Il Forum Sociale Mondiale quest’anno si tiene nella capitale della Tunisia, al Campus Al-Amanar. Un appuntamento importante per parlare di società civile e di lotta alle mafie transnazionali, di traffico di esseri umani, di sostanze stupefacenti e di armi, e per sensibilizzare tutti alla Nonviolenza come unico metodo nella risoluzione dei conflitti. Ne parliamo con Maurizio Somma, attivista e collaboratore della “Casa della Pace e della Nonviolenza" .
Iniziato nel 2001 a Porto Alegre, in Brasile, il World Social Forum è stato organizzato cinque volte in quel paese (fino al 2005 a Porto Alegre, e nel 2009 a Belém nel Pará), per proseguire nell'Africa sub-sahariana (Nairobi e Dakar), in India a Mumbai, e l'ultima edizione nel 2013 a Tunisi dove oltre 60.000 rappresentanti di 4.500 organizzazioni progressiste provenienti da 128 paesi si sono riuniti a sostegno della rivoluzione 14 gennaio 2011 per dare man forte alla lotta ininterrotta del popolo tunisino per la sua dignità e i suoi diritti, e per quelli di un'intera regione che sta attraversando ancora oggi grandi cambiamenti. Questo nuovo appuntamento distribuito su quattro giorni, dal 24 al 28 marzo si terrà ancora una volta nella capitale tunisina, nel campus universitario di El Manar: un evento ancora tutto da costruire, ma la voglia di parteciparvi è tanta e parte anche dalla nostra regione mentre si pensa già al prossimo FSM che si terrà a Montréal, Canada nel mese di agosto 2016.
“La Casa della Pace e della Nonviolenza” ha partecipato già ad alcuni di questi momenti di aggregazione e condivisione?
Sì, dal 2004, in India, abbiamo sempre partecipato attivamente. Il World Social Forum è un momento importante di crescita, condivisione e cambiamento delle prospettive. Si tratta, in primo luogo, di uscire fuori dal nostro modo di vedere le cose che è estremamente provinciale. Mi spiego: quando noi parliamo di acqua come bene pubblico, spesso troviamo le ragioni della nostra battaglia in una serie di speculazioni economiche di cui siamo vittime come può essere il rincaro di una bolletta. Al Social Forum capisci che la battaglia e la lotta parte dai diritti e dalle esigenze: a nord del Brasile ci sono, ad esempio, grandi gruppi che acquistano risorse idriche tentando di detenerne la proprietà e le possibilità di diffusione. È come se qualcuno tentasse di acquistare l’aria e presupponesse che c’è una parte di popolazione che può farne a meno.
Attraverso i social network è partito un invito a partecipare (per farlo si può contattare lo 0810601062 o scrivere a fsm2015@nonviolenza.it). Ma perché è così importante aderire?
Perché noi viviamo in una prospettiva politica chiusa. In altri Paesi il senso di lotta valica le etichette, non c’è il limite di una definizione per poter lavorare assieme per una giusta causa. In America Latina sono entrato in case in cui trovano spazio il Sacro Cuore e Che Guevara, ed entrambi erano illuminati da una candela votiva. C’è poi il fattore umano: si creano sinergie e rapporti che valicano il momento di condivisione e di riflessione. Ancora oggi siamo in contatto, ad esempio, con la Pastoral de la Juventud Rural (PJR). Andare a Tunisi poi è importantissimo per conoscere un popolo a noi estremamente vicino che ha visto una rivoluzione crescere in maniera importante per l’intero territorio arabo, ma anche per sostenere in maniera forte e chiara il diritto dei Popoli alla Migrazione.
Come vi siete organizzati?
Al momento l'idea è andare col traghetto Salerno-Tunisi-Salerno, dormire in tenda al campeggio del Forum social mondial Tunis 2015 o presso famiglie o bed and breakfast a costi contenuti. Sul posto con il nostro stand daremo poi spazio anche alle iniziative di Libera Internazionale per fare luce e riflettere sulla tratta di uomini e donne, qualcosa che conosciamo spesso solo per i titoli dei giornali e su cui, invece, dovremmo interrogarci più approfonditamente.
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