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Martedì 27 Ottobre 2020




I bambini vittime di trauma e le loro famiglie abbandonati a sé stessi

L’Istituto Toniolo denuncia il limbo in cui versa il servizio di contrasto all’abuso e al maltrattamento all’infanzia

tonioloCon una lettera aperta l’équipe del Servizio di Contrasto dell’Abuso e Maltrattamento all’Infanzia dell’Istituto Toniolo ha reso pubblica una situazione ai più sconosciuta: i bambini vittime di trauma infantile e le loro famiglie dal 1 agosto saranno abbandonati a se stessi perché la Regione Campania non ha stabilito un nuovo modello di intervento, né una procedura di transizione dopo che nel 2017 la presa in carico delle vittime di abuso e maltrattamento è stato attribuito dallo Stato alla Sanità pubblica e non più ai singoli comuni.

Marianna Giordano, assistente sociale dell’Istituto Toniolo ci spiega perché l’esperienza ventennale del consultorio familiare deputato dal Comune di Napoli ad occuparsi di tutela e cura dei bambini vittime di trauma infantile e delle loro famiglie potrebbe andare perduto.

Ci spiega cosa è accaduto?

Dal 1997 il Comune ha affidato con evidenza pubblica il servizio di contrasto all’abuso e al maltrattamento all’infanzia all’Istituto Toniolo, ma nel 2017 questa competenza è stata inserita con legge nazionale nei LEA, livelli essenziali di assistenza, trasferendola alla Sanità. Intanto non è stata costruita una procedura di transizione né di integrazione come invece è già avvenuto in altre regioni come nel caso della Regione Lazio e del Veneto che hanno definito che il tema dell’abuso e maltrattamento debba essere gestito con centri specialistici che possano essere pubblici, misti o affidati al terzo settore. Infatti il Lazio a marzo ha stabilito una delibera con linee guida specialistiche e ha lanciato un bando con evidenza pubblica per gli enti privati specializzati. Il problema è che la Regione non ha fatto un provvedimento quadro e quindi lascia alle singole Asl la scelta di decidere in autonomia. Da 18 mesi noi non abbiamo risposte, sappiamo solo che al 31 luglio termina il nostro servizio.

Quale scenario si configura per i bambini e le loro famiglie?

Il rischio è che si perda completamente il legame indispensabile tra la tutela e la cura. Oltre alla questione di persone che restano senza lavoro (n.d.r. due assistenti sociali, un pediatra, un consulente legale e sei psicologhe tutti part time).  il problema più grave è che il lavoro con bambini maltrattati, abusati vada perso e che quelli che sono collocati in comunità rischiano di restarci tanto tempo. La Asl andrebbe a realizzare le terapie per i minori, ma mancherebbe tutto il tassello di connessione con un progetto di tutela che – dopo la valutazione – preveda oltre l’elaborazione del trauma, anche la riparazione dei legami e l’accompagnamento alla genitorialità consapevole quando possibile, per ripristinare situazioni di sicurezza e responsività. Intanto le famiglie e i bambini che abbiamo in carico quest’anno: 26 nuclei familiari con 38 bambini e 26 adulti non sanno da chi saranno seguiti. Un tema fondamentale che non va tralasciato è quello della prevenzione che può essere realizzata solo con una forte integrazione con gli assistenti sociali del territorio. Là dove ci sono persone attente si riesce ad intervenire con azioni preventive di protezione e cura già nella prima infanzia. Ad esempio seguendo i neo genitori che si trovano in situazioni di fragilità quali   dipendenze, problematiche psichiatriche, solitudine, mamme sole. Chi è più fragile fa più fatica ad occuparsi di qualcuno che dipende da sé. Per questo se si interviene precocemente proponendo modalità di attaccamento positivo riduci il rischio di maltrattamento.

Facciamo un passo indietro. Ci racconti quale è stato il lavoro del Toniolo in questi anni.

Nella nostra esperienza la stella polare di ogni intervento giuridico, sociale e clinico è il bambino. La priorità è la sua protezione con il conseguente progetto di cura e riparazione del trauma subito, provando “settanta volte sette” a recuperare la sua famiglia maltrattante e violenta, per dare ai figli il diritto alle proprie origini e, solo laddove non è possibile, accompagnare, sostenere e curare i nuovi processi di filiazione con adulti sostituivi o a promuovere processi di autonomia e inclusione. Questo il mandato, questa la mission del Servizio di contrasto all’abuso ed al maltrattamento infantile del Consultorio Toniolo che si è proposto come fucina di ingranaggi teorico - metodologici, come laboratorio e poi realtà di stretta collaborazione e condivisione di know-how, intercettando spesso un’umanità adulta dalle condotte orribili, storie spesso raccapriccianti e di indiscussa brutalità, costruendo un’eccellenza al sud ed in Italia. La perdita di questo patrimonio segnerebbe un vuoto difficilmente colmabile e con strascichi sulla capacità del territorio di prevenire e contrastare l’abuso infantile. In questi anni abbiamo aiutato circa 2000 tra bambini ed adulti vittime di traumi, cercando di contribuire al loro ritrovato benessere.

