Ne parliamo con l'assessore Palmieri
Giovedì 23 aprile 2015, alle 20.30, la scuola italiana si mobilita con un flash mob contro il disegno legge Buona Scuola del Governo Renzi, in attesa dello sciopero generale del 5 maggio. Anche a Napoli, vestiti di nero e con i lumicini rossi del cimitero, in religioso silenzio gli insegnanti occuperanno simbolicamente piazza Plebiscito. Annamaria Palmieri, assessore all’Istruzione del Comune di Napoli appoggia la protesta e affronta alcuni dei punti cruciali del ddl.
Qual è la ratio nella scelta dei futuri insegnanti della Buona Scuola?
Sono stati esclusi gli insegnanti che non hanno fatto precedenti abilitazioni, i più giovani, e i laureati dopo le graduatorie che solo per un problema anagrafico non hanno potuto accedervi, nonché i gli idonei al Concorso scartati poiché in sovrannumero rispetto alle cattedre disponibili.
Il decreto legge sembra concepito per esaurire i precari storici della Gae, Graduatoria ad esaurimento, tenendo fuori chi di fatto ha superato il Concorso. Ma anche la scomparsa delle graduatorie è connessa a quanti precari verranno assunti e i numeri sono ballerini, in una prima dichiarazione-proclama si parlava di 200 mila. Di certo non scompariranno i precari della scuola dell'infanzia e della primaria, inoltre il numero dei precari varia da regione a regione e in Campania sono moltissimi, non credo sia possibile che vengano assorbiti a breve.
Anche gli insegnanti già di ruolo sono preoccupati, perché?
La qualità della Scuola la fanno i docenti e la passione che mettono nel loro lavoro per questo a Scuola è necessaria una leadership partecipata e democratica che tenga conto di tutti, sia nella fase di ascolto che nella fase del voto. Se prima le decisioni venivano prese dal collegio degli insegnanti, nel disegno di legge si affida un super potere al dirigente che deve semplicemente "sentire il Consiglio di istituto" . Il disegno legge crea di fatto una sorta di fase transitoria centralistica: per la prossima programmazione triennale viene demandata ogni scelta ai dirigenti, anche la scelta degli insegnanti da appositi albi territoriali (creando tra l'altro confusione tra vecchie graduatorie ed albi) sulla base del curriculum vitae. Il problema è capire che non si tratta di scegliere l'insegnante migliore o premiare la scuola migliore, ma di mettere tutti gli insegnanti in condizione di essere bravi. La premialità per gli insegnanti non dovrebbe essere andare in scuole eccellenti, ma andare in quelle situate in contesti difficili.
Come si valuta nella Buona Scuola?
I criteri stabiliti dall'INVALSI sono penalizzanti. Valutare una scuola sulla base dei risultati degli studenti significa premiare le scuole che si trovano in contesti sociali e culturali più avvantaggiati dove i ragazzi che provengono da famiglie con un livello di istruzione più alto hanno in media voti più alti dei ragazzi cresciuti in contesti difficili. Così come aprire la scuola alle sponsorizzazioni private è molto pericoloso: significa che le scuole situate in zone più appetibili saranno finanziate in modo più cospicuo, mentre quelle meno appetibili non saranno finanziate affatto. Il Governo Renzi lo sa, non bisogna premiare le eccellenze e punire le criticità perché così si perpetua la diseguaglianza, ma bisogna fare in modo che le criticità diventino eccellenze.
D'altra parte molte scelte in Buona Scuola vengono semplicemente rimandate...
Numerose materie centrali, anche di ordine sindacale, sono riservate a decreti attuativi. Nel calderone vengono buttate le materie che sono carne viva della scuola e rimesse alla scelta del Governo. Così si esclude il Parlamento e dunque i cittadini che lo hanno eletto.
Che ruolo hanno gli enti locali nel disegno di legge?
Nel disegno di legge c'è pochissimo spazio per quelle materie che andrebbero concertate con gli enti locali (Comune, Città Metropolitana, Regione) che di fatto sono proprietari degli immobili scolastici e gestiscono materie importanti quali la disabilità, la refezione, il tempo pieno, le utenze e tutelano i diritti dei soggetti più deboli attraverso ad esempio il sostegno alle famiglie o l'accompagnamento alla disabilità.
Cosa bisogna fare?
Bisogna che tutti i cittadini siano coinvolti nella protesta, poiché la Scuola è di tutti. Tutti i cittadini e in generale la società sono toccati dalla Scuola. La scuola non è una banca o un'azienda, non è pensabile che se ne parli come si parla delle partite di calcio su chi fa più goal, richiede una discussione non meno importante delle riforme costituzionali. La scuola non è un diritto negoziabile. Non si può dire ad una scuola di trovare uno sponsor, così come non si può investire assumendo i precari, ma tagliare sui supplenti. E' impensabile che diminuisca la spesa per l'istruzione, ne va della lesione dei diritti costituzionali, invece sta venendo meno l'investimento, scontato, che ci si attendeva. Si investe in innovazione didattica nel senso della dotazione tecnologica delle scuole, mentre l'innovazione passa necessariamente anche per la formazione. Inoltre con le nuove riforme si riparte da zero ogni volta, penalizzando le buone pratiche già collaudate che andrebbero valorizzate e messe in rete. Bisogna ripartire da ciò che di buono c'è già, dal fatto che la scuola è di tutti.
AdG
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