Analisi socio ambientale, predisposizione di servizi mirati, prossimità, rete. Questi i passi cruciali di Aracne, la strategia ideata da Michele Maria Spina, dirigente dell'Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico della Questura di Napoli e prima di tutto uno stratega attento e sensibile alla complessa realtà sociale partenopea.
La settimana scorsa di notte due uomini incappucciati e armati hanno terrorizzato i giovani che frequentano piazza Bellini; prima dell'estate due giovani hanno picchiato l'ex moglie del gestore del Caffè Arabo, sempre in piazza, e questi sono solo gli ultimi di una serie di casi, tra cui alcune aggressioni omofobe che già in passato hanno interessato la zona nota per la movida del centro storico. I commercianti stanno facendo rete insieme alle associazioni e con il supporto dell'amministrazione comunale. In questa partita per la sicurezza e la serenità pubblica la polizia gioca un ruolo fondamentale nella rete sociale. Come ci racconta Michele Maria Spina, dirigente dell'Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico della Questura di Napoli, già da tempo è in atto una strategia puntuale di prevenzione della criminalità cittadina.
Il piano si chiama Aracne e l'ha ideato lo stesso Spina, giunto alla direzione dell'Ufficio Prevenzione Generale nel 2013, dopo aver diretto per 6 anni il commissariato di Scampia dove, grazie ad strategia geniale e certosina, nonché ad una certa dose di caparbietà, a furia di abbattere i cancelli alzati dalla criminalità organizzata, è riuscito a far chiudere le piazze di spaccio. "Aracne fu trasformata in ragno da Atena invidiosa della sua abilità di tessere tele- spiega il dirigente- si pensa generalmente che Aracne sia stata punita per la sua supponenza, io credo invece che sia una donna sicura di se e consapevole del suo talento che non si lascia intimorire dal potere. Come Aracne non ci arrendiamo davanti la criminalità che va affrontata in modo capillare, tessendo appunto una rete. La criminalità non può essere vinta una volta per tutte poiché infinite sono le singole partite da giocare, ma se le giochiamo bene può essere contenuta e ridotta".
I Dati Comuni del Sistema di Indagine delle Forze dell'Ordine. Eppure di vittoria in un certo senso si può parlare guardando i dati sulla criminalità comune. Infatti se nel 2013 Napoli ha visto un picco dei reati, nel 2014 c'è stata una flessione degli scippi del 18,75%, delle rapine del 25,96% e delle violenze sessuali del 12%, mentre gli arresti in flagranza sono aumentati del 17,51%. Nel primo semestre del 2015 rispetto al primo semestre del 2014 c'è stata una diminuzione del 19,16% degli scippi, del 15,5% delle rapine e del 13% delle violenze sessuali, mentre la percentuale degli arresti in flagranza è aumentata di un ulteriore 1% rispetto al 2014. "Il lavoro della Polizia è un nastro di Moebius, si lavora all'infinito, h24, senza interruzione. Per ogni turno monitorano la città 20 pattuglie in media dell’UPG più 18 dei singoli commissariati, oltre le pattuglie dei falchi e dei Reparti Prevenzione Crimine, inviati di rinforzo dalla Direzione Centrale Anticrimine. Inoltre disponiamo di circa 700 telecamere mobili brandeggiabili posizionate in aree strategiche della città che consentono anche di focalizzare le targhe delle auto e stiamo testando il sistema Mercurio con telecamere posizionate sulle autovetture di servizio. ".
L'analisi socio-ambientale e le "zone di caccia". Banale dirlo, ma per curare bisogna prevenire e ancor prima conoscere, ecco che il primo step di Aracne è stata l'analisi accurata della criminalità cittadina georeferenziata negli ultimi 10 anni. In questo modo ad esempio sono state individuate le "zone di caccia", ovvero le zone preferite dai criminali per commettere scippi e rapine."Pizza Garibaldi è il luogo dove avveniva il numero più alto di scippi e rapine- chiarisce Spina -, per motivi oggettivi, ovvero la presenza di "prede": turisti e pendolari che provengono e si dirigono verso la stazione, così come via Marina era teatro di rapine specifiche con la rottura del vetro della macchina e lo scippo di borse, gioielli e orologi agli imprenditori siciliani che sbarcavano dalle navi diretti verso Roma.
Ci sono poi motivi soggettivi per i quali alcune zone sono più appetibili, ad esempio la possibilità dei criminali di raggiungere vie di fuga e zone dove nascondersi come ad esempio Forcella o le case nuove di Vicaria Mercato. Ecco che in seguito all'analisi zona per zona abbiamo posizionato le pattuglie nelle aree di caccia rendendo i criminali meno efficaci e più vulnerabili, così riducendo il numero dei reati ed aumentando gli arresti".
La parcellizzazione del problema criminalità cittadina. Aracne è una strategia che prevede una divisione dei problemi per tipologia poiché, sostiene Spina: "i problemi affrontati in massa schiacciano, singolarmente si possono risolvere". Ecco che la "Movida" è uno dei temi, accanto ad esempio a "Turismo", "Banda del Buco", "Violenza di genere", e per ogni tema è stata sviluppata una strategia di contenimento specifica.
