Se il re del romanzo fantascientifico Isaac Asimov fosse ancora vivo certamente si sarebbe ispirato all'Era della Gig Economy per costruire una delle realtà distopiche futuriste in cui si muovevano i personaggi dei suoi racconti. Fra questi, avrebbero fatto la loro comparsa fattorini lanciati a velocità supersoniche percorrere spazi intergalattici a cavallo di bolidi, costretti all'isolamento fisico ma guidati da voci elettroniche, alla ricerca della puntualità al secondo e della recensione a cinque stelle, tutto per ottenere un punteggio che, digerito da una complicata macchina calcolatrice, si trasforma in soldi.
Su questa fantasia fantascientifica scherzo con Edoardo, ex rider, che con la telefonata di qualche giorno fa si è scaldato e ha deciso di raccontarmi di più. Sotto la mascherina che a causa della Pandemia portiamo tutti (e anche questo dettaglio sarebbe stato gradito ad Asimov) si sente forse più sicuro dell'anonimato, per cui acconsente a incontrarmi per un caffè take away, seduti su una panchina di via Luca Giordano al Vomero. Lui è un omone grosso con mani che sembrano pale meccaniche, gli occhi azzurrissimi. Sono sorpresa dal trovarmi in compagnia di un signore di mezza età, perché quando si pensa ai rider vengono in mente ragazzetti nervosi su motorini sgangherati. Rompo il ghiaccio con una versione edulcorata di questa osservazione, giocando sul fatto che la sua voce sembra quella di un ragazzino.
“L'errore più comune è proprio quello di pensare che a fare i rider siano solo i ragazzi. Invece, durante la Pandemia, a far crescere il numero di chi ha deciso di fare questo lavoro sono stati soprattutto le persone sopra i quarant'anni. In generale, il mondo del lavoro è sempre più flessibile. L'azienda in crisi ridimensiona e tu finisci in mezzo alla strada. Hai fatto per oltre vent'anni sempre lo stesso lavoro. A cinquant'anni chi ti assume più? Indipendentemente dall'età, viviamo nell'era del digitale ma abbiamo bisogni reali: quelli di pagare le bollette e fare la spesa”.
Vecchi contro giovani. Una guerra fra poveri
Una grande spaccatura all'interno della categoria dei rider è quella fra “old” e “young”: ragazzini poco più che maggiorenni che fanno questo lavoro per pagarsi qualche sfizio e poi tutti quelli mediamente ultra-trentenni,che con il lavoro di rider ci campano con mogli e figli. “I più giovani, per la maggior parte senza famiglia sulle spalle, guadagnano di più mentre le persone più grandi, con famiglia a carico, di meno. Perché? Semplice. I giovanissimi sono più spericolati, si fanno i sensi vietati, passano con il rosso, superano i limiti di velocità. Non tutti insomma, ma per la maggior parte è così. Oltre ad essere più veloci nell'utilizzo delle App. Io ci ho messo un po' a capire esattamente come funzionano. Le persone adulte con il cellulare sono più imbranate e, con mogli e figli a carico, ci pensano di più a rischiare la vita”.
Il Covid ha giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo delle aziende di delivery, capitalizzando in poco tempo due necessità convergenti: sbarcare il lunario per molte persone che, svolgevano lavori precari e a nero, sono rimaste senza occupazione a causa delle restrizioni improvvise; e il bisogno di rendere più efficiente il servizio di take away su scala globale, in quanto unica possibilità di accedere al servizio di ristorazione. Le due cose unite hanno reso centrale il ruolo delle aziende di delivery, ma hanno anche mostrato quanto il ruolo dei rider abbia avuto una posizione centrale nel far circolare l’economia e nel consentire la fruizione di servizi.
