Per una visione diversa dei rom
Mercoledì 22 luglio nel Campo rom di Secondigliano le bimbe e i bimbi spiegheranno alla città la storia di Cenerentola. E' il tentativo di un riscatto quello capitanato da Opera Nomadi con il progetto di teatro, pittura e fotografia che si è svolto quest'anno nel Campo Rom di Secondigliano e che si mette in mostra con una festa collettiva.
"Cenerentole del 2000...sono le Chejà Celen, ragazze che ballano, che accudiscono le baracche e i fratellini, chiedono l'elemosina, girano per "cassonetti", che si trasformano da bambine in principesse di un popolo senza terra. Splendide ballerine acclamate dal pubblico, come Cenerentola perdono le scarpe durante le loro danze perché a loro piace ballare a piedi nudi quando si scaldano sul palco...alla fine dello spettacolo, come nella favola, tornano nel loro campo "ognuna a rincorrere i suoi guai ", senza neanche la speranza di un principe nella vita che le vada a salvare", dice Vania Mancini, scrittrice tassista amica dei bimbi rom che porterà mercoledì 22 luglio nel Campo Rom di Secondigliano , quattro tra le "sue" ballerine, i loro piedini, i loro sogni di un futuro diverso.
Con Vania tutti coloro hanno animato il progetto di arte e cultura nel campo promosso dall'Opera Nomadi di Napoli e finanziato esclusivamente da Fondazione Intesa San Paolo con un budget di 17 mila euro necessari a pagare operatori e strumenti di lavoro. Da gennaio a luglio per quattro giorni a settimana direttamente in Campo si sono alternati laboratori di pittura, teatro, fotografia e doposcuola che hanno coinvolto i bimbi di Secondigliano.
Mercoledì 22 luglio, dalle 17.30 il Campo sarà animato dalla musica degli Ars Nova, dal ballo delle bimbe rom, dalla mostra di fotografie e delle macchine fotografiche fatte realizzare ai bambini con materiali riciclati da Michela Fabbrocino nell'ambito del laboratorio di fotografia. Si terrà inoltre lo spettacolo "Cenerentola Gitana" diretto da Raffaele Zenca e Antonella Manzo che hanno gestito il corso di teatro e si potranno degustare piatti tipici gitani. A raccontare il progetto Antonietta Caroscio, presidente dell' ON di Napoli, e Laura Vitale che hanno tenuto il doposcuola con i bambini.
"Ci siamo affidati ad uno sponsor privato- racconta Antonietta Caroscio- poiché negli ultimi anni abbiamo avuto numerosi problemi di gestione con i soggetti pubblici. Al di là dei pagamenti in ritardo che si possono mettere in conto, abbiamo avuto problemi con la trasparenza dei trasferimenti dalla Regione di soldi relativi a progetti di 5 anni fa che probabilmente perderemo e non abbiamo avuto alcun aiuto dal Comune di Napoli. Mentre con la Napoli Sociale, partecipata del Comune abbiamo dovuto fare causa per essere saldati. Ecco che abbiamo scelto di concentrarci su progetti più piccoli e di rivolgerci a finanziatori privati e la scelta è stata efficace. Nei laboratori abbiamo visto una grande partecipazione dei bambini e dei genitori. Come al solito abbiamo coinvolto nel lavoro dei mediatori rom: Branko Jorgevichi e Aco Tahirovic, mentre noi di Opera Nomadi, volontariamente, continuiamo ad assicurare il supporto legale gratuito. Ci siamo inoltre dovuti avvalere, oltre che degli spazi all'aperto del campo anche delle case private in inverno. Il nostro in tento iniziale infatti era quello di ristrutturare e utilizzare una struttura inutilizzata nel campo rom di Secondigliano sempre con fondi privati, ma essendo il campo comunale avevamo bisogno delle autorizzazioni che non sono mai arrivato poiché al Comune non ci hanno saputo dire di chi fosse la competenza".
Particolarmente seguito il laboratorio di disegno tenuto dal pittore Bruno Fermariello che da anni lavora sul segno archetipo nella pittura rom e che già due anni fa realizzò nel campo di Secondigliano una mostra con i dipinti realizzati da adolescenti rom. "Quest'anno ho privilegiato l'aspetto pratico e della ricaduta sociale a quello della ricerca artistica- riferisce in pittore-. Siamo partiti dal tema della Cenerentola e della ricerca del proprio riscatto. Ad ogni incontro di due ore, partecipavano bambini dai 6 ai 12 anni che ho sentito come miei nipoti. Ciò che colpisce è l'innocenza di questi bambini che dovrebbero essere aiutati a seguire i loro sogni e a trovare la loro strada con dignità e come contraltare la mancanza di fondi pubblici. Non hanno senso gesti simbolici come quello della rom che siede al posto del sindaco se poi manca una strategia inclusiva e si gira la testa dall'altra parte non dando il nome alle cose che hanno. I rom si trovano in campi lager, su terreni che trasudano veleno, ma non si può sgomberare senza trovare alternative".
Concorde la presidente di Opera Nomadi che sottolinea: "La storia si ripeterà sempre uguale se non si ragiona in modo coerente a livello politico su progetti abitativi diversi dai campi. Un esempio emblematico è quello di Cupa Perillo per il quale sono a disposizione i fondi da tantissimo tempo, ma non si riesce a trovare una soluzione concreta. Qualche piccolo passo avanti si fa proprio attraverso progetti come questo che si può incidere anche sulla percezione esterna dei rom e sui pregiudizi legati ad essi. La festa-mostra organizzata due anni fa ha stimolato l'interesse e il plauso delle persone che hanno partecipato e ci hanno ringraziato perché hanno avuto modo di conoscere la cultura rom. Ed anche per l'iniziativa conclusiva di quest'anno abbiamo registrato commenti positivi da parte di chi non conosceva il mondo rom esperienza di 2 anni fa stereotipi e pregiudizi, messaggi positivi. Dopo quest'anno, noi dieci di Opera Nomadi, vedremo come e se andare avanti, da soli non è facile".
Alessandra del Giudice