Il Fava Gioia interrompe un progetto sul Cyberbullismo “a causa” di un testimonial trans
Una scuola di Napoli ha rifiutato di proseguire gli incontri del progetto nazionale sul Cyberbullismo promosso dal MIUR, Ministero dell’Istruzione, e dall’UNAR, Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale, che coinvolge 100 scuole in Italia.
Profeticamente Antonello Sannino, presidente di Arci Gay Napoli, ci aveva preannunciato il timore che ciò accadesse in un’ intervista su NapoliCittàSolidale del mese scorso. Il retro front dell’Istituto Comprensivo Fava Gioia di Materdei sembra segnare, oltre il ritorno indietro alle leggi fasciste, la perdita del ruolo educativo della scuola. Venerdì 10 marzo alle 14.30 al Fava Gioia si terrà un incontro con genitori e insegnati cui parteciperà anche l’assessore alla Scuola del Comune di Napoli Annamaria Palmieri.
Alcuni genitori di una classa dell’Istituto Fava Gioia di Materdei hanno chiesto ed ottenuto la sospensione del progetto contro il Cyberbullismo del Ministerro dell’Educazione realizzato in collaborazione con Arcy Gay Napoli e Arcy Gay Vesuvio Rainbow perché nella classe dei figli era intervenuto Fabio un operatore del progetto di Arcy Gay che aveva ha portato la sua testimonianza di persona transessuale nata con un sesso femminile ed un’identità maschile che a scuola era deriso dai compagni per essere “diverso”. Il progetto consta di quattro appuntamenti per scuola, ma il Fava Gioia si è fermato al primo incontro conoscitivo. “A volte basta portare un paio di occhiali o essere cicciottello per essere vittima di bullismo- spiega Antonello Sannino -. Una qualsiasi differenza può far scattare il bullismo. Perciò il primo passo di un percorso scolastico è la conoscenza di se stesso e dell’altro, l’educazione all’essere tutti uguali e tutti differenti. Ed è proprio per questo che nel primo incontro invitiamo i ragazzi a presentarsi attraverso il gioco della torta del “se” e noi operatori ci presentiamo raccontando la nostra storia. La Scuola ha detto che il progetto è stato sospeso perché alcuni genitori si sono lamentati per l’intervento di una persona trans e che questo non era attinente alla finalità del percorso. Secondo noi è assolutamente necessario e attinente portare testimonianze di persone vittime di bullismo e le azioni offensive e discriminati nei confronti di una persona trans sono forme di bullismo”.
La professoressa Longobardi, tutor del progetto alla Fava Gioia, si è dimostrata molto amareggiata per la sua sospensione. “L’insegnante illuminata - spiega il presidente di Arcy Gay Napoli - mi ha riferito che uno dei ragazzi “bulli” della classe dopo il nostro interevento le ha detto “Mi ha fatto tenerezza la storia di Fabio”. Inoltre tanti ragazzi e anche alcuni genitori si sono dispiaciuti per l’interruzione. Per questo abbiamo chiesto più volte alla preside un incontro di scambio e conoscenza con genitori e insegnanti per riprendere il progetto. Finalmente l’ appuntamento è stato fissato per venerdì 10 marzo ed interverrà anche l’assessore Palmieri. Spero che i genitori che hanno sollevato la questione esprimano in modo chiaro le loro perplessità, dal momento che le intolleranze nascono sempre dalla mancanza di conoscenza dell’altro. Sarebbe una grande occasione perduta se proprio questi genitori non partecipassero. Infatti il progetto sul Cyberbullismo sta raggiungendo ottimi risultati e solo per fare un esempio ricordo di una scuola in cui un genitore è andato a prelevare il figlio perché c’eravamo noi di Arcy Gay e la reazione della preside è stata di affermare che “il progetto è ancor più necessario dopo una tale reazione di intolleranza”. Il progetto sul Cyberbullismo è finalizzato non solo alla lotta contro il bullismo e quindi ai fautori di azioni violente, ma anche al sostegno delle vittime di tali azioni. Per questo ci siamo chiesti come potrebbe reagire un ragazzo o una ragazza del Fava Gioia con un’identità omosessuale o transessuale vittima di discriminazioni e-o bullismo sapendo dell’interruzione del progetto. “Reagirebbe male se conoscesse le motivazioni addotte all’interruzione del progetto- risponde Sannino- . Sentirebbe la scuola lontana, reagirebbe chiudendosi ancora di più. Il ruolo della scuola è quello di essere complementare all’educazione della famiglia là dove la famiglia non può fornire gli strumenti adeguati al ragazzo per sviluppare una coscienza di rispetto delle differenze. La scuola deve lavorare insieme alla famiglia, ma non in sudditanza perché se perde la sua indipendenza perde anche il ruolo educativo. Per tutti questi motivi confido nella mediazione del Fava Gioia con i genitori e spero che riusciremo a riprendere il progetto al più presto”.
Alessandra del Giudice