Stonewall è il nome di un bar nel Greenwich Village di New York, è un bar che negli anni a cavallo tra la fine degli anni’60 e inizio deli anni ’70 era assiduamente frequentato dalla comunità LGBTQ. Erano anni difficili, erano gli anni in cui una legge permetteva alla polizia di ritirare la licenza dei bar che servissero gruppi di persone “moralmente discutibili” o vestite con abiti dell’altro sesso.
Erano anni di abusi. Una notte di giugno, tra il 27 ed il 28, verso l’una di notte, dopo l’ennesima violenza verso esponenti della comunità Lgbtq una donna trans, Svya Riviera, lanciò una bottiglia, lanciando allo stesso tempo la resistenza che poi è evoluta nel movimento Lgbtq. “è importante ricordare Stonewall- racconta la giornalista Daniela Lourdes Falanga- e farlo attraverso vari eventi, culturali, artistici. Per ricordare l’inizio di quello che poi è diventato il movimento. Ci serve anche ad immaginare una resistenza pacifica per evitare che ci vengano negati o tolti dei diritti”. Ed è proprio in questo spirito che da venerdì 5 a sabato 20 luglio a palazzo Sant'Elia (via Maqueda, 81 Palermo) sarà allestita la mostra fotografica “Stonewall: the Temple”, 30 scatti (40x50 cm circa, in verticale) frutto del progetto di Vito Fusco (Positano, 1980), nato per caso durante la settimana precedente al Gay Pride di New York del 2016. Le immagini sono state scattate nello storico locale Stonewall Inn di Christopher Street a New York, scenario della più importante, la prima, rivoluzione della comunità Lgbt del 1969 e iconico luogo ancora oggi.
La storia dello Stonewall Inn
La notte tar il 27 ed il 28 la polizia isolò molti individui (principalmente uomini e trans) detenendoli ed in molti casi sono stati riportati eventi di violenza o umiliazione. Solo nella prima notte di scontri vennero arrestate 13 persone e vennero feriti quattro agenti di polizia, oltre a un numero imprecisato di dimostranti. Si sa comunque che almeno due dimostranti vennero picchiati selvaggiamente dalla polizia. Bottiglie e pietre vennero lanciate dai dimostranti che scandivano lo slogan "Gay Power!". La folla, stimata in 2.000 persone, battagliò contro oltre 400 poliziotti.
Lo stato di Ny arrivò fino a dispiegare la Tactical Patrol Force, una squadra anti-sommossa originariamente addestrata per contrastare i dimostranti contro la Guerra del Vietnam. Che però quando arrivarono si trovarono davanti una delle scene più iconiche di quei giorni di lotta: una fila di drag queen che le prendeva in giro cantando:
“We are the Stonewall girls
We wear our hair in curls
We wear no underwear
We show our pubic hair
We wear our dungarees
Above our nelly knees!”
“Siamo le ragazze dello Stonewall
abbiamo i capelli a boccoli
non indossiamo mutande
mostriamo il pelo pubico
e portiamo i nostri jeans
sopra i nostri ginocchi da checche!”
La mostra
La mostra è organizzata da Arcigay Antinoo Napoli con il supporto del Consolato Generale degli Stati Uniti a Napoli, in collaborazione con Arcigay Palermo e Fondazione Sant’Elia e con il patrocinio del Comune di Palermo. L'opening è venerdì 5 luglio alle 19 alla presenza di Shawn Baxter, Capo Sezione Stampa e Cultura, Sezione Affari Pubblici del Consolato Generale degli Stati Uniti a Napoli, Adham Darawsha, assessore alle Culture del Comune di Palermo, Antonello Sannino, consigliere nazionale di Arcigay Napoli e Daniela Tomasino di Arcigay Palermo.
“In Campania è stato fatto molto per la nostra causa – continua Daniela Lourdes Falanga- l’amministrazione della città di Napoli si è rivelata molto disponibile ma purtroppo questo non è vero per tutte le città della regione Campania. Ma anche in Italia, basti pensare che non esistono case di accoglienza per le persone omosessuali, Bi o Trans. O ancora case per gli anziani e le anziane che purtroppo rappresentano la categoria più fragile nel movimento Lgbtq. Io ho infatti chiesto che si organizzi un collettivo all’interno di Arcigay per difende i diritti degli anziani, sia per chi ha vissuto una vota lavorativa sommersa (si pensi a prostituzione per esempio) perché il mondo del lavoro gli è stato precluso e che quindi si trova in situazioni di estrema povertà o per chi è stato isolato, dalla famiglia alle conoscenze. Dobbiamo pensare che gli anziani sono nati un quello che adesso ci sembra un’altra epoca ma che non è poi così lontano. Ancora fino agli anni ’90 le persone omosessuali o Tran erano considerati ‘malati’”
“Stonewall: the Temple” è a cura di Gloria Vitale, un allestimento di trenta immagini di dimensioni 40x50 cm circa tutte in cornici verticali tratte dal libro “Stonewall the Temple”, edito con il patrocinato di Amnesty International e FIOF in lingua italiana e inglese (stampato in 500 copie di cui 100 in edizione limitata, “Stonewall: the Temple” è a questo link http://www.vitofusco.com/web/book-stonewall/).