I motti popolari della pandemia sono stati “Tutti sulla stessa barca” e “Andrà tutto bene”. Il rapporto appena pubblicato “L’economia e la società del Mezzogiorno” (2020) della Svimez smaschera un’Italia indietro rispetto all’Europa perché la crisi economica e sanitaria ha aggredito un’economia e una società già debole da nord e a sud e un Meridione sul quale gli effetti del covid19 si abbattono ancora più fortemente perché “piove sul bagnato” rispetto soprattutto all’atavico divario occupazionale, culturale, sanitario e di genere.
La SVIMEZ, associazione privata, senza fini di lucro, istituita il 2 dicembre del 1946, ha per statuto lo scopo di promuovere, nello spirito di una efficiente solidarietà nazionale e con una visione unitaria, lo studio delle condizioni economiche del Mezzogiorno, al fine di proporre concreti programmi di azione. Lo sguardo dell’ente di ricerca è quindi essenziale in un momento in cui lo storico divario tra nord e sud non può più essere tralasciato e anzi bisogna sfruttare al massimo i benefici del Piano Sud 2030, del Bilancio 2012 e dell’iniziativa europea Next Generation Ue.
La prima ondata della pandemia ha avuto per epicentro il Nord. La crisi economica si è però presto estesa al Mezzogiorno dove si è tradotta in emergenza sociale incrociando un tessuto produttivo più debole, un mondo del lavoro più frammentario e una Società più fragile. La seconda ondata, a differenza della prima, ha interessato direttamente anche il Mezzogiorno. All’emergenza economica e sociale già sperimentata nella prima ondata si è perciò sommata, nell’ultimo mese, l’emergenza sanitaria generata dalla pressione sulle strutture ospedaliere e in più generale su tutto il sistema di cura.
AdG
Ecco i principali punti della Ricerca:
PIL: Nel 2020 il Pil italiano, secondo SVIMEZ, si contrarrà del 9,6%. L’arretramento più marcato nel Centro-Nord, con un calo del 9,8%, nelle regioni meridionali sarà del 9%. In Campania dovrebbe scendere del 9,3% nel 2020.
BILANCIO: Gli effetti della Legge di Bilancio 2021 si vedranno soprattutto nel 2022, in entrambe le macroaree. Sarà il Sud a trarne i maggiori benefici. Tra le regioni meridionali, le più reattive nel 2021 sono, nell’ordine, Basilicata (+2,4%), Abruzzo e Puglia (+1,7%), seguite dalla Campania (+1,6%).
POPOLAZIONE: Nel 2019, tutte le regioni italiane hanno registrato un saldo naturale negativo e in netto peggioramento rispetto all’anno precedente. i due terzi dei cittadini italiani che nel 2018 ha lasciato il Mezzogiorno per una regione del Centro-Nord, aveva almeno un titolo di studio di secondo livello: diploma superiore il 38% e laurea il 30%. Nel Mezzogiorno il pendolarismo fuori regione è decisamente più intenso che nel resto del Paese, nel 2019 è praticato da circa 240mila persone, il 10,3% del complesso dei pendolari dell’area a fronte del 6,3% nel Centro-Nord.
DISOCCUPAZIONE: La SVIMEZ stima una riduzione dell’occupazione del -4,5% nei primi tre trimestri del 2020, il triplo rispetto al CentroNord. E si attende una perdita di circa 280mila posti di lavoro al Sud. Il Covid non è stato una “livella”, non ha reso tutti un po’ più poveri ma più uguali. Gli andamenti sul mercato del lavoro mostrano l’esatto contrario: la crisi seguita alla pandemia è stata un acceleratore di quei processi di ingiustizia sociale in atto ormai da molti anni che ampliano le distanze tra cittadini e territori.
DONNE: Nella prima parte dell’anno l’emergenza sanitaria che ha cancellato in un trimestre quasi l’80% dell’occupazione femminile creata tra il 2008 ed il 2019 riportando il tasso d’occupazione delle donne a poco più di un punto sopra i livelli del 2008. La scarsa partecipazione femminile è connessa in buona parte all’incapacità delle politiche italiane di welfare e del lavoro di conciliare la vita lavorativa a quella familiare: il basso tasso di occupazione femminile è in buona parte ascrivibile allo scarso sviluppo dei servizi sociali.
