territorio.
Presidente Civitillo, ci può parlare del Tavolo di concertazione, chi coinvolge e in che modo?
Il tavolo per stilare il piano urbanistico è già partito e ha lo scopo di coinvolgere le parti territoriali per rendere il processo trasparente e partecipativo. Già sono stati fatti degli incontri con il Comune e la Fondazione, il primo incontro pubblico con le realtà territoriali si terrà il 30 giugno nella scuola Michelangelo e si svolgerà con i tecnici che spiegheranno ai cittadini le norme tecniche e le linee guida generali del master plan già ratificato dove sono state inserite in senso generale una serie di destinazioni d’uso. Il master plan, ovvero l’anteprima del piano urbanistico, segna le linee guida utili alla redazione del Piano Urbanistico Definitivo che vogliamo formalizzare insieme alle altre parti sociali. Seguiranno quindi altri due incontri in cui saranno raccolte le proposte per realizzare iniziative atte a creare una maggiore presenza sociale possibile. Speriamo di coinvolgere quanto più possibile le realtà della X Municipalità culturali, sportive, sociali e vedere come immaginano quel luogo.
Avete già fatto un’analisi dei bisogni dell’area?
Si tratta di un’area che è la metà del quartiere di Bagnoli con piazze, dodici palazzine, impianti sportivi, ma essendo stata occupata per decenni dalla Nato non viene riconosciuta dagli stessi abitanti per questo è importante immaginare un piano urbanistico che preveda una rioccupazione virtuosa basata sulle loro esigenze. Sicuramente il bisogno emergente della X Municipalità è quello di spazi pubblici di condivisione perché ne abbiamo pochi: mancano spazi e servizi basilari socio-sanitario, ludico-ricreativi e sociali a partire dai luoghi per giocare in sicurezza. Ad esempio sul territorio ci sono impianti sportivi, ma hanno un’ottica privatistica e costi elevati, mentre sarebbe opportuna la creazione di un’area sportiva gestita in modo sociale in modo che chi non può accedere ai servizi a pagamento possa usufruirne. Un esempio virtuoso è proprio quello della storica scuola di rugby, l’Amatori Napoli che si trova nello spazio della ex Nato e ospita gratuitamente oltre 80 bambini con difficoltà economiche. Un’altra esigenza è quella di uno studentato infatti nella Municipalità c’è il Polo delle Scienze e delle Tecnologie frequentato da tantissimi ragazzi che spesso vivono in case fatiscenti, senza contratto. Un’altra ipotesi è quella di destinare uno spazio alla Asl e stiamo verificando se c’è il loro interesse ad uscire dai fitti passivi. Lo scopo fondamentale del piano è quello di cercare di dare una risposta sociale alla riqualificazione urbanistica.
Stabilite le destinazioni d’uso chi gestirà materialmente gli spazi e i servizi?
Sicuramente vogliamo superare l’ottica privatistica ponendo dei paletti di utilizzo sociale attraverso lo strumento urbanistico, per questo abbiamo proposto alla Fondazione Banco di Napoli che ci siano dei vincoli, senza scontrarsi alla logica del profitto. Per questo pensiamo alla gestione da parte di cooperative no profit. Sicuramente l’affido avverrà tramite bando pubblico essendo la Fondazione un’agenzia pubblica.
Crede che sia sostenibile economicamente per delle realtà sociali mantenere e gestire strutture così grandi?
Una volta definite le linee di utilizzo cercheremo di capire con le realtà del territorio: cooperative, comitati, associazioni come intercettare linee di finanziamento europee e convogliare investimenti pubblici coinvolgendo fondazioni ed enti. Una ipotesi a cui stiamo pensando è la gestione condivisa di un singolo spazio così che non si debbano sopportare costi troppo elevati. Pensiamo alla logica del co-working o alla gestione di uno spazio part-time. Ad esempio un impianto sportivo può essere condiviso da più associazioni così da ammortizzare i costi, proporre più attività e coinvolgere più bambini.
In che tempi pensate di definire il nuovo Piano Urbanistico?
Entro luglio vorremmo chiudere il percorso partecipativo e quindi stilare il Piano Urbanistico.
Alessandra del Giudice