Dopo una breve pausa per ristrutturazione e restyling, riapre i battenti Che Follia, il social bazar più “pazzo” di Napoli: una scintillante vetrina nel cuore del centro storico che ospita le produzioni più belle e originali provenienti dai circuiti della cooperazione sociale, della solidarietà e del sostegno alle fragilità.
Aperto nel 2008 dal gruppo di imprese sociali Gesco a via Tribunali 308, il punto vendita inizialmente era gestito da giovani e adulti dei servizi di salute mentale della Asl Napoli 1 Centro attraverso la cooperativa sociale Era: oggi rappresenta una esperienza unica in città perché, accanto ai manufatti e agli oggetti artigianali prodotti all’interno dei laboratori di riabilitazione di Napoli, ospita accessori e articoli solidali provenienti da tutta Italia realizzati rigorosamente da persone in condizioni di svantaggio.
A Che Follia potrete trovare un po’ di tutto, dai cappelli ai gioielli, dalle borse ai libri, idee regalo che rappresentano un “doppio dono”, come spiega l’attuale referente del negozio, Antonio Procentese, lui stesso ex utente della salute mentale: “Un regalo per chi lo riceve ma anche per chi lo ha realizzato, perché chi lo acquista avrà sostenuto un percorso di inclusione sociale di un sofferente psichico, un ex detenuto, una donna che esce dalla violenza, un migrante, una persona con disabilità”.
Solo per citare alcune delle realtà sociali coinvolte ci sono Killykite, azienda emiliana che produce borse riciclando le vele da kite altrimenti destinate alla discarica; e Malefatte, impresa che realizza zaini e accessori fatti con materiali di riciclo frutto del laboratorio dei detenuti di Venezia. Oggi, all’incontro per inaugurare il nuovo corso del social bazar, i presenti hanno potuto degustare il caffè della cooperativa Lazzarelle (che sostiene i percorsi di integrazione sociale delle detenute di Pozzuoli) e i vini prodotti dalla fattoria sociale Selvanova (del gruppo Gesco).
È intervenuto all’iniziativa il presidente di Gesco Sergio D’Angelo: “Nel nostro Paese vive più di un milione di persone svantaggiate che hanno un difficile rapporto col mercato del lavoro, in particolare al Sud. Con le produzioni artigianali di Che Follia, ma anche con i vini e gli olii dell’azienda agrituristica Selvanova e la ristorazione de Il Poggio, dimostriamo alla collettività due cose: da un lato, che ci si può affrancare dai circuiti assistenziali con il giusto supporto, dall’altro, che lo stigma legato alle persone in condizioni di disagio non trova giustificazione perché con il loro lavoro si possono raggiungere risultati di qualità. E questa è la politica sociale più forte”.
“Stiamo portando avanti con i ragazzi e i giovani adulti una politica di formazione e inserimento sociale sin dall’inizio della manifestazione della loro psicopatologia – ha sottolinea la direttrice del Dipartimento di Salute Mentale della Asl Napoli 1 Centro Luisa Russo - Abbiamo bisogno di esperienze come quella di Che Follia che vanno nella direzione di un reinserimento sociale ‘protetto’, nella speranza che anche la comunità possa poi accogliere queste persone”.
Dello stesso avviso il presidente della cooperativa sociale Era Giacomo Smarrazzo: “Stiamo provando a dare una visibilità e una vetrina al centro storico di Napoli a tutto il lavoro che si fa nei laboratori di riabilitazione, non solo per restituirne i frutti ad operatori ed utenti ma anche per dare a tutto ciò uno sbocco di mercato, nell’ottica di avvicinarci all’obiettivo più generale di creare opportunità lavorative e percorsi di autonomia”.
Che Follia è aperto dalle 10 alle 20 dal lunedì al venerdì; durante il periodo natalizio, anche di domenica dalle 11 alle 20.
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