Contro il traffico e il consumo di droghe proibizionismo e repressione hanno fallito, è tempo di sperimentare nuove forme legali per la distribuzione di sostanze psicoattive: sono le conclusioni perentorie della ricerca “Dopo la guerra alla droga”, svolta dalla fondazione britannica Transform Drug Policy, impegnata da anni nella riforma della politica delle droghe. La presentazione del volume, curato dalla Cgil, è stata un’occasione per un confronto con esperti e politici sul tema.
Tutti sono concordi sulla necessità di sperimentare nuove soluzioni. A cominciare proprio da Napoli, che dello spaccio è una capitale europea. Riduzione del danno è l’imperativo che ritorna in diversi interventi a cominciare dall’assessore alle Politiche sociali Sergio D’Angelo: “Il governo nazionale resta fermo su posizioni conservatrici che non hanno sortito effetti. Anzi. Si è rafforzato un pregiudizio forte verso i tossicodipendenti e si è alimentata la paura dei cittadini. Il proibizionismo ha incrementato il traffico illecito di sostanze e reso meno sicura l’esistenza dei consumatori”. E propone soluzioni alternative, anche per far fronte alla particolare situazione che vive la città: “Napoli è una città priva di comunità per tossicodipendenti, l’ultima ha chiuso qualche settimana fa. Se non diamo un aiuto sarà una città meno sicura. Abbiamo il dovere di sperimentare ad esempio con somministrazioni di sostanze in condizioni di protezione..”
Al cambiamento di normativa nazionale, invece, si appella il direttore generale del Sert di Napoli Stefano Vecchio: “Tutti i Paesi devono conformarsi a convenzioni internazionali, ma in Italia è stato applicata nel modo peggiore. Il primo passo è la depenalizzazione, com’è già avvenuto in Olanda e in Germania. Le sperimentazioni sono tutte possibili, anche perché parte della produzione di droghe è legale. Vanno superati pregiudizi ideologici: del resto l’alcol è una delle più pericolose sostanze psicoattive e la sua vendita è stata regolamentata.” Per far fronte alle masse di tossicodipendenti che si drogano all’aperto nei quartieri periferici della città, come già anticipato da Napolicittasociale nell’inchiesta di questa settimana (Dove sono finiti gli eroinomani? Viaggio tra gli irriducibili della “pera”), propone la sperimentazione delle stanze del consumo, già attive in molte città europee con situazioni analoghe a quelle di Scampia: “Grazie al personale specializzato, e con l’uso di siringhe pulite, disinfettanti, la presenza di un medico in grado di intervenire laddove un soggetto sta male, di controllare patologie infettive, si ridurrebbero rischi per la salute e comportamenti microcriminali. Scampia è pronta, ma è necessaria una forte sensibilizzazione anche negli altri quartieri della città. Così come è necessaria una logica di sistema che veda Unità mobili e SERT operativi”. Un intervento auspicato anche da molti operatori che denunciano, al contrario la riduzione dei servizi a causa dei tagli ai fondi. E’il caso ad esempio di Brunilda, una giovane operatrice dell’unità mobile attiva nei pressi di Calata Capodichino: “Siamo in quattro al massimo cinque. Le persone che si rivolgono alla nostra unità sono in media 100 al giorno. Tra qualche mese, però, il servizio rischia di essere interrotto”.
Maurizio Braucci, sceneggiatore di Gomorra parla apertamente di ipocrisia della politica: “Impongono strumenti repressivi di contrasto alle droghe ma i politici sanno che è facile sapere dove e come procurarsi la droga. Il proibizionismo si alimenta di una falsa morale: all’apparenza nega la possibilità di drogarsi ma mantiene delle aree, come Scampia, dove poterlo fare. “
Un buon punto di partenza per ridiscutere la tipologia degli interventi è proprio la ricerca di Trasform. Questi i cinque modelli di distribuzione proposti:
Modello di prescrizione medica : in questo modello una sostanza viene prescritta ad uno specifico consumatore da parte di un operatore medico qualificato e abilitato; è stato sperimentato in Olanda e Germania.
Modello di vendita in farmacia: prevede la formazione di farmacisti specializzati anche ad offrire consulenza sulla riduzione del danno e sui servizi di trattamento.
Modello di vendita con licenza : si configurerebbe come meccanismo commerciale simile alla vendita di alcol e tabacco e potrebbe combinare il controllo sul rivenditore, sul punto di distribuzione, il prodotto e il consumatore.
Modello di locale pubblico con licenza: nella tipologia dei coffee shop olandesi in cui si è creato una sorta di sistema di licenze legali per la vendita e il consumo di cannabis.
Modello di vendita senza licenza: per sostanze psicoattive ritenute a basso rischio. Il caffè ed analgesici a basso potenziale sono già venduti senza nessuna licenza specifica.
Regolamentazione della cocaina. Nel testo vengono proposti anche modelli per la regolamentazione delle singole droghe. Ad esempio la cocaina sarebbe disponibile per i consumatori provvisti di licenza, in base ad un modello di vendita al dettaglio presso una farmacia specializzata o su prescrizione medica. La distribuzione avverrebbe in maniera interamente controllata dallo Stato o tramite un ente appaltatore autorizzato dallo Stato. La polvere di cocaina sarebbe un prodotto farmaceutico e quindi soggetta agli stessi controlli delle medicine; la cocaina pura è quasi del tutto assente sul mercato illegale, a differenza di un prodotto legale che potrebbe essere ridotto ad un livello di purezza appropriato tagliandola con un agente sicuro e non tossico. Si potrebbero specificare prezzi fissi per unità e pressi minimi/ massimi e disporre il divieto totale di ogni tipo di pubblicizzazione e promozione. Si renderebbero obbligatori i controlli d’età degli acquirenti con un documento identificativo obbligatori, collegati ad un sistema di tracciabilità dell’acquisto. I compratori avrebbero il loro nome inserito sulla confezione con un codice.
Daniele Pallotta
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