Oggi è la giornata mondiale delle tartarughe. Una speciale giornata che l'American Tortoise Rescue ha inaugurato nel 2000 per promuovere la conservazione di tutte le specie di tartarughe in tutto il mondo e contribuire a difenderle dai pericoli che minacciano la loro sopravvivenza.
Quale miglior modo, allora, di celebrare questa giornata, se non inaugurando il Marine Turtle Center, una nuova struttura TartaLife a Pioppi di Pollica (Sa), dove svolgere attività d'informazione e sensibilizzazione nei confronti di pescatori, operatori del turismo, turisti e popolazione locale, accogliere animali in difficoltà da trasferire in modo adeguato nei centri di recupero, organizzare attività di monitoraggio delle spiagge e il controllo delle possibili nidificazioni. Grazie al progetto europeo TartaLife per la riduzione della mortalità delle tartarughe marine durante le attività di pesca professionale, all’interno del Museo Vivo del Mare situato nel Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, è stato allestito un apposito spazio con vasche di stabulazione dove ricoverare temporaneamente esemplari di tartaruga catturati accidentalmente o rinvenuti in difficoltà in mare, in attesa del trasferimento, nel minor tempo possibile e con le dovute attenzioni, nei Centri specializzati per le cure in vista della loro successiva liberazione.
Nel complesso, sono oltre 130 mila le tartarughe marine della specie Caretta caretta che ogni anno, nel Mediterraneo, rimangono vittima di catture accidentali da parte dei pescatori professionisti. Circa 70 mila abboccano agli ami utilizzati per la pesca al pescespada, oltre 40 mila restano intrappolate nelle reti a strascico e circa 23 mila nelle reti da posta, per un totale di 133.000 catture accidentali con oltre 40 mila casi di decesso. Considerando nel calcolo anche tutti i pescherecci comunitari e le migliaia di piccole imbarcazioni che dai Paesi africani si affacciano sul Mediterraneo, si arriva più verosimilmente a una stima di 200 mila catture e proporzionalmente a circa 70 mila decessi.
Ma non è solo la pesca a minacciare questa specie. I rifiuti in plastica infatti sono i materiali più frequentemente rinvenuti nell’organismo delle tartarughe ricoverate nei nostri centri. La plastica erosa dall’acqua e dagli agenti atmosferici si frammenta ma non sparisce mai completamente. Le tartarughe, come i pesci e gli uccelli marini, rimangono intrappolate nelle fibre più resistenti oppure ingeriscono i frammenti con conseguenze terribili, dal blocco dell’apparato gastrointestinale all’impossibilità di immergersi o di nutrirsi normalmente.
Le tartarughe marine hanno bisogno del nostro aiuto. Per questo è importante aprire e sostenere i centri di recupero diffusi sulle coste italiane e sensibilizzare tutti coloro che amano ed hanno a che fare con il mare, a partire dagli operatori balneari.
Il protocollo firmato oggi a Pollica dalla FIBA ci consentirà, infatti, di ampliare significativamente il numero degli arenili ‘amici delle tartarughe’ che verranno insigniti, dopo l’adozione delle linee guida per la gestione sostenibile delle spiagge per la nidificazione, della bandiera azzurra di Tartalove.
L’adesione al protocollo impegna, infatti, gli imprenditori a promuovere iniziative di formazione per gli addetti alla pulizia degli arenili per il riconoscimento delle tracce di tartaruga marina e le regole da adottare in caso di presenza di nidi o di piccoli; a diffondere le informazioni corrette ai turisti sui comportamenti più idonei da adottare per non danneggiare nidi e non spaventare o confondere con luci o rumori eccessivi gli esemplari in cerca di un luogo appartato; a distribuire materiale informativo sulle tartarughe marine oltre che a predisporre progetti locali, nazionali e comunitari per la tutela delle tartarughe marine.