Mohamed Cheikh Ould M'kheitir, ingegnere di 29 anni della Mauritania, è condannato alla pena di morte per aver osato offendere il profeta Maometto in un articolo ed ha bisogno di tutti per organizzare la sua difesa legale nel processo. E' una missione per la Libertà e Contro la Pena di Morte, che sta portando avanti l' Osservatorio Internazionale per i Diritti, il Gruppo di Imprese Sociali Gesco e agenzia MEDINET.
Mohamed Cheikh Ould M'kheitir giovane ingegnere di 29 anni della Mauritania è stato arrestato il 23 dicembre 2013 per un articolo pubblicato su facebook ritenuto offensivo nei confronti del profeta Maometto poiché si dichiarava che la schiavitù fosse presente da sempre in Mauritania "prima di Maometto, durante Maometto e dopo Maometto" . Di fatti ad offendersi sono state le caste più alte di un paese in cui vige una rigida gerarchia sociale, dove resistono numerosi casi di schiavitù, legalmente abolita solo nel 1986 e considerata reato solo dopo il 2007. Oggi schiavi e caste inferiori hanno cominciato a reclamare i loro diritti: la condanna a morte di Mohamed M'Kheitir è un monito contro ogni pretesa di cambiare l'ordine sociale.
Esattamente un anno dopo, il 24 dicembre 2014, nella tarda serata, a conclusione di un processo durato poco più di un giorno, la Corte Criminale di Nouadhibou ha condannato Mohamed Cheikh Ould M'kheitir alla pena di morte per blasfemia. Un Pubblico Ministero e sette avvocati di parte civile hanno sostenuto l'accusa contro l'imputato, difeso da due soli difensori di ufficio, dopo che l'avvocato di fiducia aveva rinunciato al mandato per paura. L'imputato è svenuto alla lettura del dispositivo. La condanna è stata salutata da concerti di clacson e cortei di auto, che hanno sfilato in segno di esultanza a Nouadhibou e a Noukachott, capitale della Mauritania. Prima dell'arresto e durante il processo, Mohamed M'Kheitir ha ritrattato, ma la Corte non ha applicato il perdono previsto dalla legge in questi casi, ritenendo che il pentimento fosse insincero.
Aninettou Ely, nota militante mauritana per i diritti dell'uomo, è stata una delle pochissime persone a prendere posizione in favore del condannato e per questo è stata colpita da una fatwa di morte, e oggi è sotto la protezione di Amnesty International.
Evidentemente il processo contro Mohamed M'Kheitir è stato un processo politico: egli appartiene infatti ad una casta disprezzata, quella dei maalemine, che negli ultimi tempi ha osato alzare la testa e chiedere pari dignità.
"Gli avvocati mauritani rifiutano di assumere la mia difesa - dice Mohamed - senza corresponsione di una congrua parcella. Infatti io provengo da una classe sociale oppressa. Ringrazio l'Osservatorio Internazionale per i Diritti e il suo presidente il sig. Nicola Quatrano, per i loro sforzi e il loro impegno a favore della mia liberazione. Ringrazio tutti coloro mi sono vicini in questi momenti drammatici. Rivolgo il mio appello vibrante a tutta la famiglia umana, a tutte le persone di buona volontà, a tutte le ONG che lottano per la libertà e l'umanesimo. Ho bisogno del sostegno di tutti e anche di un sostegno economico per coprire le spese della mia difesa".
L'Osservatorio Internazionale per i Diritti (OSSIN) ha organizzato una missione di giuristi per seguire il processo di appello e insieme a Gruppo di Imprese Sociali Gesco e agenzia MEDINET ha lanciato la campagna di crowdfunding.
AdG