Terapia Domiciliare Covid 19 in ogni Regione. La chiedono a gran voce, da oltre un anno, i promotori del Comitato Cura Domiciliare Covid-19, nato per iniziativa dell’avvocato napoletano Erich Grimaldi, da contraltare alle lacune delle risposte istituzionali ai malati da coronavirus.
In questi mesi, grazie a questa rete, nata e cresciuta principalmente grazie ai social – Facebook e Whatsapp – che è riuscita a far comunicare centinaia di medici, ma anche pediatri, psicoterapeuti, infermieri, fisioterapisti, biologi nutrizionisti, farmacisti e altri professionisti coinvolti a vario titolo nell’emergenza coronavirus, provenienti da tutte le regioni italiane, sono state aiutate ed assistite diverse migliaia di persone.
Il concetto fondamentale da cui parte la rete è semplice: dove non arrivano le istituzioni, molto spesso assenti o comunque poco incisive nel rispondere efficacemente ai problemi delle persone, i malati possono curarsi a casa loro. Naturalmente aiutate nel modo più adeguato, grazie a professionisti che, in maniera del tutto volontaria, offrono il loro sostegno e la loro esperienza a distanza.
L’urgenza e l’importanza di un protocollo unico di cura
“Tutto è nato quando mi sono reso conto della frammentarietà degli interventi che si stavano mettendo in atto, privi di una regia nazionale, perché le regioni andavano ognuna per conto proprio, ad esempio partivano da condizioni simili e stesso numero di contagio ma con diverso numero di ospedalizzazione – racconta l’avvocato del Foro di Napoli – Ho pensato che in particolare in regioni come la Campania, dove già il sistema sanitario era al collasso, sarebbe potuto succedere l’irreparabile. Così, ho messo in comunicazione, attraverso un lavoro instancabile fatto di dirette, incontri virtuali, chat di gruppo, centinaia di medici provenienti da tutta Italia per creare un contenitore unico in cui ci si potesse confrontare sulle terapie attuate e sul sostegno più adeguato da riservare ai pazienti Covid, a partire proprio dalle loro richieste”.
Lo scopo principale, infatti, di quello che sarebbe poi diventato un vero e proprio Comitato, era quello di chiedere alle autorità competenti, in primis il Ministro della Salute Speranza, un protocollo univoco a disposizione della medicina territoriale, senza discriminazioni sulle cure tra le regioni, per agire in scienza e coscienza ai primi sintomi.
Un lavoro di squadra per aiutare i malati a casa propria
“Nasceva così il gruppo Facebook #terapiadomiciliarecovid19 in ogni regione – continua l’avvocato - dove confluivano medici di ogni territorio, alcuni dei quali proponevano ricorso al TAR Lazio, per ottenere dapprima la libertà prescrittiva e, poi, la riabilitazione dell'uso off-label dell'idrossiclorochina, come sancita dal Consiglio di Stato, con ordinanza dell'11 dicembre 2020”.
Il gruppo, con una pec del 30 aprile 2020, chiedeva invano al Ministero della Salute, alla Presidenza del Consiglio e ai governatori di tutte le regioni di stilare un protocollo univoco di cura. Da agosto 2020, in coincidenza dell’inizio della seconda ondata, questo gruppo Fb accoglie i pazienti positivi sintomatici, diventando un punto di riferimento importante per centinaia di persone.
Sì. Perché, mentre il cammino legale per ottenere un riconoscimento “ufficiale” a questo tipo di percorso si rivela ben presto tortuoso, la risposta della popolazione è forte e chiara: “Siamo intervenuti a distanza dove le Usca-Unità speciali di continuità assistenziale, che non sono mai state giustamente implementate, hanno fallito – sottolinea il fondatore della rete - In questa emergenza, sempre più malati si sono sentiti abbandonati dai loro territori, trovando in noi l’unica risposta possibile. Abbiamo aiutato persone a distanza ma, ove necessario, grazie a un costante lavoro di ricerca capillare sul territorio di medici e specialisti disponibili ad assistere i pazienti in maniera gratuita, anche in presenza. Non trovo azzardato dire che ci siamo letteralmente sostituiti alle istituzioni, perché è proprio ciò che di fatto è successo”.
Il ruolo strategico di FB per creare una community
A parlare sono i numeri. Si pensi che il gruppo Facebook #terapiadomiciliarecovid19 in ogni regione - molto ben organizzato e soprattutto coordinato con altri gruppi whatsapp, in cui si è definito uno schema terapeutico per la cura domiciliare del Covid19, condiviso da medici statunitensi come Harvey Risch e Peter A. McCullough – partito circa un anno fa con 30mila membri, oggi tocca i 370mila. Gli iscritti aumentano di giorno in giorno. Una vera e propria comunità che oggi cammina sulle sue gambe, andando molto oltre la dimensione “virtuale” con cui ha avuto origine l’iniziativa.
Nel frattempo, è nato anche il Comitato Cura Domiciliare Covid-19 per il diritto alla cura tempestiva domiciliare nell'epidemia di Covid19, cui spetta il compito di portare avanti soprattutto le iniziative legali e promuovere la collaborazione di questa rete di medici nell’interesse della popolazione.
La battaglia legale per la revisione dei modelli di cura
Il Comitato, in questi mesi, ha intrapreso varie iniziative legali, facendo pressione sulle forze politiche e interloquendo con le istituzioni, allo scopo di mettere a frutto questa esperienza e ottenere un coinvolgimento nei modelli di cura da adottare. Tra gli obiettivi anche quello di implementare il ruolo del monitoraggio a distanza e della telemedicina, che si sono dimostrati strategici finora per le terapie anticovid.
La prima importante vittoria è arrivata qualche giorno fa, quando il Senato ha votato sì (con 212 voti favorevoli) affinché il Governo si attivi per l'istituzione di un Protocollo Unico Nazionale per la gestione domiciliare dei malati Covid. È di ieri però la notizia del ricorso in appello presentato al Consiglio di Stato da parte del Ministero della Salute e di Aifa contro la decisione del Tar del Lazio con cui i giudici amministrativi hanno riconosciuto il diritto-dovere dei medici di prescrivere i farmaci che ritengono più opportuni, secondo scienza e coscienza. “Ci lascia senza parole questa notizia anche alla luce del voto sostanzialmente unanime del Senato – dichiara Grimaldi – Rimane da capire il Ministero della Salute chi rappresenti e, soprattutto, sulla base delle indicazioni di chi e di quale ente scientifico propone un ricorso di fatto contrastando la chiara manifestazione di volontà del Senato”. Intanto, il Comitato Cura Domiciliare Covid-19 incontrerà i vertici Agenas venerdì 23 aprile.
Maria Nocerino