Problematiche e progetti non emergenziali
A smentire quanti credono che i rom siano nomadi, ci sono i fatti. In Italia i rom sono una realtà stabile da almeno 3 generazioni perciò finalmente il nostro paese, condannato dall’Europa per le politiche emergenziali riguardanti i rom, si sta impegnando con interventi a lungo termine. E anche Napoli sta facendo la sua parte.
Nella nostra città i rom sono circa 2.500-3.000 . Di fatto l’ultimo censimento realizzato dalla prefettura risalente al 2008, identificò 2754 rom (di cui 1419 minori) a Napoli e Provincia, mentre le stime si attestavano su cifre raddoppiate.
Si contano sei campi in città: Poggioreale con 400 rumeni; Gianturco, 200 rumeni, Barra Ponticelli, 300 rumeni; un insediamento di baracche in via Argine a Ponticelli con 50 rumeni; e infine i due campi più antichi di Scampia: quello comunale che conta 500 slavi e quello di Cupa Perillo che ne conta 700. Oltre ai campi ci sono piccoli insediamenti, e non mancano i rom che vivono in fitto, sebbene siano la minoranza.
Dai campi alle abitazioni. Nel 2005 l’Italia viene condannata dal CERD, Comitato Europeo dei diritti sociali riguardo le politiche riguardanti l’accesso alla casa per le comunità rom e sinti, in quanto il Governo italiano persistendo nella sua pratica di mettere i rom nei campi ha fallito è quindi “colpevole soprattutto per la sua inazione, cioè per non aver previsto adeguate misure e per non aver messo le autorità locali nella condizione di adempiere efficacemente alle loro responsabilità nell’ambito della tutela del diritto all’alloggio di rom e sinti”.
Quella che in Italia è stata più volte definita “la politica dei campi”, connotando la tipologia dell’approccio e dell’intervento pubblico relativo ai rom, ha visto l’impiego di importanti risorse economiche e umane per il mantenimento delle “strutture-campi”. Anche se di positivo c’è che a Napoli e nel napoletano gli sgomberi istituzionali sono stati praticamente assenti, tuttavia non ci sono state fino a pochissimi anni fa politiche che prevedessero alternative valide ai campi.
Il campo autorizzato, denominato Villaggio della solidarietà, situato a Secondigliano in via della Circumvallazione esterna, alle spalle del carcere, nato nel 2000, costituisce il primo esempio di soluzione abitativa pensata in maniera specifica per la popolazione rom nel Comune di Napoli costituito da una serie di container con servizi igienici, fornitura d’acqua, allaccio di gas ed elettricità. A parte il Villaggio Comunale, tutti gli altri insediamenti sono costituiti da baracche o da piccole case di lamiera auto costruite dove le condizioni igienico sanitarie sono pessime.
Strutture ponte. Nel 2005 nella ex scuola “Grazia Deledda” a Soccavo nasce il Centro Comunale Accoglienza di Supporto Territoriale per dare alloggio ad alcune famiglie rom residenti in un campo abusivo nel quartiere di Fuorigrotta e fronteggiare il flusso migratorio di rom rumeni che si intensifica a partire dal 2000. La ex-scuola Deledda si è poi trasformata in Centro di Accoglienza e funge da punto di riferimento per la progettazione rivolta ai rom rumeni. “Vogliamo superare definitivamente l’idea dei campi e far si che i rom vengano integrati nel tessuto sociale urbano, per questo stiamo procedendo al censimento e ad individuare strutture di accoglienza transitorie, come la Deledda, dove i rom possano condurre una vita dignitosa in attesa di un alloggio stabile. Pensiamo a percorsi di inserimento sociale che consentano ai rom di trovare un lavoro e fittare un appartamento. Al momento il Comune mette a disposizione borse lavoro dedicate a coloro vogliano intraprendere un’attività” - spiegano dall’ufficio tecnico dell’ assessorato alle Politiche Sociali.
Una casa vera. Napoli con la precedente amministrazione ha iniziato a pensare ai rom in modo non emergenziale realizzando un progetto abitativo per i rom del Campo di Via Cupa Perillo grazie a un finanziamento europeo di 7,2 milioni di euro (fondo europeo di sviluppo regionale). Tuttavia se la precedente amministrazione aveva previsto la costruzione di moduli abitativi prefabbricati, questa ha valutato che, con la stessa cifra, si possano edificare palazzine di 2 piani che si inseriscano nel contesto abitativo preesistente. A corredo delle abitazioni verranno realizzati tutti i servizi necessari che saranno fruibili dalla comunità rom e da quella napoletana. L’idea progettuale è frutto di un laboratorio di urbanistica partecipato diretto dal professore Giovanni Laino con esperti, rappresentanti della comunità rom e delle associazioni che operano sul territorio come Chi rom e chi no, Padre Pizzuti, il Mammut, la Comunità di S. Egidio, il Pioppo, svoltosi l’anno scorso.
Il finanziamento tuttavia consentirà di costruire alloggi per 350 persone su 700 rom che abitano il campo di Cupa Perillo, “nel selezionare i rom si darà priorità alle famiglie numerose o che vantano una permanenza sul territorio più antica, a quelle con la presenza di bambini, disabili e anziani. Tuttavia ci stiamo attivando per reperire un altro finanziamento che consentirebbe di costruire un villaggio gemello per i restanti 350”- chiarisce una portavoce dell’assessorato alle Politiche Sociali.
