È un volto noto per gli amanti dello sport e non, la sua grinta è contagiosa, i suoi successi una gioia italica. E’ Nicola Moliterno, atleta paralimpico che ci racconta la sua personale guerra, armato solo della racchetta da ping pong e di tanta determinazione.
Quando è iniziata la sua avventura?
Trenta anni fa, avevo 24 anni, lavoravo con mio fratello nell’ambito del commercio di frutta e andavo avanti e indietro con il camion: ed è proprio col camion che ho avuto l’incidente che mi ha cambiato al vita. Al risveglio dal coma mi sono ritrovato con una lesione al midollo spinale che mi ha impedito da quel momento in poi, l’utilizzo delle gambe.
La fine di tutto o l’inizio di tutto?
Sicuramente l’inizio di una nuova vita. Sembra assurdo che io lo dica, ma se tornassi indietro rivorrei tutto, incidente compreso. Tornato a casa dall’ospedale, infetti, ho scoperto che nel borgo di Aversa, a poche decine di metri dalla mia abitazione c’era una palestra dove i ragazzi in carrozzina giocavano a tennis tavolo, meglio conosciuto come ping pong. Io sono sempre stato incuriosito da tutti gli sport, giocavo a calcio ogni tanto, ma da qual momento in poi ho iniziato ad avvicinarmi ad una disciplina nuova.
Con un successo inaspettato
Bhè sì. Da quel momento in poi mi si è aperto un mondo: dapprima i campionati regionali, poi mondiali. Ho anche partecipato alle Paralimpiadi di Pechino e ad ogni nuovo successo, ogni nuova vittoria è stata lo stimolo per andare avanti e affrontare nuove sfide, una storia incredibile di trionfi, io che ho cominciato a giocare subito dopo l'incidente così, per svago.
Lo sport salva la vita?
Sicuramente. E il messaggio che mi piace mandare è proprio questo: che anche nella disabilità si può vivere bene, in maniera normale e soprattutto che anche così si può andare incontro ad esperienze meravigliose, provare emozioni a 360 gradi. Emozioni sportive, certo, ma anche affettive, la mia famiglia e mio figlio sono la cosa più importante della mia vita. È proprio perché la ritengo una cosa fondamentale che mi piacerebbe insegnare a ragazzi disabili lo sport che pratico, così da dargli uno stimolo, un’opportunità. Ho lanciato questa proposta a Daniele Leone, direttore dell’Inail che da sempre, come può, mi sostiene anche nella mia attività sportiva. Speriamo bene!
Progetti per il futuro?
A giugno sarò a Torino e in quell’occasione gareggerò sia contro normodotati che contro persone in carrozzina e ho una grande missione: difendere il titolo italiano!
SHG
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