L’emergenza sanitaria ha messo a dura prova le fasce più fragili della popolazione tra le quali ci sono i senza dimora. Senza punti di riferimento e talvolta senza un tetto hanno vissuto il lock down in modo ancora più stressante. La Fondazione Massimo Leone attiva nel centro storico di Napoli da 26 anni non li ha lasciati soli.
La Fondazione “Massimo Leone” onlus (FML), ha lo scopo statutario di fornire una risposta concreta al problema dei senza dimora nell’ambito della Regione Campania. Si propone da sempre di seguire le persone che si trovano a vivere in uno stato di marginalità sociale a seguito di una serie di eventi stressanti che hanno provocato anche la perdita di una propria dimensione abitativa. Ciò viene oggi attuato attraverso l’erogazione dei seguenti servizi: il Centro di assistenza sanitaria ambulatoriale "Beato L. Palazzolo" in Via Grande Archivio, 20 che accoglie e cura persone senza dimora o in stato di grave povertà offrendo gratuitamente visite specialistiche; il Centro ascolto “Santa Maria La Palma” in via Ferri Vecchi, 19 che ospita laboratori occupazionali, uno spazio di consulenza psicologico, un servizio di assistenza legale e un internet point; la Casa “Gaia”, un servizio residenziale che ha l’obiettivo di favorire la ripresa di una gestione autonoma della propria dimensione domestica; Il Centro Studi e Ricerche per promuovere la conoscenza dei fenomeni relativi alle homelessness e diffondere una cultura del senza dimora che superi gli stereotipi. La Fondazione Leone si regge grazie a fondi pubblici e privati, eventi per la raccolta fondi, nonché con il 5 per mille.
“Abbiamo lavorato durante il lock down e continueremo a farlo anche adesso se ci chiuderanno – racconta Aurora Caliendo coordinatrice della Fondazione Leone da 17 anni -. Il nostro è un servizio essenziale, quindi in deroga. Abbiamo ovviamente attivato una serie di protocolli di sicurezza, una disposizione diversa degli spazi, il distanziamento. Ma continuiamo a portare avanti anche i laboratori con un numero di utenti fisso.
Anzi abbiamo implementato l’attività con incontri per 7, 8 persone sia la mattina che il pomeriggio, dal lunedì al giovedì. La mattina offriamo la prima colazione alle 8.30 a circa 20 persone, ma bisogna prenotarsi”.
Le persone che frequentano La Palma sono senza dimora e uomini e donne in grave stato di marginalità, molti dormono nel Centro di Prima Accoglienza adiacente alla Fondazione – che durante il lock down si è trasformato in centro residenziale h 24 - inoltre c’è una convenzione con il servizio di neuropsichiatria della Asl Na 1 che invia qualche utente.
Nella cripta di “Santa Maria La Palma”, un’ampia sala con tavoloni non mortifica la creatività e il bisogno di esprimersi nonostante siano attentamente seguite le misure anti covid, anche perché i gruppi sono formati da 7, 8 persone. Scrittura creativa, ceramica, bigiotteria, disegno paesaggistico con la docente di arte e un’attività sociale di animazione e implementazione del senso di cittadinanza attiva (che quando era possibile prevedeva anche passeggiate sul territorio con sezioni di fotografia). Il tema dell’attività civica quest’anno è: La bellezza ci salverà. Ed è proprio la bellezza di restare umani che ci salverà in questo momento molto difficile. Lo sanno bene gli operatori e i dipendenti della Fondazione Massimo Leone nonché gli avvocati di strada e uno straordinario gruppo di volontari che quotidianamente affiancano gli operatori nell’accompagnamento e nella realizzazione di progetti personalizzati.
“Cerchiamo di essere vicini agli utenti anche a distanza- spiega la psicologa Clara Fargnoli che collabora con la Fondazione da 10 anni – Ho attivato il counseling telefonico mirando ad azioni di contenimento e di elaborazione delle emozioni. D’altra parte gli stessi laboratori che taniamo hanno l’obiettivo di offrire spazi di riflessione sul momento delicato che stiamo vivendo”.
Le occasioni di incontro sono fondamentali per chi non ha famiglia e non ha casa. Particolarmente sentita è stata la celebrazione della notte dei senza dimora il 17 ottobre con una notte sotto le stelle durante la quale sono state stampate le foto degli utenti ed è stata realizzata una visita guidata della sede.
“L’utenza è molto cambiata in questi anni- continua Caliendo -. Prima era di persone tra i 55-65 anni con qualche “ragazzo” 45 enne. Oggi abbiamo una media di utenti di 40-50 anni con ragazzi di 20 e 30 anni, spesso stranieri fuoriusciti dalla rete Sprar o anche italiani disagiati, ex tossicodipendenti. Cerchiamo di dare loro una chance prima che cadano nelle maglie della criminalità. Proprio per questo da due anni abbiamo ideato un corso per pizzaioli professionalizzante in collaborazione con l’Associazione “Pizzaiuoli napoletani” che sta riscuotendo un grande successo. E grazie ad una catena di ristoranti spagnola che si è resa disponibile riusciamo anche a trovare lavoro a chi voglia spostarsi all’estero. Ci piace fare prevenzione per evitare che altri giovani possano diventare senza dimora e cerchiamo di trovare un’occupazione ai nostri utenti che hanno l’età per lavorare. Non ci piace che le persone restino parcheggiate. Così è anche per Casa Gaia, la struttura residenziale da 7 posti dove accogliamo persone in difficoltà - pochi giorni fa abbiamo festeggiato il ritorno di un ospite straniero che ha avuto un trapianto di cuore andato a buon fine-, cercando di inserirle in un percorso lavorativo. Ovviamente durante la pandemia è veramente difficile mettere a frutto gli usuali percorsi di inserimento virtuosi.”.
La Fondazione Leone è diventata anche un punto di riferimento per gli anziani del quartiere: se hanno bisogno di farmaci, accompagnamento, segretariato sociale gli operatori sono a disposizione soprattutto in questo momento in cui è tutto chiuso.
E sempre in tempo di pandemia presidio sanitario fondamentale è l’ambulatorio "Beato L. Palazzolo", due piccole stanze che normalmente sono gremite di persone (attualmente si può andare solo su prenotazione) dove un’equipe di odontoiatri e medici specialisti volontari (cardiologo, dermatologo, ortopedico,
otorino, psichiatra, infettivologo, chirurgo, oculista, ginecologo, nefrologo) sono a disposizione di senza dimora e persone più povere con una lista d’attesa di massimo 10 giorni. “Oltre a fornire visite e consulenze gratuite ci operiamo per fare avere ai senza casa un medico di base – conclude la coordinatrice-. Da marzo non ci siamo mai fermati nonostante reperire medici volontari sia stato difficile perché erano impegnati sull’emergenza. Inoltre a pochi giorni dalla fine del lock down, a maggio abbiamo firmato con l’Opera Pia un contratto di comodato d’uso gratuito di alcuni locali di circa 160 metri quadrati a via Purgatorio ad Arco dove realizzeremo un ambulatorio molto più grande con doppia stanza odontoiatrica. Stiamo ristrutturando e speriamo di aprire con l’anno nuovo. E’ un ottimo segno che proprio questo spazio è storicamente il primo ambulatorio di Moscati dedicato ai poveri”.
Info: http://www.fondazionemassimoleone.it/
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