Non ci ha mai nemmeno pensato ad aggiustarla la sua vecchia macchina da scrivere. Quel difetto lo ha sempre avuto, per cui Maria si è abituata ben presto ad aggiungere a mano la lettera “e” nelle poesie che scrive. Lo fa diligentemente, riproducendone con esattezza il font e la dimensione, ma lo fa in penna blu. Quel colore, il blu accostato al nero, è un guizzo di protesta, un modo per rivendicare la proprietà di tutto ciò che è compreso su un piccolo foglio bianco, su centinaia di piccoli fogli bianchi, su tutte le lettere che compongono le parole e quindi le frasi scritte, tutte unite da un tratto veloce di Bic blu accostato alle altre lettere battute a stampo.
Maria è una poetessa. Che viva per strada è cosa certa, sebbene non disdegni i ricoveri di fortuna in cui ogni tanto sparisce. Si sa ben poco di lei, eppure tutti la conoscono: dai tempi del Centro Storico, in cui comparve per la prima volta negli anni Novanta, vendendo i suoi versi per “una monetina” fra i tavolini dei caffè e delle birrerie di Piazza Bellini, sfilando fra i fuorisede, gli studenti del conservatorio con le ingombranti custodie a seguito e le giovani famiglie di alternativi, tutti mai stanchi di respirare quell'aria di eterna giovinezza. A piazza Bellini in tempo sembra essersi fermato in un'eterno presente fatto di esami procrastinati, libri presi in prestito, fotocopie di appunti di qualche secchione del biennio precedente, che promettono diciotto stentati senza mai mantenere la parola. Maria si muoveva su quello sfondo immutato, nella sua eterna mezza età, con il suo cappello di lana a coste e i guantini senza dita. Tre poesie per cinquanta centesimi che quasi nessuno le negava ma a cui quasi nessuno dava una scorsa. Nei versi troppo tristi, figure retoriche e rime abusate: la luna, il pianto di un vecchio, un bambino che regge fra le mani un fiore. E tutte quelle lettere “e” scritte a mano, numerose e invadentemente importanti, come solo le vocali sanno essere.
Di recente Maria si è spostata a piazza dei Martiri. Spaccia i suoi versi all'uscita della Feltrinelli, sperando che l'interesse letterario dell'utenza le garantisca forti vendite in “formato famiglia”. Il Centro Storico ha cambiato la sua faccia rassicurante, calpestata dai sandali da trekking dei turisti scesi dalle navi da crociera, insozzata dai tovagliolini bisunti dell'ennesimo fast food che garantisce “the traditional” pizza fritta a tre euro. I turisti non leggono poesie. Eppure Maria è una figura storica, di quelle la cui presenza pedante, all'angolo della strada, che ti incalza affinché tu compra l'ennesima poesia, rassicura e conforta. Anche quando si arrabbia perché crede che hai intenzione di scattarle qualche fotografia, con quell'affare che tieni in mano e a cui tieni sempre gli occhi attaccati. Non sopporta di essere sbeffeggiata, ridicolizzata, non sopporta di essere l'ennesima poveraccia sbattuta fra i post di un social. E allora capita che con gli occhi di un drago, dimentichi il suo animo da artista, e ti assesti un sonoro “vaffanculo” e magari anche uno spintone. Ti coglie di sorpresa questo suo orgoglio offeso da eroina d'altri tempi. “Cerchiamo di proteggerla, anche da se stessa – racconta M., la guardia giurata che lavora all'ingresso della libreria – a volte prende queste fissazioni con i turisti che fotografano praticamente qualsiasi cosa. Alcuni non vogliono lasciar perdere, dicono di voler chiamare la polizia. Noi cerchiamo sempre di dissuaderli perché sappiamo che in fin dei conti è innocua”. “Guai a volerle dare soldi senza prendere le sue poesie. Si offende a morte – prosegue C., la proprietaria di uno dei negozi nei pressi della piazza – Noi cerchiamo però di aiutarla come possiamo. Le portiamo da mangiare, le diamo abiti, in inverno ci assicuriamo che abbia sempre calze, sciarpe e un giaccone pesante. È una vera e propria istituzione, come i leoni di piazza dei Martiri”. Di parere contrario è invece A., un altro esercente della zona “Per carità, mi fa pena, ma credo che la sua presenza non giovi al decoro della zona. Fra l'altro infastidisce i clienti. L'ennesima conferma che a Napoli ognuno fa come gli pare: queste persone dovrebbero avere assistenza, ma in centri specifici dedicati a loro e non in mezzo alla strada”.
Da qualche giorno non la si vede più. Forse per il caldo intenso o, semplicemente, si tratta di uno dei suoi periodi di pausa dalla vita su strada. Forse ha deciso di cambiare zona, almeno per un po'. Ma sebbene qualcuno faccia finta di tirare un sospiro di sollievo e dica di esser felice di non esser tartassato dall'ennesima novità letteraria di Maria, la maggior parte delle persone della zona è preoccupata per lei e ne sente la mancanza.
Chiudendo la porta a vetri del proprio esercizio commerciale, ormai a tarda sera, c'è chi confida con un sorriso triste “Eh sì, adesso ci vorrebbe proprio Maria. Chissà se domani sentirò ancora quella famosa frase: Signora, una monetina per la poesia?”.