I tempi di attuazione delle abitazioni sono medio lunghi: si è alla fase della formazione del gruppo di progettazione comunale, cui seguirà la gara e la cantierizzazione.
Una guerra dei poveri. Lo spostamento di interi campi e l’allontanamento delle persone, evitato dall’ente locale, spesso è stato determinato da azioni violente e aggressive ad opera di cittadini incattiviti, se non coadiuvati da gruppi criminali organizzati: si ricordano in tal senso l’incendio di alcuni campi a Scampia nel 1999 e quello di Ponticelli nel 2008. Incendi dolosi, atti vandalici, aggressioni, che dimostrano una forte intransigenza. Non è un caso che gli abitanti di Scampia non vedano di buon occhio la costruzione degli alloggi per i rom. “Su Scampia c’è un grosso malinteso- chiariscono dalle Politiche Sociali-: non viene sottratto alcun fondo alle politiche abitative per i napoletani. I fondi per la costruzione del villaggio rom sono dedicati dalla Comunità Europea a politiche di integrazione per i rom e non possono essere stornati per fare altro. Inoltre la costruzione del villaggio farà si che il territorio venga riqualificato. Il progetto ha un grande valore aggiunto per tutti”.
Insieme: rom e napoletani. Il fare insieme spesso unisce più delle parole, si accorciano le distanze e si conosce l’altro a partire dalle cose più semplici, come il cibo. L’associazione Chi rom e chi no di Scampia ha pensato infatti ad un’idea semplice come il pane per ideare il progetto “La Kumpania, percorsi gastronomici interculturali”. Il progetto è finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le Pari Opportunità Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali - UNAR Azioni Positive 2009 - 2010, e si avvale di una rete di partner locale e nazionale. Il percorso di ricerca azione al femminile è stato costruito intorno al tema della cucina come strumento in grado di favorire le relazioni, l’incontro tra culture diverse e la sperimentazione di una forma di lavoro auto imprenditoriale con l’obiettivo di sconfiggere il destino di marginalità condiviso da donne rom e donne di Scampia. Contemporaneamente al corso di cucina è stato allestito uno spazio per accogliere i figli delle donne che partecipano, con un percorso di alfabetizzazione di base e per conseguire la licenza media. In un anno e mezzo di formazione-lavoro con 6 donne rom e 6 napoletane, nel Centro Hurtado a Scampia e in cucine accreditate di ristoranti e alberghi campani, si sono raggiunti ottimi risultati. Le donne della Kumpania hanno ideato piatti innovativi e gustosi che mescolano sapientemente tradizione rom e napoletana. “E’ una cucina che piace molto. Veniamo chiamati per realizzare catering in convegni e iniziative pubbliche, partecipiamo stabilmente alle piazze dell’economia solidale che si svolgono a Scampia e siamo stati chiamati anche per fornire il catering alla Biennale di Venezia. Un grande onore”- racconta Daniela Iennaco di Chi rom e chi no.
Non è un caso, la Kumpania è un progetto di eccellenza che ha vinto 2 premi internazionali: Unaok per l’intercultural innovation e il premio Unicredit che finanzierà la creazione di un’impresa sociale di ristorazione e catering a Scampia. Il finanziamento iniziale di 150.000 euro sarà più che sufficiente per lo start up se la Kumpania riesce ad ottenere uno spazio comunale che consentirà di abbattere i costi.
L’amministrazione comunale si sta adoperando per individuare uno spazio polifunzionale dove oltre al ristorante si possano realizzare proiezioni video, realizzare laboratori per i bambini e per il sostegno genitoriale.
Star: nuove strategie d’intervento. Da settembre 2011 a luglio 2012 il Comune di Napoli, insieme all’Open Society Foundations, finanziatore del progetto, all’associazione OsservAzione e all’associazione Compare ha realizzato Star, un percorso di ricerca-azione sui rom a Napoli, descritto nel testo pubblicato dal Centro Territoriale Mammut (Quaderni del Barrito) “I rom in comune. Studio sul Comune di Napoli e i rom che ci vivono” a cura di Giovanni Zoppoli e Francesca Saudino.
Star ha cercato di contribuire al cambiamento di impostazione e approccio degli enti locali ai rom.
“I ricercatori esterni che sono intervenuti come guida del percorso di ricerca andranno via e, speriamo, rimarrà al pubblico una nuova sensibilità e un progetto di struttura più idonea per affrontare l’ordinarietà - scrive Zoppoli-. L’indicazione finale proveniente dal progetto Star è quella di ricollocare nell’ordinario la questione rom, sottraendola a legislazioni e atti amministrativi “speciali” e riportando agli alvei di competenza originaria aspetti attualmente attribuiti alle politiche sociali (come l’educazione e i progetti di scolarizzazione di cui non si occupa l’Assessorato all’Educazione ma quello alle Politiche Sociali) o a politiche di emergenza (come la questione abitativa, ancora una volta ritenuta di competenza delle Politiche Sociali e non di assessorati come quelli all’Urbanistica e al Patrimonio). E’ inoltre necessaria l’istituzione di una cabina di regia, composta da delegati dei diversi assessorati e capace di mettere a punto e realizzare una strategia complessiva facente capo direttamente al Sindaco”.
Alessandra del Giudice