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venerdì 7 Agosto 2020




Save the Children: in Campania è più difficile essere madre

baby 22079 960 720Diventano madri dopo i 30 anni, spesso sono costrette a rinunciare al lavoro e al tempo libero a causa degli impegni familiari e di un welfare che non riesce a sostenerle. Sono le donne rappresentate dal Rapporto Le equilibriste: la maternità tra ostacoli e visioni di futuro di Save the Children, diffuso alla vigilia della Festa della Mamma. 

I tre indicatori di cura, lavoro e servizi per l’infanzia sottolineano come la scelta di diventare madre nel nostro Paese possa pregiudicare la condizione sociale, professionale ed economica di una donna a seconda della regione nella quale viene messo al mondo un figlio. Emergono infatti, forti differenze territoriali tra Nord e Sud.

La Campania è tra le regioni messe peggio. Risulta la terz’ultima, posizionandosi al 17° posto (anche se guadagnando rispetto al 2016 ben due punti) seguita solo da Puglia (18°), Calabria (19°) e Sicilia (20°), che registra la performance peggiore a livello nazionale. Il Trentino-Alto Adige (1°), anche quest’anno si conferma la regione mother friendly per eccellenza, seguita da Valle d’Aosta (2°), Emilia-Romagna (3°), Lombardia (4°) e Piemonte (5°). 

L’Indice delle Madri di Save the Children evidenzia lo stesso divario anche nelle tre aree di indicatori prese in esame per ciascuna regione: cura, lavoro e servizi per l’infanzia.

Per quanto riguarda la cura, un insieme di indicatori che mettono in corrispondenza i tassi di fecondità delle donne con la distribuzione interna del lavoro di cura del contesto familiare diviso per entrambi i partner con una occupazione, la Campania occupa la parte bassa della classifica con il 14° posto, una posizione in più rispetto all’anno precedente. La Lombardia risulta non solo la regione più virtuosa, ma anche quella che, assieme ad Umbria (9°) e Calabria (17°) ha ottenuto un forte miglioramento dovuto soprattutto ad un abbassamento significativo dell’indice di asimmetria (distribuzione della cura e del lavoro familiare tra donne e uomini). La Sicilia, fanalino di coda della classifica generale stilata da Save the Children, mostra segni di miglioramento esclusivamente per quanto riguarda l’area della cura, per la quale occupa una posizione intermedia (12°).

I dati sull’impiego femminile rispecchiano a grandi linee l’indice generale di Save the Children, con la Campania solo 18a pur guadagnando due punti rispetto al 2016. Trentino-Alto Adige (1°), Valle d’Aosta (2°), Emilia-Romagna (3°) e Lombardia (4°) sono rispettivamente alle prime posizioni; questo mostra come anche nelle regioni dove l’occupazione femminile è in aumento, i territori non riescono ad essere efficaci nel colmare il divario di genere. L’area dei servizi per l’infanzia, cioè quell’area che monitora la competitività delle regioni in base agli asili nido e ai servizi integrativi ed innovativi per la prima infanzia offerti, vede la Campania perdere due punti ed attestarsi al 17° posto (era al 15° posto nel 2016) mentre Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige si confermano come migliori. L’Emilia Romagna (9°) invece, rispetto al 2016 peggiora la sua condizione sui servizi, abbassando la performance di ben tre posizioni.

M. N.

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