Trentatremila firme per la Terra dei fuochi
I Comitati di Napoli e Caserta denunciano gli enti locali
Trentaduemilacinquecentoventi firme raccolte tra la Provincia di Napoli e Caserta da oltre 40 comitati e associazioni riunitesi nel Coordinamento Comitati della Terra dei fuochi per dire basta all’attentato alla salute che si consuma ogni notte a causa dei fuochi appiccati ai rifiuti tossici nell’ex Campania Felix. La denuncia verrà depositata in settimana in prefettura.
L’inquinamento dovuto alle discariche illegali sta seriamente compromettendo la salute dei cittadini della così detta “Terra dei fuochi”, che dall’originario triangolo della morte racchiuso tra Giugliano e Villaricca, si è oramai estesa a sud fino alle pendici del Vesuvio e a nord fino al Lazio. I comitati civici, studi scientifici alla mano, denunciano un incremento anomalo delle patologie tumorali a causate dallo sversamento quotidiano di rifiuti tossici da parte della mafia. Le trentatremila firme che denunciano questo scempio sono apposte sotto una querela che chiama in causa gli amministratori di Comuni, Provincie e Regione, e verranno depositate entro la prossima settimana presso le procure di Napoli, Nola e Santa Maria Capua Vetere.
L’accusa agli amministratori locali è di aver “violentato” la salute pubblica, non essendo intervenuti per monitorare lo smaltimento illegale di rifiuti tossici e per bonificare il territorio.
“Ogni notte, quasi sempre negli stessi luoghi arrivano camion da fuori regione per sversare rifiuti tossici e non che vengono poi bruciati- spiega Lino Chimenti, del Gridas di Scampia-. Un’emergenza che va avanti da decenni contro la quale non sono stati presi adeguati provvedimenti. Nel migliore dei casi arrivano i vigili e spengono il fuoco, mentre bisognerebbe controllare a monte le strade e i furgoni. Il cumulo di rifiuti è talmente grande che bruciarli è necessario per ridurne il volume, oltre che per cancellare le tracce attraverso cui si potrebbe risalire al produttore”. Acidi per lo sviluppo delle fotografie, scarti della lavorazione industriale, lastre di eternit, amianto sbriciolato, copertoni, stracci si trasformano in una unica massa incandescente che brucia le notti di quella terra fertile definita Campania Felix.
Nella querela si imputa agli amministratori la violazione di una serie di articoli: art. 32 della Costituzione Italiana, che sancisce la tutela della salute come “diritto, fondamentale dell’individuo e interesse della collettività”; articolo 452 del Codice Penale - Delitti colposi contro la salute pubblica; articolo 328 Codice Penale - Rifiuto di atti d'ufficio. Omissione; violazione delle previsioni statuite dal D.Lgs. 152/2006; violazione alla legge 210/2008 in tema di misure straordinarie per fronteggiare l’emergenza rifiuti; violazione alla legge 833/1978 in materia di igiene e sanità pubblica; violazione dell’articolo 328 Codice Penale, non avendo di fatto negli anni adoperato tutti gli strumenti a loro consentiti dalla legge per fronteggiare e cercare di risolvere la spiegata problematica.
Forse perché trentatremila firme fanno scalpore, la Commissione Parlamentare per le Eco Mafie che ha incontrato il Coordinamento della terra dei fuochi a Caivano, dove padre Maurizio Partriciello si batte da anni per la causa della terra dei fuochi, ha deciso di registrare i documenti raccolti e le interviste audio in prefettura. Intanto sempre in prefettura l’altro ieri si è svolto un incontro per siglare un protocollo d’intesa tra 20 comuni della terra dei fuochi e Patriciello è stato umiliato dal prefetto uscente di Napoli De Martino per aver chiamato “signora” il prefetto di Caserta. Il fatto è su tutti i giornali. “E’ singolare che la gag del prefetto sia stata trattata da tutti i giornali e le televisioni, mentre della drammaticità della situazione nella terra dei fuochi si parli ancora troppo poco. A giorni daremo notizia della conferenza stampa in cui annunceremo la consegna della querela con le trentamila firme. Speriamo che la notizia abbia la stessa eco sulla stampa”- commenta Chimenti. Speriamo tutti che le istituzioni, questa volta, non possano esimersi dalle loro responsabilità, di fronte al peso di trentamila gridi di dolore.
Alessandra del Giudice
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