In occasione della Giornata delle persone con disabilità 2017 l’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane ha stilato un rapporto che descrive una situazione italiana sempre più difficile per chi ha un svantaggio a causa della mancata risposta di inclusione, assistenza e sostegno.
Ha una disabilità il 7,2% della popolazione, la maggior parte della quale ha una età >65 anni e vive nelle regioni del Mezzogiorno, in un caso su tre da solo. Il 19% delle famiglie con persone disabili vivono in uno stato di grave deprivazione materiale e il 14,0% è costretto a rinunciare all’assistenza sanitaria. E’ un quadro grigio quello che tratta il tema dei diritti e dell’inclusione sociale delle persone con disabilità rappresentato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane per la Giornata delle persone con disabilità 2017 del 3 dicembre 2017. Vengono messe in luce numerose criticità, a fronte di una normativa nazionale che ha posto come principale obiettivo delle politiche sociali quello dell’inclusione sociale delle persone con disabilità, di cui la Legge n. 104 del 1992 ne costituisce il principale esempio, così come l’impegno preso dal nostro Paese con la ratifica della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità.
Chi sono le persone con disabilità in Italia. La prevalenza della popolazione con disabilità è un numero che varia a seconda della definizione che si da a questa condizione, se ci si attiene ad una definizione di tipo medico, tipica delle fonti dati di natura amministrativa, si stima che nel nostro Paese ci sono circa 4 milioni e 360 mila persone che hanno una disabilità. Si tratta del 7,2% della popolazione, la maggior parte della quale ha una età >65 anni e vive nelle regioni del Mezzogiorno. Circa 2 milioni 155 mila sono in condizioni di particolare gravità che rappresentano circa il 3,6% della popolazione, di questi 888 mila vivono nel Mezzogiorno, 806 mila nel Nord e 461 mila nelle regioni del Centro. I dati Istat evidenziano che oltre un terzo di queste persone vive solo, un quarto con un coniuge e senza figli; tra gli ultra 75enni la quota di coloro i quali vivono soli raggiunge il 42,4%. Si tratta di dati molto preoccupanti poiché palesano una diffusa condizione di vulnerabilità che coinvolge un numero elevato di persone che non possono contare sull’aiuto di un familiare.
Le difficoltà quotidiane. Particolari difficoltà si riscontrano tra le persone anziane, l’11,2% ha, infatti, gravi difficoltà in almeno un’attività quotidiana (Activities of Daily Living-ADL), tra gli ultra 75enni tale condizione interessa una persona su cinque. Solo un anziano su dieci è autonomo nella cura personale, in particolare nel fare il bagno o la doccia e quasi il 7% ha difficoltà in tre o più delle attività quotidiane, circostanza che sale al 12% tra gli anziani ultra 75enni. Anche nelle attività domestiche più pesanti gli anziani perdono più frequentemente l’autonomia, accade per il 29,8% di loro, per esempio nelle attività fisiche come fare la spesa (17,0%).
La Salute. Le persone con disabilità vivono spesso in condizioni di cattiva salute: la prevalenza maggiore di uomini con disabilità e cronicità grave si riscontra nelle regioni del Centro con il 65,8%, quella minore nel Nord-Ovest con il 62,1%. Tra le donne la quota maggiore affetta da cronicità grave si osserva nel Nord-Ovest, pari al 68,0%, mentre quella più bassa si registra nelle Isole con il 65,4%. La salute è un concetto multidimensionale che include la dimensione fisica e funzionale, quella mentale ed emotiva, nonché quella relazionale. I dati (Physical Component Summary-PCS e Mental Component SummaryMCS) riferiscono che lo stato fisico è nettamente peggiore per le persone con disabilità tra le quali raggiunge un valore pari a 30,1 vs il 52,0 registrato nel resto della popolazione. Anche l’indicatore di stato psicologico fa registrare i valori più bassi tra le persone con disabilità, il suo valore medio si attesta a 39,9 vs 49,5 fatto registrare nel resto della popolazione. Il disagio psicologico maggiore e il gap più ampio con la popolazione senza disabilità si riscontra nella classe di età 45-64 con una media di 38,7, valore che raggiunge il 48,7 nel resto della popolazione.
La povertà. Le persone con disabilità sono particolarmente esposte a condizioni di vita economicamente svantaggiate. La difficoltà economica si riscontra già a partire dal dato relativo al reddito familiare equivalente, dal quale emerge che in Italia le famiglie con almeno una persona con disabilità dichiarano un reddito medio pari a € 16.349 vs € 18.451 dichiarato dal resto delle famiglie. Altro dato significativo è rappresentato dalla percentuale di famiglie con persone disabili in situazione di grave deprivazione materiale che nel 2013 sono 820 mila e corrispondono al 19,0% delle famiglie con persone disabili, tra le altre famiglie quelle in condizioni di grave deprivazione materiale sono invece il 10,0%. Un lavoro di ricerca ha messo in luce che una famiglia con almeno un componente con disabilità per avere lo stesso livello di soddisfazione per la condizione economica di una famiglia senza persone con disabilità ha bisogno di un reddito 1,76 volte superiore perché deve sostenere maggiori costi (ad esempio assistenza, apparecchi speciali, protesi etc.).