GIOVANI: L’occupazione giovanile si è ridotta nei primi due trimestri del 2020 dell’8%, più del doppio del calo totale dell’occupazione. A livello territoriale l’impatto sui giovani è stato ancora più pesante nelle regioni meridionali, già caratterizzate da bassissimi livelli di partecipazione al mercato del lavoro: 12%.
REDDITO DI CITTADINANZA: Oltre 3 milioni di persone, di cui due terzi al Sud hanno percepito il RDC tra aprile 2019 e settembre 2020, cui si aggiungono altre 550 mila persone (350 mila al Sud e 200 mila al Centro-Nord) che hanno percepito il REM. Nel Mezzogiorno l’incidenza della povertà assoluta tra le famiglie è scesa dal 10,0 del 2018 all’8,6% mentre le persone che vivono in famiglie in povertà assoluta passano dall’11,4 al 10,1%. In valori assoluti si tratta di circa 116 mila nuclei familiari e 281 mila individui in meno.
SANITA’: La sanità meridionale era una “zona rossa” già prima dell’arrivo della pandemia, come dimostrano i punteggi LEA e la spesa sanitaria pro capite. Nel 2018, ultimo anno per il quale sono disponibili i risultati ed è anche il primo in cui tutte le regioni monitorate risultano adempienti, raggiungendo il punteggio minimo di 160. La distanza tra le regioni del Sud e del Centro- Nord è marcata, oscillando tra valori massimi di 222 punti del Veneto e 221 dell’Emilia -Romagna e i minimi di 170 di Campania e Sicilia e di appena 161 della Calabria.
SCUOLA: Il divario scolastico e formativo, già evidente nei servizi per l’infanzia. I posti autorizzati per asili nido rispetto alla popolazione sono il 13,5% nel Mezzogiorno ed il 32% nel resto del paese. La spesa pro capite dei Comuni per i servizi socioeducativi per bambini da 0 a 2 anni è pari a 1.468 euro nelle regioni del Centro, a 1. 255 euro nel Nord-Est per poi crollare ad appena 277 euro nel Sud. Nel Centro-Nord, nell’anno scolastico 2017-18, è stato garantito il tempo pieno al 46,1% dei bambini, con valori che raggiungono il 50,6% in Piemonte e Lombardia. Nel Mezzogiorno in media solo al 16%, in Sicilia la percentuale scende ad appena il 7,4%. Infine il Sud presenta tassi di abbandono assai più elevati: nel 2019, ultimo anno per cui sono disponibili i dati, gli early leavers meridionali erano il 18,2% a fronte del 10,6% delle regioni del Centro-Nord. La pandemia potrebbe esacerbare le iniquità formative esistenti nei sistemi scolastici. Ne è chiara testimonianza il dato relativo alla quota di ragazzi tra i 6 i 17 anni che vivono in famiglie in cui non sono disponibili dispositivi informatici. Il divario territoriale anche in questo caso è rilevante, 7,5% al Nord contro 19% nel Mezzogiorno.
IL PIANO SUD: Il Piano Sud è di per sé un’innovazione per la politica nazionale. L’obiettivo condiviso dalla SVIMEZ è ridurre la parcellizzazione delle strategie e degli interventi, e compiere un’accelerazione del processo di razionalizzazione e rafforzamento delle strutture tecniche a supporto dei processi di programmazione e attuazione delle politiche richiede interventi immediati di rafforzamento del presidio nazionale delle politiche aggiuntive per evitare gli errori del passato, soprattutto ora che il Mezzogiorno sarà chiamato a contribuire con le risorse del nuovo ciclo di programmazione 2021-2027 e con gli investimenti aggiuntivi di Next Generation EU alla ricostruzione del Paese post-pandemia.
