Tumori, quanto vale il supporto psicologico

Un servizio pubblico e gratuito a Napoli

ballerinaSpesso sottovalutato quando non addirittura ignorato, il supporto psicologico per chi ha un tumore è fondamentale: può migliorare la sua risposta al trattamento medico, dargli la possibilità di confrontarsi con gli altri e “normalizzare” la sua condizione.

Ce lo dice la letteratura scientifica, nazionale ed internazionale: il paziente oncologico che viene seguito a livello psicologico ha una “compiacenza” più elevata, ovvero un’adesione maggiore e una migliore risposta ai trattamenti, è più capace di mettere in atto strategie di difesa rispetto alla malattia, si adatta meglio alla situazione e molto probabilmente sarà minore per lui il rischio di cadere in depressione nella fase iniziale o nel delicato momento post-traumatico. La cura del tumore di una persona, insomma, passa anche dalla cura della sua anima, del suo mondo relazionale, e dalla sua qualità di vita.

Un percorso parallelo, quindi, all’intervento medico con il trattamento radio o chemioterapico, che è garantito dal servizio pubblico e perciò gratuito. Ma in pochissimi ne sono a conoscenza. Questo accade perché non tutti i medici sono così sensibili (o acuti) da capirlo e consigliarlo al paziente, che dovrà quindi, in molti casi, arrivarci da solo. Come spiega il primario del servizio di Psicologia Oncologica dell’Istituto Nazionale Tumori – Fondazione Pascale, lo psichiatra Francesco De Falco, antesignano di questo tipo di intervento a Napoli: “Il Pascale è stato tra i primi in Italia ad attivare questo servizio. Ciò avveniva circa 30 anni fa, quando non c’era ancora la consapevolezza di oggi rispetto all’importanza del supporto psicologico del paziente e della sua famiglia rispetto alla malattia”.

La Psicologia Oncologica del Pascale

Al reparto di Psicologia Oncologica del Pascale arrivano ogni anno circa 6000 persone malate di tumore che richiedono, attraverso una semplice impegnativa del medico di base e in maniera gratuita, un supporto psicologico o psichiatrico. Si tratta di una minima parte di tutti i malati che arrivano qui, a dimostrazione del fatto che non tutte le persone che si ammalano poi vogliono o possono essere seguite. In questo computo rientrano non sono solo i pazienti dell’istituto Pascale ma anche quelli che si curano in altre strutture di Napoli e provincia. “I percorsi clinici sono molto faticosi e non sempre hanno esiti felici – sottolinea De Falco – Il fatto di puntare molto sulla qualità della vita rappresenta una valore aggiunto, il benessere psicologico diventa centrale per chi affronta un cancro e ha ‘la malattia del tempo’: quello che è malato in lui è la gestione del tempo, la sua percezione del qui ed ora”.

In genere sono i pazienti in trattamento chemioterapico che, insieme ai loro familiari, si rivolgono al servizio per essere aiutati in questo delicato momento della loro vita che li cambierà per sempre. Sono più donne che uomini, con un’età media di 50 anni, e vengono presi in carico e seguiti dal team di lavoro dalla fase della diagnosi a quella del post degenza. Al Pascale, oltre alle stanze per i colloqui psicologici, c’è un ambulatorio a parte per i pazienti che devono affrontare le chemioterapie e uno ad hoc che accoglie le famiglie, che pure ricevono un adeguato supporto psicologico. Chi ha figli e non può affidarli mentre segue un trattamento, può portarli all’Istituto dove saranno ospitati e seguiti da personale qualificato nella ludoteca dell’ospedale.

L’Istituto Nazionale Tumori Pascale, che è una eccellenza a livello nazionale (qui ha sede anche la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori), è quello in cui l’assistenza psiconcologica è più strutturata, ma anche il Monaldi e il Santobono-Pausylipon offrono ai pazienti la possibilità di essere seguiti secondo lo stesso iter, mentre in altre strutture, come il Policlinico Vanvitelli, lavora un nucleo operativo ma non istituzionalizzato di psicologi formati ad accogliere i pazienti oncologici.

La presa in carico totale del paziente

L’associazione culturale Virgilio - ricerca e percorsi in psicologia da diversi anni collabora con il servizio di Psicologia Oncologica del Dipartimento “Qualità di vita” dell’INT Fondazione con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini e formare il personale sanitario rispetto a una cultura più globale della salute. “Si tratta di un fiore all’occhiello della sanità campana, che funziona da 30 anni, ma ancora pochissime persone conoscono questo servizio. Nostro compito è quello di promuovere iniziative perché si conosca e si valorizzi ciò che di buono si sta facendo”, spiega la presidente, la psicologa psicoterapeuta della Gestalt Daniela Moriniello. L’associazione si batte perché soprattutto tra i medici e gli oncologi si diffonda la visione di una presa in carico complessiva del paziente, dove, accanto alla cura del corpo, sicuramente urgente e prioritaria, ci sia quella del suo mondo interiore. Mondo interiore che viene destabilizzato completamente dopo un cancro.

Una delle fasi più delicate è quella del post-trauma perché se durante la malattia è forte l’istinto di sopravvivenza e agiscono i meccanismi di difesa, dopo, devi riadattare completamente tutta la tua vita, che fino a quel momento ha coinciso con la malattia, e ricostruirti una identità. È come se all’improvviso si scoperchiasse una pentola a pressione e tutto ciò che c’è dentro – emozioni, paure, ansie, vissuti – venisse fuori nella nuova normalità, completamente rivoluzionata dall’evento traumatico. Precisamente in questo momento, la persona ha più bisogno di aiuto; non a caso sono molti i casi di richiesta di supporto psicologico dopo la malattia presi in carico dal Pascale.

Un progetto per le donne che vogliono riappropriarsi del proprio sè

In questa direzione va l’ultimo progetto dell’associazione Virgilio “Rivivere il corpo dopo il dolore: danzare un’emozione”, rivolto alle donne che hanno vinto la loro battaglia contro il cancro e vogliono riappropriarsi del proprio corpo. Due gruppi di dieci donne “survivors”, che sono cioè sopravvissute a diverse forme di tumore, vengono coinvolte in vari laboratori attraverso la tecnica a mediazione artistica e di conduzione di gruppo secondo l’approccio della psicoterapia della Gestalt. L’intervento è parte integrante del progetto più ampio intitolato “Ri-abitare il proprio spazio”, a cui sono stati destinati i fondi devoluti in occasione dello spettacolo  di beneficenza “Le donne e l'arte di vivere” tenutosi nel 2014 al Teatro Mercadante di Napoli.

“Il cambiamento per le donne che hanno iniziato questo percorso è palpabile – dice Ida Bolognini, psicologa e operatrice del progetto – Inizialmente, la percezione è quella di essere un unicum con la malattia che si è avuta; poi, piano piano, il cambiamento avviene, si riappropriano del proprio corpo, cominciano a curarsi di più, si confrontano con le altre, si crea un meccanismo di rispecchiamento tra queste donne che hanno vissuto la stessa situazione e che si aprono a una possibilità di rinascita attraverso e oltre la malattia stessa”. Dell’approccio psiconcologico si parlerà in maniera approfondita nel corso dell’incontro organizzato dal Pascale con l’Associazione Virgilio in collaborazione con il gruppo di imprese sociali Gesco e l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, in programma al Palazzo delle Arti di Napoli i prossimi 15 e 16 marzo.

Maria Nocerino