Non è assicurato il diritto alle cure. Particolarmente grave appare il mancato godimento del diritto alle cure, in particolare l’accessibilità ai servizi sanitari previsti dai Livelli Essenziali di Assistenza. Il 14,0% delle persone con disabilità è costretto a rinunciare all’assistenza sanitaria, percentuale che scende al 3,7% se si considera il resto della popolazione. Anche il territorio di residenza è un fattore discriminante, infatti nelle regioni del Mezzogiorno le persone costrette a rinunciare salgono al 30,0% in Puglia, al 22,2% in Calabria e al 18% in Campania.
Un altro diritto in parte disatteso è quello al lavoro, nella classe di età 45-64 anni la percentuale di persone in condizione di disabilità occupata è il 18,0%, nel resto della popolazione 58,7%. Risulta occupato il 23,0% degli uomini con disabilità, nel resto della popolazione maschile tale percentuale si attesta al 71,2%; tra le donne con disabilità lavora solo il 14,0% vs il 46,7% delle altre donne.
Il diritto all’istruzione. Il livello di istruzione per questo gruppo di popolazione è mediamente basso, infatti tra i più anziani la percentuale di persone che hanno al più la licenza media è pari al 75,6% tra gli uomini e raggiunge ben il 92,3% tra le donne; nella classe di età 45-64 anni le percentuali non scendono di molto tra gli uomini, 70,0%, mentre tra le donne si assiste a una diminuzione significativa che le avvicina a quella degli uomini, il 71,1%. Questi numeri testimoniano il forte divario che c’è tra le persone con disabilità e il resto della popolazione, dove la quota di persone con titolo di studio basso nella classe di età 45-64 anni è pari al 49,7% tra gli uomini e 50,4% tra le donne.
Le risorse statali a disposizione. Analizzando le risorse che il nostro Paese impegna, nell’ambito del Sistema di protezione sociale, per la funzione di spesa destinata alla disabilità (pensioni di invalidità, contributi per favorire l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità, servizi finalizzati all’assistenza e all’integrazione sociale e strutture residenziali), si può osservare che, nel 2015, sono stati spesi 27,7 miliardi di euro, il 5,8% del totale della spesa per la protezione sociale, pari all’1,7% del Prodotto Interno Lordo (PIL). L’impegno economico per questa funzione in Europa è fissato a circa il 7,3% della spesa per la protezione sociale, pari a circa il 2% del PIL dei Paesi dell’Unione Europea-28 (UE).
La spesa pro capite, a parità di potere d’acquisto, nel nostro Paese è di € 461 annui, che ci colloca a metà della graduatoria dei Paesi dell’UE-28, dopo quelli del Nord-Europa. In Italia, la maggior parte dei trasferimenti economici del sistema di protezione sociale in favore delle persone con disabilità è erogato sotto forma di prestazioni pensionistiche per le quali sono stati spesi 65 miliardi. Ne beneficiano 1 milione e 883 mila persone nelle regioni del Mezzogiorno (489.065 in Campania), 1 milione 559 mila in quelle del Nord e 918 mila nelle regioni del Centro .
L’assistenza. Secondo i dati Istat, il 58,1% degli anziani con gravi difficoltà nelle attività di cura della persona, avverte la necessità di ricevere aiuto o ulteriore supporto, con una netta prevalenza tra gli uomini (64,3% rispetto a 55,6% nelle donne). Oltre la metà di essi dichiara, comunque, di avere in famiglia l’aiuto di una persona oppure usufruisce di servizi di assistenza domiciliare. Il 28,0% delle famiglie in cui abita un anziano con gravi riduzioni di autonomia si avvale dell’assistenza di una persona, supera il 40,0% per gli anziani soli che sono spesso costretti alla convivenza con la persona che li assiste. Permane la carenza di servizi e assistenza formale da parte del sistema sociale, questa scelta allocativa ricade inevitabilmente sulle famiglie che continuano a svolgere e a farsi carico della maggior parte delle attività di cura e di aiuto ai loro componenti in condizione di disabilità.
Il futuro. Riguardo alle conseguenze economiche, la Ragioneria Generale dello Stato ha effettuato delle previsioni sulla spesa per pensioni/assegni di invalidità civile in rapporto al PIL. Secondo queste proiezioni, la spesa per pensioni di invalidità si attesterà intorno allo 0,2-0,3% del PIL fino al 2060. Invece, per la spesa per indennità di accompagnamento si prospetterà una crescita costante che la farà passare dall’attuale 0,8% all’1,4% del PIL nel 2060. Sul piano sociale, il modello di welfare italiano si è appoggiato tradizionalmente sulle famiglie, le quali hanno svolto un ruolo di sussidiarietà all’intervento dello Stato, quest’ultimo sempre più limitato dai vincoli di finanza pubblica. La dinamica socio-demografica che si è andata sviluppando nel corso degli anni disegna strutture familiari con uno o due componenti e con molti anziani soli, tale processo causerà il dissolvimento strutturale della rete di assistenza di natura informale, tipica della realtà italiana.