La regola del fare.
Fare. E' questa l'unica regola che conosce Gabriele Fiocco, ideatore de Il Trasformatorio di Piazza Bellini. Appena si comincia a pensare a cosa, siamo già sulla strada sbagliata: la produzione senza progetto può esser comunque utile, e bella? La risposta in questo locale cui si accede da un cortile è sì, sì, certo.
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Ne è convinto Gabriele, ne sono convinti gli ospiti, se ne convince, dopo il primo spiazzamento chiunque entri e si appresti a partecipare ad una delle cene aperitivo in cui anche la cucina è lasciata al flusso dell'ispirazione creativa. Ce ne siamo convinti anche noi di Napoli Città Sociale e per questo vi raccontiamo la storia di chi ha studiato per fare un lavoro, in un'altra città, e invece si è ritrovato qui a fare. Cosa? Tutto ciò di cui c'è bisogno, o voglia.
Il Trasformatoio produce: una coperta realizzata con scampoli di tessuto portati al momento e raccatati qua e là; un paralume con applique di carta pesta da fogli di quotidiano; un contenitore per la posta da buste di carta di una nota libreria; un quadro con domande interessanti come "In che cosa credi" da un semplice foglio incorniciato. L'ambiente è in continuo divenire: si trasforma, per l'appunto, in base alle esigenze del gruppo. Gabriele è riuscito a ricavare anche un vano per un sonnellino, lo spazio per Quattro Calzini, il cane mascotte del posto, e in fondo, la macchina da cucire, la fresatrice, la lavagna, un divanetto, e ancora, la piccola cucina.
Laureato in Pubblicità all'Università per Stranieri di Perugia, la sua prima realizzazione è stata una compostiera, il contenitore atto ad accogliere la frazione organica dei rifiuti solidi urbani: "Sono tornato a Napoli in piena emergenza rifiuti - racconta oggi - e ho portato il mio progetto anche nelle scuole. E' vero, quel che faccio sembra lontanissimo da ciò che ho studiato, invece mi accorgo sempre di più come la creazione, gli esperimenti di creatività collettiva, la produzione di qualcosa, siano comunicazione sempre e comunque".
In questa sorta di architettura del riuso c'è un'applicazione pratica di quanto teorizzato negli ultimi anni nei progetti di sustainable design, e il bello è che nessuno, all'interno del Trasformatoio, crede di esser stato mandato da cielo a risolvere i problemi della terra: ciò significa che l'ambiente è aperto, che si viene accolti con un bicchiere di vino, che la gente non è lì per mostrare o vendere ma davvero vuole conoscere e farsi conoscere e lo denota anche la forte presenza di stranieri, dai ragazzi in Italia per l'Erasmus a chi ha lasciato la sua terra alla ricerca di un lavoro.
"Il Trasformatoio è una casa bottega aperta per la reinterpretazione dei materiali di scarto" spiegano i ragazzi sulla pagina Facebook (https://www.facebook.com/Trasformatorio perché sono su Facebook, anche se Gabriele nicchia e spiega che è stata una sua amica a creare la pagina) "ed è anche una scommessa: lavorare per se e per le proprie idee riciclando materiale invece di consumarlo costruendo invenzioni per la sostenibilità, sperimentando come l'individuo si arricchisce nel gruppo, facendo costruzioni collettive, credendo che è l'immaginazione lo strumento con cui guardare il mondo e vedere come si trasforma". Bisognerebbe stare a vedere assieme a loro, perché in questo piccolo angolo davvero multiculturale di Napoli, si fanno cose belle.
Il Trasformatoio è in Piazza bellini andando verso il vico San Pietro a Majella, di fronte al conservatorio. Tutti i giovedì, alle 18,30, si tiene l’Aperitrasformativo. Durante gli incontri viene servito un aperitivo, da mangiare e da bere, e si può contribuire alla raccolta fondi per aiutare i ragazzi a mantenere in vita questo spazio.
Raffaella Ferré
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