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Giovedì 19 Settenbre 2019




Save the Children lancia l’allarme infanzia in Campania

Risponde l’assessore Palmieri: I nidi sono insufficienti perché i fondi vanno in maggioranza al nord

copertina asili nidoLa povertà educativa è un’eredità che si acquisisce nei primi anni di vita. Alla vigilia dell’anno scolastico Save the Children lancia l’allarme prima infanzia deprivata di nidi e scuole dell’infanzia al Sud Italia. In Campania la possibilità di frequentare l’asilo prima dei 3 anni è del 3,6%, a Napoli non raggiunge l’8%.

C’è un gap tra Municipalità con più nidi e Municipalità dove sono quasi assenti, racconta Sergio Vasquez, referente per l’infanzia del Gruppo di Coop. Sociali Gesco che ha gestito in modo partecipato diversi asili comunali.

L’assessore all’istruzione del Comune di Napoli, Annamaria Palmieri spiega perché i fondi ministeriali premiano le regioni già virtuose e lasciano le briciole al sud.

“Il miglior inizio” di Save the Children

L’asilo nido è un servizio educativo e sociale che accoglie i bambini dai 3 ai 36 mesi: il suo scopo è quello, da un lato, di favorire un equilibrato sviluppo psico-fisico del piccolo in piena scoperta del mondo, dall’altro, di sostenere i genitori che lavorano e non possono occuparsi completamente della sua prima educazione. Le disparità nell’acquisizione di capacità e competenze si formano, infatti, fin dai primissimi anni di vita. Eppure, secondo il rapporto di Save the Children “Il miglior inizio. Disuguaglianze e opportunità nei primi anni di vita” in Italia solo 1 bambino su 10 può accedere a un asilo nido pubblico, è quindi ancora molto lontana dal target stabilito dall’Unione europea di garantire ad almeno il 33% dei bambini tra 0 e 3 anni l’accesso al nido o ai servizi integrativi. Nel nostro Paese, solo 1 bambino su 4 (il 24%) ha accesso al nido o a servizi integrativi per l’infanzia e, di questi, solo la metà (12,3%) frequenta un asilo pubblico. Copertura garantita dal servizio pubblico che è quasi assente in regioni come Calabria (2,6%) e Campania (3,6%), seguite da Puglia e Sicilia con il 5,9%, a fronte delle più virtuose Valle d’Aosta (28%), Provincia autonoma di Trento (26,7%), Emilia Romagna (26,6%) e Toscana (19,6%).

I servizi per la prima infanzia a Napoli

“Il dato rilevato da Save the Children per la Campania non è quello di Napoli che è invece di gran lunga migliore- spiega Annamaria Palmieri, assessore all’Istruzione e all’Infanzia del Comune di Napoli-. Se la media dei bambi che possono usufruire di servizi per la prima infanzia in Campania è inferiore al 3%, a Napoli siamo intorno all’8% e contiamo di arrivare al 10% nel 2020. Va inoltre valutato il grande balzo che abbiamo compiuto dal 2011 quando a Napoli c’erano solo 37 nidi. Oggi sono circa 70 i servizi pubblici tra nidi, micro nidi e settori Primavera. Abbiamo tre tipologie – spiega ancora l’assessore-: i nidi a gestione pubblica, i nidi pubblici a gestione indiretta con appalti con il privato sociale finanziati dai fondi PAC (Piano d'Azione per la Coesione), e una terza tipologia di nidi privati autorizzati dal Comune. Il lavoro che abbiamo fatto in questi anni è stato di aumentare i nidi a gestione diretta e oggi siamo a più di 50 internalizzati, inoltre stiamo cercando di stabilizzare i nidi a gestione indiretta finanziati con i PAC e con i fondi del Miur del 2017 per il decreto 65 della Buona Scuola. Sono in corso in queste ore le assunzioni di 70 educatori/educatrici a tempo indeterminato per i nidi del Comune di Napoli così che saranno internalizzati sei dei nidi realizzati con i fondi PAC. Contemporaneamente sono in corso le gare per assicurare il funzionamento di sei nidi in tutta la città con la gestione del privato sociale con il residuo dei fondi PAC. Pertanto sono aperte le iscrizioni al micro nido “Cucciolo” della municipalità 5, al nido “Piazzi” della municipalità III e ai nidi della II municipalità. A ciò si aggiunge che sono stati allocati i finanziamenti per costruire altri 3 asili con i Fondi della Regione a Scampia e alla Sanità. La nostra scelta in questi anni è quella di potenziare i servizi nelle periferie e nelle aree più deprivate della città”.

