Intervista a Francesco Verde, fratello della vittima di camorra Gelsomina Verde
In occasione della Giornata contro la violenza sulle donne abbiamo intervistato Francesco Verde, fratello di Gelsomina, vittima della camorra, e attore, intervenuto al corso di formazione “Sistema duale” finalizzato al reinserimento scolastico di giovani dai 14 ai 18 anni gestito da Gesco, Imprese Sociali.
Mentre Francesco Verde racconta la storia della sorella e la sua vicenda personale i ragazzi del progetto “Sistema duale” restano a bocca aperta. Ragazzo cresciuto all’ombra delle vele di Scampia, con piccoli precedenti penali, oggi Francesco è interprete di serie e film tv tra i quali Gomorra la serie, i Bastardi di Pizzofalcone, Un posto al Sole, Veleno, the Big Other – il grande altro, nonché il film Gelsomina Verde di Massimiliano Pacifico, continua a formarsi come attore e spesso incontra i ragazzi delle scuole per portare il suo esempio di cambiamento in positivo. Proprio oggi in occasione della Giornata contro al Violenza sulle donne, Verde ha registrato un video per sensibilizzare su questo tema drammatico ricordando la sorella.
Guarda l’intervista a Francesco Verde
Gelsomina Verde (Napoli, 1982 – Napoli, 21 novembre 2004) è stata una vittima della camorra. Barbaramente torturata e uccisa a soli ventidue anni nel pieno della cosiddetta prima faida di Scampia, dopo le sevizie il corpo venne dato alle fiamme all'interno della sua auto. Il suo nome ha inoltre designato il processo tenutosi contro alcuni esponenti del clan Di Lauro.
Si è ipotizzato che il cadavere della giovane donna, uccisa con tre colpi di pistola alla nuca dopo ore di torture, sia stato bruciato per nascondere le tracce dello scempio inflittole. La sua unica "colpa" era quella di essere stata legata sentimentalmente per un breve periodo a un ragazzo, Gennaro Notturno, entrato in seguito a far parte del cosiddetto clan degli scissionisti di Secondigliano; tale relazione si era peraltro conclusa diversi mesi prima del suo barbaro assassinio.
Si legge nella sentenza depositata il 3 luglio 2006: “Si badi, ed è il caso di sottolinearlo con forza che, a fronte di decine e decine di morti, attentati, danneggiamenti estorsivi e para estorsivi, lutti che hanno coinvolto persone innocenti che non avevano nulla a che fare con la faida in corso, ma che hanno avuto la sventura di trovarsi al momento sbagliato nel posto sbagliato, finanche anziani e donne trucidate impietosamente, ebbene di fronte a tale scempio, fatto di ingenerato ed assurdo terrore, non vi è stata alcuna costituzione di parte civile, ad eccezione dei genitori di Gelsomina Verde. In altre parole, pur non indulgendo in considerazioni sociologiche, o peggio, moraleggianti (omissis) non può non rilevarsi che nessun cittadino del quartiere di Secondigliano e dintorni, nel corso delle indagini, e prima ancora che esplodesse la cruenta faida di Scampia, abbia invocato, con denuncia o altro modo possibile, l'aiuto e l'intervento dell'autorità. Sembra, e si vuole rimarcarlo senza ombra di enfasi, che ad alcuno dei superstiti e parenti delle vittime, specie se ancora residenti a Secondigliano, è mai interessato chiedere ed ottenere giustizia, instaurare un minimo, anche informale, livello di collaborazione con le forze dell'ordine, tentare, in vari modi, di conoscere i possibili responsabili, ma è evidente che solo arroccandosi tutti dietro un muro di impenetrabile silenzio, hanno visto garantita la propria vita”.
Il 13 dicembre 2008 Cosimo Di Lauro è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio di Gelsomina Verde perché ritenuto mandante dell'omicidio.
Alessandra del Giudice