Per la prima volta nel Mezzogiorno una ricerca sperimentale, modello per l'Istat Nazionale
A Napoli sono 120 (quasi il 14%) gli istituti che hanno più del 5% di alunni stranieri. I ragazzi di cittadinanza non italiana più soddisfatti e inseriti sono quelli delle scuole impegnate in progetti specifici. Questi i primi risultati di un'indagine sperimentale che sarà utilizzata dall'Istat come modello per una ricerca sull'integrazione scolastica a livello nazionale.
Si è conclusa la prima fase di un'indagine sperimentale sull’integrazione scolastica dei ragazzi di cittadinanza non italiana inseriti nella scuola dell’obbligo a Napoli, realizzata per la prima volta nel Mezzogiorno, è stata pensata non solo come strumento analitico, ma anche come fonte per definire strategie locali capaci di superare la logica dell'emergenza e per strutturare policy mirate a stabilizzare pari opportunità di accesso allo studio per gli alunni di cittadinanza non italiana.
Promossa da assessorato alla Scuola del Comune di Napoli, ISTAT, URS e curata dai professori universitari Elena de Filippo e Salvatore Strozza. La ricerca realizzata nell'ambito dell'Osservatorio Comunale sugli alunni migranti del Comune di Napoli ha visto la partecipazione di più di 100 scuole della città e ha coinvolto 500 alunni italiani e migranti.
"Ci siamo posti due tipi di obiettivi- spiega l'assessore all'Istruzione del Comune di Napoli, Annamaria Palmieri-: uno solo preliminare di tipo quantitativo per capire quali fossero le realtà scolastiche con una presenza più ampia di ragazzi di origine straniera e un obiettivo qualitativo, il vero fine della ricerca, cioè capire come avviene l'integrazione dei bambini stranieri. Poiché lo strumento metodologico è risultato valido l'Istat nazionale ha deciso di utilizzarlo per promuovere una ricerca nazionale su tutti i Comuni italiani che sarà avviata nel 2015".
La ricerca sperimentale napoletana ha coinvolto le scuole secondarie di primo e secondo grado in un primo momento e poi direttamente gli alunni di cittadinanza straniera.
Nell'ambito della prima indagine è stato somministrato alle scuole un breve questionario di circa 20 quesiti, che mirava ad acquisire informazioni in termini di presenza straniera e di azioni eventualmente poste in essere per facilitare i percorsi di integrazione dei ragazzi con background migratorio come l’esistenza (completa o parziale) o meno di attività quali la produzione e distribuzione di materiale informativo (cartellonistica, depliant, volantini, cd-rom, ecc.) in varie lingue, mediazione linguistico-culturale, definizione e realizzazione di programmi di sostegno per l’apprendimento dell’italiano (L2), definizione e realizzazione di programmi di sostegno per il mantenimento della lingua madre (L1), incontri dedicati con le famiglie non italiane, laboratori didattici interculturali. E' emerso che nelle 120 scuole napoletane sono quasi il 14% gli istituti che hanno più del 5% di alunni stranieri. Tra le 46 scuole dell’infanzia l’incidenza maggiore si registra in quelle non statali di piccolissime dimensioni (< 50 iscritti) e, in qualche caso, con solo o prevalentemente alunni stranieri. Tra le 43 scuole della primaria la presenza maggiore si osserva in quelle statali di medie (es. I.C. Imbriani-Borelli) o di piccole dimensioni (es. I.C. Campo del Moricino S. Eligio) con oltre il 20% di allievi non italiani. Seguono scuole primarie statali di dimensioni maggiori con oltre 40 alunni stranieri che rappresentano comunque più del 10% dell’utenza: es. I.C. D’Aosta-Paisiello e Adelaide Ristori. Sono quindi ben 33 i plessi scolastici con più del 10% di alunni stranieri, contesti nei quali l’inclusione dei bambini figli di immigrati, il relazionarsi con le loro famiglie e le tematiche dell’inter-cultura sono all’ordine del giorno dell’agenda scolastica.
Il grande gap riguarda gli studenti "desaparecidos" che a scuola non vanno: tra i 1.100 bambini di origine straniera di 3-5 anni sono iscritti a scuola appena 515 (44%); dei 1.600 tra i 6 e i 10 anni, gli iscritti a scuola sono 1.130 (72%); degli 850 tra gli 11 e i 13 anni, gli iscritti a scuola sono 682 (80%); tra i 1.400 tra i 14 e i 18 anni gli iscritti a scuola sono appena 906 (66%).
Il caso più problematico è quello dei ragazzi cingalesi (secondo l’anagrafe, mancherebbero all’appello 500 nella primaria più di 200 nella secondaria di I grado e quasi 400 in quella di II grado).
Ma è proprio grazie ai risultati della ricerca che l'assessorato all'Istruzione ha predisposto un protocollo di intesa tra il Comune, l'Ufficio Scolastico Regionale e tre scuole del territorio ( gli Istituti Comprensivi: Casanova, Bovio Colletta e Gabelli) che si trovano nelle zone più densamente abitate dalla comunità cingalese per favorire l'integrazione dei bambini cingalesi. "Poiché i bambini dello Sry Lanka restano pochi anni in Italia- chiarisce Palmieri- e poi tornano in patria, le famiglie non li mandano a scuola perché temono che perdano la lingua d'origine, ecco che abbiamo pensato di lasciare aperte le scuole di pomeriggio per fargli seguire appositi corsi della lingua d'origine".
Grazie anche alle informazioni raccolte con la prima indagine sulle scuole, è stata condotta una seconda indagine sugli alunni nelle scuole con una presenza significativa di alunni stranieri: in totale sono state selezionate 89 scuole, di cui 53 scuole medie. L’indagine ha sottoposto a tutti gli alunni stranieri frequentanti le scuole secondarie selezionate, previa autorizzazione da parte dei genitori, un questionario articolato in diverse aree tematiche. Al questionario sono stati invitati a rispondere anche un pari numero di alunni italiani frequentanti le stesse classi di quelli stranieri e selezionati dagli insegnanti secondo criteri casuali stabiliti a priori, al fine di avere un gruppo di controllo dei risultati.
Sembrerebbe emergere distintamente che gli alunni che frequentano scuole molto attente a favorire processi di inserimento ed integrazione degli alunni stranieri, pur non conseguendo migliori risultati scolastici, si trovano meglio con i propri compagni di classe e con gli insegnanti, hanno un atteggiamento più positivo verso i compiti da svolgere e vivono in famiglie maggiormente sensibili e partecipi alla vita scolastica dei propri figli.
A breve l'Osservatorio del Comune pubblicherà tutti gli atti della ricerca in cui si analizzano in dettaglio non solo i rapporti dei ragazzi con la scuola, ma anche con la cultura della città, con la casa, con gli amici. "E' interessante- conclude l'assessore all'Istruzione- vedere come i figli di migranti conoscano molto meglio il sindaco di Napoli o l'allenatore del Calcio-Napoli del presidente della Repubblica, questo significa che si riconoscono nell'identità napoletana. Più giovani i figli di migranti arrivano in città più velocemente e facilmente se ne sentono parte. Napoli è una città dove c'è una bassa percentuale di migranti rispetto alle altre città italiane, ed è anche questo a favorire il benessere e l'integrazione dei più piccoli".
AdG
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