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Domenica 24 Gennaio 2021




Restiamo Umani in nome di Anna

Le associazioni chiedono giustizia e una vita dignitosa per i rom napoletani 

rom sinti camminantiLe comunità RSC rom, sinti e camminanti sono in Italia da generazioni eppure sempre trattate come un problema scomodo da risolvere in occasione delle emergenze sociali. Nel campo rom comunale di Secondigliano muore Anna, 32 anni per incuria, per superficialità, per razzismo, per disumanità. L’associazione Chi rom e chi no lancia un appello alle istituzioni per fare giustizia e chiedere un Tavolo per lecomunità RSC.

Pubblichiamo integralmente l’appello - sottoscritto da tantissime realtà napoletane e italiane - che spiega in modo chiaro ed esaustivo la situazione presente e passata:

Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati B. Brecht 

Nel campo comunale di Napoli sulla Circumvallazione esterna di Secondigliano, dove risiedono ca. 400 persone della comunità rom, è stata istituita dalla Regione Campania la zona rossa dal 3 dicembre al 13 prorogata poi fino al 19 dicembre dopo aver riscontrato un focolaio di Covid-19. Si attende nelle prossime ore una nuova ordinanza.

Anna, una donna di 32 anni residente nel campo, muore il 9 dicembre in seguito ad un parto prematuro, per cause che devono ancora essere accertate. Tornata a casa da un ospedale di Acerra, in cui la bambina resta per il momento, accusa per giorni dolori molto forti, per giorni chiede aiuto ma non succede nulla. Decide di farsi portare al pronto soccorso dai suoi familiari, ma l’esercito e le forze dell’ordine a presidio della zona rossa le impediscono di uscire di casa, nonostante nell’ordinanza sia scritto esplicitamente “è fatto obbligo di isolamento domiciliare, con divieto di allontanamento dalle proprie abitazioni, fatte salve esigenze sanitarie o connesse all’acquisizione di generi di prima necessità”

Viene chiamata un’ambulanza che arriva dopo un’ora, nel frattempo lei è già svenuta, viene portata in un presidio sanitario e poi al Cardarelli ma non c’è niente da fare, la donna muore. Sei figli restano orfani di madre.

È importante fare anche luce sullo scenario all’interno del quale questa storia si è svolta. 

Il primo campo ufficiale comunale nella storia di Napoli

Il campo comunale in via Circumvallazione esterna a Napoli, dietro il carcere di Secondigliano è il primo campo ufficiale comunale nella storia di Napoli, costruito nel 1999 e inaugurato nel 2000 come soluzione abitativa per le comunità rom che vivevano già a Scampia da almeno un decennio, arrivate durante le guerre balcaniche ma in alcuni casi anche da prima, già dagli anni ’70. È situato su una strada a scorrimento veloce, con vista sul carcere, lontano dai centri abitati, lontano dal resto della popolazione e dalla sua vista, lontano da ogni accesso ai servizi, ai negozi, privo di collegamento con i mezzi pubblici. Le famiglie sono state sistemate all’interno di una struttura con rigidi moduli abitativi, con la totale assenza di spazi verdi e di spazi liberi a disposizione. Nel campo è operativo un presidio fisso di vigilanza sociale, la manutenzione è affidata al comune con costi altissimi per le casse comunali ma anche con l’impossibilità di essere autonomi nella risoluzione dei problemi. Inutile sottolineare la presenza di una discarica fissa in particolare dovuta alla discontinuità dei prelievi e allo sversamento di rifiuti illegali, fatto soprattutto da cittadini italiani non rom che vivono altrove.

Come l’Italia affronta la questione abitativa delle popolazioni rom

Il campo comunale dietro il carcere di Secondigliano rispecchia in pieno i criteri con cui a partire dagli anni ’80 l’Italia affronta la questione abitativa delle popolazioni rom e sinti che, con tutte le varie e diverse specificità, provenienze, archi temporali più o meno secolari si trovano in Italia.