La Movida. "La Movida è ciò che rende Napoli una città speciale, simbolo della vitalità e della gioia dei partenopei, nonostante ciò è un settore che può determinare rischi per i cittadini poiché le zone delle uscite serali possono costituire zone di caccia o rappresentare luoghi in cui possono esplodere risse e liti. Le aree della movida notturna più a rischio sono: piazza Bellini, San Domenico Maggiore e vicoli adiacenti, Largo San Giovanni Maggiore Pignatelli, zona dei baretti di via Chiaia e alcune piazze del Vomero. Piazza Bellini ad esempio è un luogo particolarmente eterogeneo che vede la presenza di persone molto diverse tra loro, cosa che la rende così attraente e al contempo può rappresentare una realtà esplosiva.
A piazza Bellini, così come nelle altre zone a rischio, abbiamo predisposto un piano coordinato di controllo con le altre forze dell'ordine", chiarisce Spina. Eppure non sono solo criminali abituali a turbare la serenità notturna dei cittadini, ci sono anche casi particolari come quello di giovani della Napoli considerata "bene" che come divertimento avevano acquisito l'abitudine di gettare le bottiglie usate dal belvedere di San Martino sulla strada e le abitazioni sottostanti della Pedamentina. "Gli abitanti- racconta Spina- sono venuti a chiedere disperati il nostro intervento e in seguito al posizionamento di pattuglie abbiamo contenuto quasi del tutto il fenomeno".
Prossimità: Fondamentale è il rapporto tra polizia e cittadini ecco che il capo della Polizia Manganelli coniò il termine "prossimità"per definire la vicinanza e la comunicazione con i cittadini, adottato concretamente da Spina che spiega: "Gli input dei cittadini sono fondamentali perché la polizia possa predisporre le misure di contrasto al fenomeno adeguate. Ho contatti costanti e diretti con i commercianti e le associazioni del territorio e sono a disposizione ogni giorno per ascoltare eventuali problemi e modulare e rimodulare le strategie di intervento".
Non esiste un criminale tipo. Il dottor Spina demolisce subito alcuni falsi miti quando gli chiediamo chi commette reati comuni. "Non esiste il criminale tipo né per età, né tantomeno per nazionalità- spiega-; l'incidenza della devianza è trasversale per nazionalità ed è assolutamente falso, come credono alcuni, che i migranti commettano più reati degli italiani. Scippi e rapine ad esempio sono commessi quasi esclusivamente da napoletani e tra l'altro, Napoli non è ai primi posti in Italia per reati predatori e a differenza di altre realtà cittadine i reati comuni sono finalizzati alla monetizzazione più che al vandalismo o alla violenza. In alcune piazze del centro storico si sta espandendo recentemente la vendita di stupefacenti cosiddetti leggeri, in particolare marjuana, da parte di alcuni centro e sud africani e stiamo indagando per comprendere se e in che modo il fenomeno è connesso alla criminalità organizzata napoletana".
Le cause della criminalità. Sebbene non voglia entrare in merito a questioni sociologiche, Spina avanza l'ipotesi che la criminalità comune a Napoli sia generata quasi esclusivamente dall'imprinting familiare piuttosto che dalla crisi economica, "il criminale è spesso cresciuto in famiglie dove c'è un padre in carcere, uno zio scippatore ed essendo abituato a quel mondo non riconosce il disvalore delle proprie azioni. Ad esempio le famiglie di spacciatori considerano la vendita di droga un affare economico non un reato al pari di altri. Una volta scoperto uno spacciatore mi ha risposto: "Ma c'aggia fa e rapine? ".La violenza di genere e la strategia di Aracne. Tra le tipologie di reato affrontate con una strategia specifiche da Aracne c'è la violenza di genere. "I casi di femminicidio sono i più semplici da risolvere- dice il funzionario- poiché nella maggior parte dei casi gli assassini appartengono alla cerchia familiare. Il tema fondamentale è la prevenzione, riuscire ad arrivare prima che le donne siano uccise. In questo senso abbiamo addestrato le persone dell'ufficio denunce per accogliere le donne in modo adeguato e permettendo loro di raccontare l'accaduto in modo più sereno possibile. Tuttavia spesso le donne, benché vittime di violenza, evitano di sporgere querela per amore, perché ci sono dei figli, perché credono di poter cambiare la situazione o perché dipendono economicamente dal compagno o sono schiacciate psicologicamente. Bisogna pensare inoltre che, contrariamente ad altri tipi di reati, la violenza di genere è trasversale, non conta la classe sociale o l'istruzione, ci sono uomini violenti anche tra i professionisti.
Ecco che ancora prima della denuncia è fondamentale il lavoro dei poliziotti delle volanti che arrivano sul luogo della violenza. Per agire in modo preciso abbiamo adottato il modulo Eva (evento violenza agita) elaborato dalla professoressa Anna Costanza Baldry, psicologa e criminologa, che il poliziotto deve riempire rispondendo al alcuni quesiti che chiedono di descrivere le condizioni della scena. Là dove riscontriamo che la violenza è stata agita interveniamo subito con l'arresto o predisponiamo con il giudice l'allontanamento dell'uomo dall'abitazione familiare, questo permette alla donna di non sentirsi sola e le ridà fiducia e coraggio e fa perdere all'uomo violento la sensazione di dominio e onnipotenza. In questi casi agiamo in stretto contatto con associazioni che si occupano di violenza di genere così che la donna sia seguita in un percorso psicologico di fuoriuscita dalla spirale della violenza".
Alessandra del Giudice