Annamaria Palmieri

 “Chi ha meno avrà meno, chi ha di più avrà di più”: l’allocazione ingiusta dei fondi MIUR

L’assessore Annamaria Palmieri solleva un problema sostanziale: i fondi del MIUR per l’infanzia vengono allocati secondo un criterio diverso da quello che usa Save the Children che calcola i servizi mancanti in base al numero dei bambini che ne avrebbero bisogno. C’è dunque un “effetto San Matteo”, un processo sociale per il quale le risorse vengono distribuite fra i beneficiari in proporzione a quanto già posseggono. La denominazione deriva dal versetto 25,29 del Vangelo secondo Matteo: “Perché a chiunque ha, sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha”.

“La Campania è la seconda regione in Italia, dopo la Lombardia, per numero di bambini e quella con meno nidi in percentuale. Questo farebbe pensare che i fondi dovrebbero andare in prevalenza alla Campania. Invece il finanziamento viene dato in base ai servizi già attivi, supponendo che quella Regione necessità di una cifra più alta per mantenere gli asili aperti. Pertanto la Lombardia, quest’anno ha avuto 40 milioni, mentre la Campania ne ha avuti 20, meno dell’Emilia Romagna che ne ha avuti 25 anche se ha molti meno bambini. Poiché la Regione ha protestato è passata, nel Piano Nazionale, dai 13 milioni dell’anno scorso ai 20 milioni di quest’anno con la perequazione del 10%, ma che è ancora una nicchia lontana dal coprire il gap. Basti pensare che Napoli ha avuto 2 milioni a fronte degli 8 milioni di Bologna. Con 2 milioni non possiamo creare nuovi asili e li abbiamo usati per mantenere gli asili aperti con i PAC negli anni scorsi. Quello che chiediamo al Governo è quindi di applicare l’articolo 119 della Costituzione secondo cui lo Stato ha l’obbligo di introdurre un fondo perequativo per i servizi alla persona. Se il nido venisse considerato un servizio essenziale e non a domanda lo Stato avrebbe l’obbligo di fornire quella parte di fondo perequativo che invece non c’è. Quindi è giustissima l’analisi di Save the Children, ma dovrebbe essere di pungolo per il Governo più che per i comuni”.

Le tariffe degli asili

“Infine un altro tema importante - conclude la Palmieri- è quello delle tariffe: evidentemente a Napoli, dove il Pil è molto più basso di Bologna o Milano, non posso far pagare le tariffe che si pagano al nord infatti la nostra tariffa massima di 290 euro al mese corrisponde ad una tariffa media in altre città. Questo significa che per le famiglie meno abbienti il Comune dovrà spendere maggiormente di tasca sua visto che il servizio costa a bambino 300-400 euro. Chiaramente se mettessimo questa cifra la madre preferirebbe lasciare il figlio alla baby sitter, ma questo si traduce, come afferma Save the Children in una deprivazione per il bambino. Questa è un'altra ragione per cui un comune con Pil più basso avrebbe bisogno di un maggior sostegno dallo Stato e non più basso rispetto a comuni più ricchi”.

Sul sito del Comune di Napoli troviamo l’elenco degli Asili Nido Comunali: http://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/501 che al momento sono 64, tuttavia alcuni non sono più attivi e ce ne sono altri non presenti per i quali si sta espletando il bando di gara.

Ai nidi comunali si aggiunge una quarantina di nidi privati accreditati e autorizzati dove però i genitori devono pagare integralmente salate rette: http://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/6495.

Alessandra del Giudice

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