Reperibilità, Puntualità e buone recensioni. La prestazione ad ogni costo
Quando si tenta di capire quanto guadagni un rider, ci si scontra con un'unica certezza: su quanto guadagna di preciso un rider non c’è certezza. Il loro compenso come lavoratori autonomi è calcolato a cottimo: a ogni consegna corrisponde un compenso, più consegni più guadagni. “Just Eat, Uber, Glovo, Deliveroo: ogni azienda ha un sistema di assegnazione dei turni e delle consegne un po’ diversa. In oltre in base alle prestazioni, cioè velocità di consegna, facilità di reperibilità, prontezza nell’accettare l’opportunità di consegna e recensione del cliente, ti viene assegnato un “punteggio” che ti privilegia o ti penalizza rispetto agli altri. In genere un rider lavora sempre almeno con due o tre delivery differenti: questo sistema è incentivato dalle stesse aziende perché, credo, in tal modo giustificano la posizione del rider come lavoratore autonomo”.
E poi, ovviamente, ci sono le tasse da pagare. Essendo un lavoro a prestazione occasionale, il 20% viene trattenuto dall'azienda e quindi versato all'Agenzia delle Entrate. L’anno successivo verrà inviata al rider da parte dell’Azienda, la Certificazione Unica da utilizzare per la dichiarazione dei redditi. Una cosa importante da tener conto è che essendo questo lavoro inteso come prestazione occasionale non è possibile superare i 5.000 € di guadagno annui. Se si guadagna di più è possibile continuare la collaborazione ma solo in regime di partita IVA, andando ad assottigliare guadagni netti già ridotti.
Nelle tasche dei rider
Da novembre 2020, in seguito a un accordo stipulato fra Assodelivery e Ugl, è stato stabilito un tetto minimo di guadagno di 10 euro lorde all’ora che scattano all’accettazione del primo ordine. “Quindi se magari sei di turno ma durante il turno non ti arriva nessuna opportunità di consegna non guadagni niente. E capitano giornate in cui stai per strada otto ore per tornare a casa con venti euro” sottolinea Eduardo. Il sistema di turnazione e di opportunità di consegna è stabilito dall’azienda, secondo leggi poco chiare, a cui i rider devono sottostare senza diritto di replica, per lo più gestite da un algoritmo.
Ad esempio Just Eat mette a disposizione turni in “slot” ma è avvolto nel mistero il metodo secondo cui una singola slot se la aggiudica un rider rispetto ad un altro. Glovo gestisce i turni mediante un algoritmo che, sulla base di una serie di fattori come numero di consegne effettuate al giorno, tempo di consegna, e valutazioni di clienti, crea una sorta di graduatoria fra i rider disponibili. Deliveroo e Uber non hanno invece un vero e proprio sistema di turnazione, ma una fascia oraria unica per la prenotazione delle consegne con un tetto massimo di consegne che ogni rider può aggiudicarsi.
“Una cosa sono i turni, altra cosa è aggiudicarsi una consegna. Questo gennaio, l'ultimo mese in cui ho lavorato come rider, è stato particolarmente piovoso e ho avuto la sfortuna di aggiudicarmi slot solo in giorni di forte pioggia e vento. – prosegue Eduardo – Nelle prime due settimane, lavorando a tempo pieno per cinque giorni, sono riuscito a prendere, circa quindici turni o slot. In questi quindici turni, considerando che più o meno la metà sono di Glovo - che paga per la disponibilità due euro l’ora anche se non prendi consegne - ho lavorato circa 30 ore: cioè sono riuscito a prendere almeno trenta consegne. In queste due settimane ho quindi guadagnato 300 euro lorde, a cui sono da aggiungere i guadagni della singola consegna e le mance per un totale di circa 450 euro, lavorando sia nella fascia oraria del pranzo che in quella della sera. Ho però accumulato diversi ritardi a causa delle condizioni meteo e, fra l’altro, mi sono trovato una recensione pessima di un cliente che ha ricevuto un panino “immangiabile”. Risultato? Le ultime due settimane di gennaio sono riuscito ad aggiudicarmi tre slot e due turni. In quindici giorni lavorando mattino e sera, ho portato a casa, sì e no, 40 euro. Se ci penso provo ancora vergogna: mia madre e i miei fratelli ci hanno dovuto fare la spesa”.
Chiara Reale