Mai più spose bambine!
“Mai più spose bambine”. Si chiama così la campagna di Amnesty International Italia contro i matrimoni precoci e forzati. Secondo le stime del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa), 13.5 milioni di ragazze ogni anno nel mondo sono costrette a sposarsi prima dei 18 anni con uomini molto più vecchi di loro: 37 mila bambine ogni giorno alle quali, di fatto, viene negata l’infanzia.
Isolate, tagliate fuori da famiglia e amicizie e da qualsiasi altra forma di sostegno, perdono la libertà e sono sottoposte a violenze e abusi. Molte di loro rimangono incinte immediatamente o poco dopo il matrimonio, quando sono ancora delle bambine. I matrimoni precoci e forzati sono un fenomeno da contrastare e bandire.
Per difendere e proteggere le bambine dai matrimoni forzati e da altre forme di violenza, fino all’1 novembre, Amnesty International Italia – di cui quest’anno ricorre il 40° anniversario – lancia una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi tramite SMS solidale al 45594.
Amnesty International Italia intende così sensibilizzare l’opinione pubblica su questo fenomeno che si radica nella povertà, nella discriminazione e nell’arretratezza culturale; incrementare l’attenzione dei governi nei paesi in cui è presente questa pratica affinché sia bandita; favorire l’avvio di indagini imparziali, tempestive ed esaurienti su ogni denuncia di violazione dei diritti umani basata sulla discriminazione; contribuire a far sì che le bambine non subiscano decisioni riguardanti il loro corpo che siano causa di violazioni dei diritti umani e vivano la propria vita senza interferenze da parte di altri.
È del 2 luglio 2015 l’adozione da parte del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite della prima Risoluzione sulla prevenzione e l'eliminazione dei matrimoni precoci e forzati. Il testo ribadisce che i matrimoni precoci e forzati rappresentano una violazione dei diritti umani, in particolare delle donne e delle bambine. La Risoluzione si rivolge agli stati e sottolinea l’importanza del coinvolgimento dell’intera società civile per rafforzare il monitoraggio e gli interventi di prevenzione a contrasto di questo fenomeno. Ma molto resta ancora da fare.
Ovunque nel mondo milioni di donne e bambine continuano a subire violenza domestica, sono ridotte in schiavitù attraverso i matrimoni forzati, vengono comprate e vendute per alimentare il mercato della prostituzione, vengono violentate ed esibite come trofei di guerra o torturate in stato di detenzione. Queste forme di violenza sono parte di una cultura globale che nega alle donne pari opportunità e pari diritti e che tende a esercitare possesso e appropriazione del loro corpo.
Sostengono la campagna, che sarà online sul sito www.amnestysolidale.it, Antonella Elia, Giovanna Gra, Dacia Maraini, Simona Marchini, Veronica Pivetti e Marina Rei.
Contribuire alla campagna significa aiutare Amnesty International Italia a realizzare un cambiamento positivo nella vita di queste donne e bambine per cui non c’è libertà, non c’è giustizia, non ci sono diritti umani.