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Sabato 10 Dicembre 2022




Accesso alla giustizia senza barriere economiche: il ruolo del Litigation Funding

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Nel dibattito sull’equità del sistema giudiziario, uno dei temi più urgenti è l’accesso alla giustizia per chi non dispone delle risorse economiche necessarie per sostenere una causa legale. Le spese legali possono infatti essere proibitive e, troppo spesso, la possibilità di far valere i propri diritti diventa un privilegio riservato a chi ha la disponibilità economica per affrontare lunghi e costosi procedimenti giudiziari.

In questo contesto si inserisce una soluzione innovativa e ancora poco conosciuta in Italia: il Litigation Funding. Si tratta di uno strumento che può contribuire in modo concreto a democratizzare la giustizia, offrendo la possibilità di fare causa senza anticipare i costi. Ma di cosa si tratta esattamente? E quali implicazioni comporta per il nostro sistema legale?

Cos'è il Litigation Funding?

Il Litigation Funding (o terzo finanziatore del contenzioso) è un meccanismo con cui un soggetto esterno al procedimento legale – tipicamente una società specializzata – si fa carico delle spese del contenzioso in cambio di una percentuale sull’eventuale somma ottenuta in giudizio. In caso di sconfitta, è il funder a sostenere la perdita: l’attore non dovrà restituire nulla.

Questo sistema, nato nei paesi di common law come Regno Unito, Stati Uniti e Australia, si sta lentamente facendo strada anche in Europa continentale. In Italia è ancora poco diffuso, ma ha cominciato a guadagnare legittimità grazie a recenti orientamenti giurisprudenziali e a un crescente interesse da parte di professionisti e investitori.

Un cambio di paradigma per l’accesso alla giustizia

Il vero punto di forza del Litigation Funding è l’abbattimento delle barriere economiche all’ingresso nei tribunali. Permette a cittadini, consumatori e piccole imprese di fare causa senza anticipare i costi, aprendo così le porte del sistema giudiziario a chi, fino a ieri, era escluso per mancanza di risorse.

In particolare, il Litigation Funding può rivelarsi fondamentale in contesti come:

  • Contenziosi commerciali complessi, dove gli importi in gioco sono elevati ma anche i costi processuali lo sono;

  • Class action e cause collettive, dove gruppi di cittadini si uniscono contro grandi aziende, come nei casi di pratiche scorrette, inquinamento o violazioni della privacy;

  • Cause civili per danni da malpractice o responsabilità contrattuali, in cui la parte lesa non ha la possibilità di affrontare una lunga battaglia legale.

Grazie a questo meccanismo, il diritto alla giustizia torna a essere, almeno in parte, un diritto concreto e non solo teorico.

Il contesto normativo italiano

In Italia, non esiste ancora una normativa organica che disciplini il Litigation Funding. Tuttavia, la pratica non è vietata, e anzi alcune decisioni della Corte di Cassazione hanno confermato la legittimità di tali contratti, equiparandoli sotto certi aspetti alla cessione del credito litigioso.

In ambito arbitrale, la Camera Arbitrale di Milano ha fatto un passo avanti introducendo l’obbligo di dichiarazione di eventuali finanziamenti da parte di terzi, un segnale importante in direzione della trasparenza.

A livello europeo, si sta lavorando a una regolamentazione condivisa: il Parlamento Europeo ha presentato nel 2023 una proposta per definire principi comuni che garantiscano il corretto uso del Litigation Funding, proteggendo al tempo stesso le parti coinvolte.

Vantaggi e criticità: equilibrio da cercare

Il Litigation Funding porta con sé molti benefici, ma anche alcune criticità che non possono essere ignorate. Tra i principali vantaggi ci sono:

  • Accessibilità economica: rende possibile fare causa senza anticipare i costi, ampliando la platea di chi può accedere ai tribunali;

  • Valutazione preventiva del merito: i funder effettuano una due diligence approfondita sul caso, selezionando solo quelli con buone possibilità di successo;

  • Pressione a concludere con un accordo: sapere che c'è un soggetto esperto alle spalle può favorire soluzioni conciliative più rapide.

D’altra parte, esistono dei rischi:

  • Conflitto di interessi: il funder potrebbe cercare di orientare la strategia legale verso una rapida transazione, a scapito dell’interesse della parte assistita;

  • Mancanza di trasparenza: l’assenza di regole chiare potrebbe compromettere l’equilibrio processuale e generare dubbi sulla terzietà degli attori in causa;

  • Distribuzione dei proventi: in alcuni casi, la percentuale richiesta dal funder può erodere significativamente il risarcimento per la parte vincente.

Per queste ragioni, è fondamentale che l’Italia (e l’Europa) procedano verso una regolamentazione che protegga gli interessi dei cittadini e garantisca trasparenza, proporzionalità e supervisione.

Giustizia per tutti, non per pochi

In un’epoca in cui la giustizia rischia di essere appannaggio di chi può permettersela, il Litigation Funding si presenta come un’occasione concreta per riequilibrare il sistema. Permette a chi non dispone di grandi risorse di fare causa senza anticipare i costi, rendendo reale ciò che la nostra Costituzione proclama da sempre: l’uguaglianza davanti alla legge.

Naturalmente, il futuro di questo strumento dipenderà dalla capacità di legiferare con intelligenza, garantendo da un lato l’accesso alla giustizia e dall’altro la tutela delle parti più vulnerabili. Il messaggio è chiaro: una giustizia davvero democratica è possibile, ma va costruita passo dopo passo – anche attraverso innovazioni come il Litigation Funding.

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