La politica dei “campi nomadi”, con la nascita di ghetti monoetnici lontani anni luce dalla vita delle città,soprattutto nelle grandi città come Napoli, Roma, Milano e Torino, è la risposta italiana alla esigenza di decine di migliaia di persone di vivere dignitosamente nel paese in cui hanno scelto di vivere. Il campo, che nasce come risposta “emergenziale” ad una situazione confusa diventa LA soluzione abitativa definitiva. L’isolamento del campo e la difficoltà oggettiva a entrare in relazione con il mondo esterno a causa di una distanza prima di tutto fisica oltre che mentale, per non parlare del fallimento di un sistema scolastico per almeno due generazioni di bambine e bambini rom, ha provocato per i suoi abitanti sia una diffidenza e una chiusura che un atteggiamento in cui le forme di assistenzialismo con i gagiò sono le uniche relazioni possibili. A causa della sistematica esclusione dai circuiti lavorativi e sociali e in generale delle discriminazioni subite dai rom, spesso vivere in un campo diventa una scelta obbligata e in qualche caso l’unica scelta possibile.

La politica dei campi continua nella città metropolitana di Napoli nel 2017

La politica dei campi continua nella città metropolitana di Napoli. Nel 2017 un nuovo campo comunale, che corrisponde esattamente agli stessi criteri di quelli del passato, è stato costruito dietro il cimitero di Poggioreale per sistemare i duecentocinquanta rom romeni sgomberati dal grande campo abusivo di Gianturco. Nonostante i tavoli, gli esperti, le formazioni, le lotte, le manifestazioni, le denunce e anche le condanne, il nuovo campo è nato già vecchio e prefigura generazioni future di persone che saranno segnate per sempre da una infanzia trascorsa tra i moduli di un container, quando questo si sarebbe potuto evitare.

Riteniamo che la discriminazione risieda a monte nelle politiche istituzionali sociali e abitative per le comunità rom e che il destino tragico di Anna sia stato segnato dal fatto di essere rom e di vivere in un campo in cui di per sé vige uno stato di eccezione che con la pandemia si è meritato di essere sorvegliato speciale.

La situazione abitativa delle comunità rom a Napoli

Attualmente la situazione abitativa delle comunità rom a Napoli è la seguente: per quanto riguarda le strutture comunali, il campo sulla Circumvallazione di Secondigliano e il campo di Poggioreale ospitano rispettivamente ca. 400 e ca. 250 persone, il centro di accoglienza ex Scuola Deledda a Soccavo con ca. 120 persone. Per quanto riguarda gli insediamenti non autorizzati: Scampia con ca. 400 persone, Barra –Santa Maria del Pozzo con ca. 350 persone, Gianturco con ca. 250. Circa duemila persone per le quali non si riescono a pianificare politiche abitative e sociali realmente inclusivi e in linea con i principi europei e i diritti costituzionali.

Riteniamo inaccettabile che in Italia, a Napoli, nel 2020, con i molti fondi europei a disposizione, in seguito a condanne ricevute dalla stessa Unione Europea per atti discriminatori nei confronti delle comunità rom, permangano ancora condizioni socio-abitative che di fatto creano esclusione sociale e criminalizzano automaticamente interi pezzi di società che vivono ai margini dei margini delle nostre città.

Come rete nazionale di cittadini rom e italiani insieme, chiediamo alla Regione Campania e al Comune di Napoli e agli enti e istituzioni nazionali competenti di:

  • rimettere con urgenza al centro del dibattito politico in particolare della città metropolitana di Napoli la questione delle politiche abitative per le comunità rom che sperano e sognano di avere un futuro più dignitoso per i propri figli, costretti ad una vita di emarginazione e di esclusione sociale vittime di una incapacità amministrativa e di un vero e proprio razzismo istituzionale.
  • non operare nessuna forma di sgombero forzato o indotto giustificato da misure di necessità ed urgenza – come già purtroppo avvenuto in passato- senza la preventiva costruzione di alternative dignitose;
  • formulare un piano programmatico di azione politica e sociale che contempli lo sviluppo parallelo di un piano di azione sugli altri 4 assi individuati dalla Strategia nazionale: lavoro; istruzione; salute oltre che abitare;
  • affrontare la questione legale come una priorità di emancipazione per le comunità rom;
  • fare giustizia per Anna e seguire il caso della bambina affinché possa essere affidata, dando priorità come prescrive la legge alla famiglia di origine;
  • rispettare i diritti costituzionali sanciti per legge. Chiediamo, ancora una volta, l’istituzione di un tavolo che la Regione Campania non ha mai ritenuto prioritario istituire, un adeguato studio di modelli socio-abitativi che garantiscano uguaglianza e giustizia sociale per tutte e tutti perché il superamento dei campi avvenga all’interno dei piani di sviluppo cittadino,per la costruzione di un nuovo approccio culturale, politico e metodologico alle tematiche relative la popolazione romanì. Estendiamo questo appello a coloro che ritengono che tutti i cittadini appartenenti a qualsiasi comunità facciano parte di diritto della comunità umana e che lottano per i diritti all’abitare e per il ribaltamento di un sistema che esclude sempre di più le fasce più vulnerabili della popolazione, che in tempo di pandemia si trovano in uno stato di oppressione e umiliazione ancora più inaccettabile.