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Quale è la situazione dell’infanzia in Campania e in particolare a Napoli? Si può parlare di un peggioramento?

Io non credo ci sia una specificità campana o napoletana. In generale la fragilità degli adulti, al di là della situazione sociale, economica e culturale espone i bambini a cure non adeguate. Gli adulti fragili sono più spesso impegnati nei loro problemi che nella cura dei loro figli, questo risulta evidente nei casi di separazione quando i coniugi sono presi più dal conflitto tra loro che dall’attenzione ai figli, o nei casi in cui genitori che hanno avuto un’infanzia infelice sono messi in crisi quando diventano genitori e non tollerano le richieste di cura, o ancora quando ci sono bambini con disabilità o malattie che sono più esposti a rischio di maltrattamento perché gli adulti si sentono impotenti e caricano sul bambino la frustrazione e la rabbia.

Un altro grave problema è quello della violenza maschile che espone i figli, ad assistere a scene in cui la mamma è maltrattata, cosa che li fa sentire disperati. D’altra parte la madre che fa già fatica a sopravvivere fisicamente ed emotivamente alla situazione di violenza non sempre riesce ad occuparsi dei bisogni dei figli. Sicuramente è aumentata la quantità di bambini che necessitano un intervento perché hanno assistito a violenze molto gravi sulle mamme, ma non credo che ci sia un incremento di casi rispetto al passato, quanto un aumento di visibilità della violenza.

Il tema degli abusi sessuali invece emerge con più fatica. È un problema trasversale alle classi sociali che è legato spesso alla perversione. Benché in casi molto rari si tratta di stupro, c’è manipolazione e seduzione di un bambino o comunque di una persona in una condizione di asimmetria di potere. È un tema che spaventa chi lo riconosce, anche gli operatori essendo un’orribile violazione dell’infanzia. È un fenomeno così sommerso che non si può dire se sia più diffuso in una certa area o in un’altra ma se emerge è perché magari in quell’area ci sono più assistenti sociali e insegnanti attenti.

Crede che il servizio di attenzione e tutela dell’infanzia del Comune sia adeguato?

Finora i casi di bambini vittime di traumi e abusi sono inviati tramite il Tribunale dei minorenni al servizio sociale del Comune che individua il servizio specialistico a cui affidarli per la valutazione ed il sostegno. Per quanto attenti e preparati gli assistenti sociali sono assolutamente numericamente sottostimati rispetto alle esigenze di rilevazione, protezione, sostegno. Il servizio sociale ora è di fatto al 50% del numero necessario. Il Consiglio nazionale degli assistenti sociali parla della necessità di un assistente sociale ogni 5.000 persone. Significa che in ogni Municipalità di Napoli ce ne vorrebbero almeno 20, in media non si arriva neanche a 10. Nel 2010 c’è stato un grande concorso, ma nel frattempo una quota degli assistenti sociali è andata in pensione. Nel frattempo la Regione ha indetto un nuovo concorso anche per Napoli per 40 posti che sono comunque pochi.

Ci sono servizi simili a quello del Toniolo in Campania?

In Campania un servizio così strutturato è l’unico. In un Progetto di interventi finalizzati alla prevenzione degli abusi e del maltrattamento dei minori finanziato dalla Regione e gestito dall’ l’Università di Salerno in collaborazione con enti locali, Asl e Terzo settore e durato due anni e appena concluso abbiamo lavorato in 4 zone: Marigliano, Angri, Benevento, Santa Maria Capua Vetere. Il progetto durato due anni è stato finalizzato a mettere a punto un modello di intervento efficace che potesse essere utilizzato come buona prassi. È paradossale che in assenza di un contesto definito ora non si possa usare questo modello.

Cosa auspicate per la riorganizzazione del servizio?

Che la Asl in primis si faccia carico della gestione del servizio con la collaborazione di chi ha esperienza in questo campo. Crediamo che sia fondamentale un’equipe integrata e stabile per lavorare su abuso e maltrattamento e non funzionerebbero incarichi esterni a tempo limitato di pochi mesi perché non consentirebbero la costruzione di programmi personalizzati e la presa in carico duratura. Noi auspichiamo che si realizzi una gara ad evidenza pubblica al più presto così che qualcuno si occupi dei bambini e delle famiglie abbandonate a sé stesse. Ovviamente noi che facciamo questo lavoro da 23 anni ci candidiamo ad occuparcene in regime di trasparenza.

Alessandra del Giudice

Info: Servizio di contrasto all’abuso e al maltrattamento all’infanzia 

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