Un gruppo di imprese attente all’ambiente, il primo social impact bond, i rifiuti che si trasformano in energia e risparmio: dove? A Napoli, per la precisione a Scampia, dove nel 2016 sorgerà il primo impianto di compostaggio della città.
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I primi mesi del 2016 dovrebbero vedere una novità per la città di Napoli: il primo impianto di compostaggio dei rifiuti, realizzato in un’area, quella nord, quartiere Scampia, che potrebbe diventare un laboratorio per i nuovi approcci alla gestione del ciclo dei rifiuti, ma anche alla ricerca di finanziamenti. L’abbattimento dei costi di smaltimento, il basso impatto ambientale, la creazione di posti di lavoro sono solo alcune delle altre caratteristiche del progetto presentato dal sindaco Luigi de Magistris, dall’Ad di Banca prossima (gruppo intesa sanpaolo) Marco Morganti, dall’Assessore all'Ambiente e Vicesindaco Tommaso Sodano e dal presidente di Asia Raffaele del Giudice. Il progetto “Scampia - Dai rifiuti una rigenerazione della società” è stato presentato all'amministrazione comunale da un'Ati composta da Ceif, Tecton e Consorzio Gesco: ciò vuol dire che dopo i due tentativi non andati a segno di realizzare un impianto di compostaggio in città (le gare andarono deserte) oggi c’è un soggetto proponente con un’idea chiara, un soggetto finanziatore (Banca Prossima, istituto del Gruppo Intesa San Paolo specializzato in economia sociale) e il Comune che, a norma di legge, attraverso Asia, l'azienda di igiene urbana, sta per pubblicare – entro la fine di febbraio – il bando di gara europeo per la realizzazione dell’intervento.
Riaprire il tema dei rifiuti può però risultare traumatico, ancora di più a Napoli dove la loro valorizzazione ai fini della produzione di energia, del risparmio e della creazione di posti di lavoro, è un capitolo ancora da scrivere. Eppure, sulla carta ci sono già molte risposte, la cui prova pratica andrà portata avanti con impegno e capacità di dialogo: dal Consorzio Gesco, soggetto proponente del progetto, arriva infatti un richiamo ad un lavoro unitario. Scrive Sergio D’Angelo: “Abbiamo deciso, con Ceif e Tecton, di portare avanti questa sfida, dopo i tentativi fallimentari di realizzare un impianto che darebbe finalmente impulso non solo alla raccolta differenziata ancora con percentuali bassissime ma anche all'attenzione all'ambiente e a quei quartieri che hanno vissuto e vivono un disagio, dando finalmente una possibilità concreta di riscatto diventando un esempio non solo per Napoli, ma anche per l'Italia. Anche se ci dispiace che il Comune di Napoli abbia deciso di fare una conferenza stampa senza invitare chi ha progettato, proposto e scommesso su quest'impianto, restiamo dell'idea che dobbiamo lavorare tutti al raggiungimento di un unico obiettivo, quello di dare alla nostra città, al nostro territorio, alla stessa Scampia, un impianto fondamentale e presente in tutte le capitali europee”.
Il dato economico: lo smaltimento dell’umido avviene oggi con un costo di 140 euro a tonnellata presso impianti del Nord Italia, con conferimento via camion o ferrovia. Ciò significa che risolvendo un problema ordinario si aprono altri fronti : quello della spesa, quello dell’effettiva coscienza della cittadinanza e, non da ultimo, quello dell’immagine. Napoli, sebbene uscita dall’emergenza, infatti, è ad oggi e agli occhi di molti ancora lontana dal fornire una risposta concreta alle tante incognite della gestione del ciclo dei rifiuti: prima tra tutte quella che riguarda proprio il trattamento della frazione umida, dalla sua raccolta al suo smaltimento. L’impianto di compostaggio, da realizzare su una superficie di circa 33mila metri quadri posta alle spalle dell'isola ecologica di viale della Resistenza, dovrebbe avere una capacità di 20mila 500 tonnellate annue pari a 60 tonnellate giornaliere di frazione umida, trasportate - si calcola - da 4-5 camion al giorno che attraversando l'asse mediano non creerebbero disagi al territorio. Grazie all’uso di tecnologie innovative che non prevedono la combustione ma l’estrazione del biogas a freddo e senza emissione di sostanze e di odori, la struttura dovrebbe essere in grado di lavorare 20.000 tonnellate di rifiuti umidi l’anno, pari al 30% del totale, portando un risparmio di circa 40 euro a tonnellata (oltre 800mila euro annui) e producendo, inoltre, 7500 tonnellate di compost di qualità all’anno, utilizzabile in agricoltura e nel giardinaggio, e quasi 1 milione e mezzo di biometano che sarà utilizzato per il consumo dei cittadini o per l’alimentazione degli automezzi ASIA che raccolgono i rifiuti. In più, uno dei risultati più importanti del progetto sarebbe la creazione di nuovi posti di lavoro in cooperativa sociale, proprio a Scampia, per avere personale formato a svolgere tutte le fasi, dalla selezione al conferimento.
Il costo dell’impianto è di 14,6 milioni di euro, finanziati da Banca Prossima, istituto del Gruppo Intesa San Paolo, che ''per la prima volta'' adotterà un nuovo strumento di Impact finance denominato TRIS (Titolo di riduzione di spesa). Il modello è un’evoluzione del SIB, Sociale Impact Bond, che applicato per la prima volta in Inghilterra, prevede, in pratica, l'emissione di un bond remunerato in cui la vera risorsa è la riduzione della spesa pubblica: ciò significa che se l’obiettivo di ridurre il costo dello smaltimento e trattamento dei rifiuti venisse conseguito, il ritorno economico dell’investitore sarà in linea con il rendimento dei titoli di Stato. Insomma, come ha dichiarato l'Ad di Banca Prossima, Marco Morganti, “a Napoli si apre una strada importante per il nostro Paese e per il Terzo Settore”. E probabilmente anche per la cittadinanza che potrà partecipare all’iniziativa, sia dal punto di vista strutturale suggerendo miglioramenti e modifiche, sia dalla parte economica. Sebbene, infatti, le proteste e le preoccupazioni di chi vive a Scampia siano state già espresse, il sindaco ha ribadito di essere aperto a suggerimenti ma di non avere remore a dire no a chi non sa trovare una strada alternativa e percorribile fuori da logiche emergenziali o che prevedono la creazione di inceneritori e discariche.
Sergio D’Angelo, presidente di Gesco, interviene sull’impianto di compostaggio da realizzarsi a Scampia e chiede che sia assicurata massima trasparenza nella gestione e nelle procedure di affidamento.
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