LE POLITICHE DI COESIONE: La SVIMEZ nota che c’è stato un miglioramento dell’avanzamento finanziario dei Programmi in corso d’anno. Tra fine febbraio e fine agosto 2020, risulta una crescita degli impegni dal 60,5 al 69,2% e dei pagamenti dal 31,7 al 39,2% del totale della spesa programmata, per un valore di oltre 3 miliardi. Resta, però, una forte disomogeneità tra Programmi. In termini di pagamenti a valere sul FESR appaiono in maggiore ritardo i POR delle Marche, dell’Abruzzo, della Calabria, sul FSE invece appaiono particolarmente in ritardo i programmi di Sicilia, Campania e Abruzzo. I limiti dell’attuazione investono, oltre alle Regioni, anche molte Amministrazioni centrali. In termini di pagamenti sul totale della spesa programmata il PON Legalità è fermo ad agosto 2020 al 18,1%, mentre il PON Inclusione alla stessa data è fermo al 16,2%.
COORDINAMENTO POLITICHE ORDINARIE, COESIONE E NEXT GENERATION EU: La sfida, secondo la SVIMEZ, è quella di portare a sistema il rilancio degli investimenti pubblici e privati che si prevede di sostenere con l’iniziativa europea Next Generation Ue, con una politica ordinaria che troppo a lungo si è disimpegnata dal suo compito di perseguire l’obiettivo del riequilibrio territoriale, e con una politica di coesione europea e nazionale che nel nuovo ciclo di programmazione molto dovrà apprendere dai suoi limiti, a partire dai primi segnali positivi registrati in corso d’anno e dalle indicazioni strategiche contenute nel Piano Sud 2030. Solo da una «visione» d’insieme di questo tipo, centrata sulle due questioni dell’interdipendenza tra territori e della connotazione nazionale che ormai ha assunto la coesione territoriale nel nostro Paese, potrà seguire un’effettiva valorizzazione del contributo alla ripartenza del potenziale presente nelle regioni del Sud e negli altri territori in ritardo di sviluppo dove più forti sono i ritardi nella dotazione di infrastrutture e nell’offerta di servizi da colmare; solo così la crescita nazionale potrà andare di pari passo con l’equità sociale e territoriale.
LE POLITICHE INDUSTRIALI: L’orientamento prevalente di una politica industriale centrata sul sostegno ai processi di sostenibilità ambientale e di digitalizzazione delle imprese, benchè auspicabile, rischia di avere un modesto impatto se non accompagnato da misure finalizzate ad accompagnare modifiche strutturali del sistema industriale. Soprattutto va considerata la condizione di fragilità finanziaria delle imprese meridionali medio-grandi, maggiormente esposte a problemi di sopravvivenza, in quanto il rischio di default è 4 superiore rispetto al Centro-Nord. Con riferimento alle misure per favorire la crescita dimensionale delle imprese, si ritiene positiva per il Mezzogiorno l’introduzione del Fondo «cresci Sud». Un intervento, specifico e calibrato per le imprese dell’area, può offrire un valido supporto all’accrescimento delle dimensioni di impresa.
LE PROPOSTE: Il Rapporto si sofferma su alcune proposte per cogliere appieno l’occasione offerta dalla condizionalità «buona» europea di orientare gli investimenti agli obiettivi della coesione economica e sociale e al sostegno alla transizione verde e digitale. Temi che esaltano il contributo del Mezzogiorno alla ripartenza. Con due priorità. Va innanzitutto riavviato un percorso sostenibile di riequilibrio nell’accesso ai diritti di cittadinanza su tutto il territorio nazionale: salute, istruzione, mobilità. In secondo luogo, non può essere più rimandata la definizione di un disegno unitario di politica industriale per valorizzare la prospettiva green e la strategia Euro-mediterranea. Un contributo da Sud alla ripartenza del Paese lo può dare il Quadrilatero Zes nel Mezzogiorno continentale, Napoli-Bari-Taranto-Gioia Tauro, da estendersi alla Sicilia. E poi, agroalimentare, bioeconomia circolare, green deal, a partire dal caso dei rifiuti sono occasioni per trasformare i ritardi in un’opportunità.
Sintesi del Rapporto Svimez: http://lnx.svimez.info/svimez/wp-content/uploads/2020/11/rapporto_2020_sintesi.pdf