La soprano Margherita Pucillo ci spiega quanto il volontariato sia fondamentale
Quanto la musica e i libri possano aiutare ad aprire la mente e il cuore e ad aiutare a rimarginare cicatrici è evidente in molti studi psicologici, ma realizzare progetti che contemplino questi strumenti non è affatto scontato. Farlo con purezza di spirito, con la mano sul cuore di bambini e detenuti è una missione speciale che pochi riescono a compiere, come Margherita Pucillo, soprano del Teatro di San Carlo di Napoli, e volontaria per vocazione, tra i promotori del Concerto Giacomo Maggiore, con un coro nel cuore.
Quali sono le attività portate avanti dal “Concerto Giacomo Maggiore, con un coro nel cuore”?
Il gruppo è nato nel 2004 dopo la manifestazione Giacomo Maggiore, dedicata al ricordo dell’amato direttore del coro e dell’orchestra che presenziò sul podio per tutta la metà del secolo scorso, e che ha visto, insieme a quelli nuovi, tutti gli artisti che avevano lasciato la professione per motivi di quiescenza tornare sul palco del San Carlo a cantare e a suonare insieme per un giorno. Da allora ci siamo ritrovati per diversi anni insieme mettendo in scena ogni anno un concerto che cambiava di volta in volta a seconda del maestro che dirigeva. Col passare del tempo la manifestazione si è trasformata in tanti progetti nel sociale: maestri ancora al lavoro e artisti al riposo offrono le loro competenze in modo gratuito. Inoltre poiché la maggioranza degli artisti storici non c’è più, noi organizzatori abbiamo pensato di consegnare delle borse di studio intitolate ai maestri defunti a ragazzi dei quattro conservatori della Campania. I finanziamenti provengono dai soci e dai sostenitori del progetto, tra i quali ad esempio Padre Ciro Stanzione, oggi confessore del Papa.
A chi sono dedicate le lezioni di musica e dove si tengono?
Durante l’anno molti musicisti offrono la loro professionalità gratuitamente tenendo corsi di dizione, recitazione e in tutte le discipline musicali dal canto, al solfeggio, alla chitarra, al pianoforte. Io tenevo lezioni di canto e di dizione a casa mia nei pressi del San Carlo, ma poiché il gruppo era di oltre quaranta ragazzi, da quest’anno le ho tenute all’Asilo Filangieri. Le lezioni sono state per alcuni ragazzi uno stimolo decisivo per riconoscere il proprio talento e coltivarlo. Negli ultimi tre anni abbiamo deciso di portare la musica e la lettura anche a chi aveva più bisogno e non poteva beneficiarne essendo recluso, nelle carceri di Nisida e di Airola.
Le borse di studio in che modo vengono conferite?
In base al talento speciale a persone che hanno necessità di un sostegno economico. Molti ragazzi cui abbiamo consegnato le borse oggi sono cantanti in carriera. L’ultima borsa di studio sarà consegnata ad una ragazza soprano del conservatorio di Napoli e sarà intitolata al maestro del coro, Teresa Campana. Un’altra borsa sarà intitolata al tenore Gennaro Barbato, ma non abbiamo ancora trovato un ragazzo all’altezza di riceverla. Ho consegnato delle borse di studio anche a ragazzi del carcere di Airola.
FOTO 1 Margherita
Come si svolge la vostra opera nelle carceri?
A Nisida e Airola sono andata stata ogni settimana negli ultimi tre anni, insegnando pianoforte e canto insieme ad un maestro di coro. Abbiamo creato il coro dei detenuti e a fine anno abbiamo realizzato dei concerti con i ragazzi. Ad Airola ho lasciato il pianoforte elettrico in carcere per far esercitare i ragazzi, ma purtroppo non gli era consentito utilizzarlo quando non c’eravamo. Portare dei musicisti in carcere per un concerto all’anno non basta. Nei luoghi di detenzione, la musica dovrebbe essere obbligatoria così come la lettura perché queste discipline aiutano l’essere umano a far venire fuori sé stesso. Ad Airola ho incontrato veri e propri poeti, che scrivono poesie che spezzano il cuore. Ci sono artisti che vengono deviati mentre il loro potenziale era ben altro. Io chiamo i ragazzi delle carceri “i miei calici di cristallo” perché da fuori sono bellissimi e sembrano fortissimi: rapine a mano armata, spaccio e altri delitti che non sto qui ad elencare. Ma basta un soffio di vento e si rompono. Sono le persone più fragili al mondo.
Come si può riuscire ad arrivare al cuore di ragazzi cresciuti in contesti difficili?
Io uso la musica corpo a corpo, una tecnica di musicoterapia che si applica spesso con persone affette da autismo o depressione. Si inizia insegnando la respirazione mettendo le mani sul diaframma del paziente e poi abbracciando il paziente mentre si eseguono brani musicali così che possa sentire le vibrazioni musicali e l’energia positiva della musica veicolata dal maestro. Anche trasmettere il senso della lentezza e dell’attenzione è importante. Prendersi il tempo di ascoltare e ascoltarsi come in un altro progetto cui tengo molto, di ricamo e canto con le detenute del carcere di Pozzuoli. Per due anni, una volta a settimana cantavano e ricamavamo insieme. Spero di trovare altre volontarie che vogliano essere formate per portare avanti anche questo progetto. (segue)
Alessandra del Giudice