Restiamo umani, torniamo umani.

ADESIONI: chi rom e…chi no, Napoli; La Kumpania SRLS, Napoli; Unione delle Comunità Romanès in Italia; Associazione Thèm Romano ONLUS; Associazione Futurom; Accademia Europea di Arte Romanì; Associazione Amici di Zefferino; Associazione Romano Drom; Arrevuoto. Teatro e Pedagogia, Napoli; Associazione “Leggere per…”, Napoli; Medicina Democratica Napoli Villa Medusa – Casa del popolo, Napoli; Zero81 Laboratorio di Mutuo Soccorso, Napoli AntropicA APS, Roma; Non Una di Meno Napoli; Per la sinistra per un’altra Europa, Napoli SKABB Napoli; ANPI – Sezione Ercolano; Cooperativa Radio Siani la Radio della Legalità, Ercolano Casa del Popolo Torre del Greco; Polisportiva UISP Volley Ercolano; ASD A. Tilgher Ercolano Comitato San Martino; Refugees Welcome gruppo di Napoli; Rete Scuola e Bambini nell’emergenza Covid-19N:EA (Napoli: Europa Africa) Onlus; Associazione ScalzaBanda Onlus Napoli; Associazione Interculturale Grammelot Napoli; MAGMA Laboratorio Politico Area Nord Cobas Napoli; Libreria Il MattoncinoForum Tarsia Napoli; Stella Rossa 2006 Napoli; Scuola di Pace ODV Comunità di base del Cassano; Associazione Manes – Scuole Naturali; Circolo Legambiente La Gru; Studio Mandico Mandic&PartnersAPS ZAP; AQuaS Associazione Napoli; ArrevutamecceI Girasoli dell’est; Associazione 21 Luglio; Pozzuoli SolidaleGridas – Casa delle Culture Nuvola Rossa Napoli; Arci Scampia; L’Asilo Ex Asilo Filangieri NapoliSanta Fede Liberata Napoli; Giardino Liberato di Materdei NapoliCAP 80126 Centro Autogestito Piperno Napoli; Ex OPG Napoli; CSA Ex Canapificio CasertaComitato Città Viva; Cooperativa Dedalus Napoli; Forum Uguaglianze e Diversità; Pozzuoli Ora; Scugnizzo Liberato Napoli; Teniamoci per Mano Onlus Napoli; Recollocal Dream Team Donne in Rete Napoli; Consulta Popolare Sanità e Salute di Napoli; DAMM Napoli Lo Sgarrupato Napoli; Centro socio culturale rsc per il futuro; Comunità slowfood rom e Sinti per il futuro; Associazione Rowni- Roma women network Italy aps; Associazione Sinti italiani Prato Associazione Romni APS; MIRS ODV – BOLOGNA; Associazione Rom in progress (Isernia); Associazione Stay Human; Associazione Romano Lav; Ass. Porajmos PratoPadre Domenico Pizzuti Gesuita; Associazione Quartieri Spagnoli Napoli; Federazione del Sociale USB Napoli; Set Napoli (sud Europa dinanzi alla turistificazione); Centro Territoriale Mammut; Campagna per il diritto all’abitare MOPE; Mensa Occupata, Napoli. 

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romsinticamminantiChi rom e chi no

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