Una donna su tre, nella nostra regione, sa cosa vuol dire violenza fisica e sessuale. E lo sa per esperienza diretta. Le altre, quasi sei su dieci, hanno invece sperimentato minacce, spinte, schiaffi. Parlare di violenza di genere non basta: nella Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, facciamo il punto su dati e percorsi intrapresi in Campania.
I DATI
Quanto emerge dal secondo rapporto sul femminicidio in Italia dell’Eures è che ad essere colpite sono sempre più spesso mogli e conviventi, e dunque donne legate ai propri aguzzini da un rapporto familiare e sentimentale. Lo scorso anno è stato, da questo punto di vista, nero, con la più elevata percentuale di donne tra le vittime di omicidio mai registrata in Italia, in pratica una ogni due giorni e i casi sviluppatisi in ambito familiare sono passati dai 105 del 2012 a 122, il 16% in più. Ciò significa che in 7 casi su 10 i femminicidi si sono consumati all'interno del contesto familiare, una costante nell'interno periodo 2000-2013 (70,5%). Lo stesso dicasi per le violenze nate in contesti di prossimità: stiamo parlando di rapporti di vicinato, di amicizia e di lavoro. Ma tra le 179 storie raccontate dalle statistiche sui femminicidi del 2013, un altro dato allarmante salta agli occhi. Se per quasi 10 anni la metà dei crimini contro le donne è avvenuto al Nord, il 2013 ha segnato un’inversione di questa tendenza già di per sé preoccupante: oggi è il Sud l'area a più alto rischio con 75 vittime ed una crescita del 27,1% sull'anno precedente e la maglia nera spetta proprio alla Campania, regione più colpita assieme al Lazio con 20 vittime per ciascun ambito territoriale. Ma non è solo la mano degli uomini - nel senso pratico del termine giacché i dati dicono che le percosse, lo strangolamento e il soffocamento sono le modalità di esecuzione più ricorrenti rispetto all’uso di armi vere e proprie - a fare vittime. Spesso, anche chi ha cercato di proteggersi denunciando alle autorità il proprio vissuto di violenza non ha ricevuto l’aiuto necessario: l’Eures sottolinea, infatti, "l'inefficacia e inadeguatezza della risposta istituzionale alla richiesta d'aiuto delle donne vittime di violenza all'interno della coppia, visto che nel 2013 ben il 51,9% delle future vittime di omicidio aveva segnalato/denunciato alle Istituzioni le violenze subite".
Questo dato andrebbe accompagnato a quello del Telefono Rosa di Napoli, nell’ultima pubblicazione diffusa sul tema della violenza di genere (pubblicata il 29 novembre 2013): le donne vittime di percosse, minacce, stalking, non appartengono necessariamente a ceti sociali con un livello di istruzione basso dove la percezione del proprio vissuto, le prassi di denuncia e segnalazione e la ricerca d’aiuto appaiono lontani, anzi. Il fenomeno è trasversale e valica il titolo di studio della vittima che risulta essere medio-alto (diploma/laure) nel 69 % dei casi e basso nel restante 31%.
LE INIZIATIVE
Due sono le iniziative che propongono un nuovo tipo di approccio al tema del contrasto alla violenza sulle donne coinvolgendo diversi enti e attori del contesto territoriale. In primo luogo c’è il Protocollo d'intesa sulla Violenza di Genere dall'Asl Napoli 1 Centro e dalla Procura di Napoli: l’iniziativa vuole mettere in rete una serie di servizi in grado di intercettare i casi di violenza e di offrire soluzioni, una volta che l'abuso emerge, anche attraverso l'indicazione dei centri specializzati che possono assistere le vittime. Il primo passo è la costituzione di una piattaforma di lavoro congiunto che veda Asl e Procura interfacciarsi attraverso i rispettivi referenti per la violenza di genere, per mettere in campo proposte congiunte ed azioni coordinate per le indicazioni di modelli di lavoro che garantiscano l'efficienza degli interventi da realizzare sotto il profilo sia sanitario sia giudiziario. L'Asl Napoli 1, centro di coordinamento della rete sanitaria campana come previsto dalla legge n. 22/2012 sulla rete antiviolenza, ha assunto il compito di guidare nella Regione Campania il cambiamento delle prassi sanitarie per incontrare i bisogni di ascolto, salute e tutela delle donne vittime di violenza. «Si tratta di un nuovo approccio al drammatico problema – ha spiegato il manager dell'Asl Napoli 1, Ernesto Esposito - che riguarderà non solo i pronto soccorso dei presidi ospedalieri ( ovvero San Paolo, Loreto mare, San Giovanni Bosco e Pellegrini), ma anche tutti i servizi sanitari che possono intercettare nel loro percorso le donne oggetto di maltrattamenti».
Anche “Ca.R.A.”, acronimo di ‘Campania rete antiviolenza’, vuole integrare i percorsi di sostegno alle vittime di violenza – soprattutto per quel che riguarda l’accoglienza e l’ assistenza - e metterli in rete. Lanciato dall’assessorato alle Politiche Sociali della Regione proprio in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne vede lo stanziamento di 4,5 milioni di euro a supporto di nuove attività. Spiega l’assessore Bianca D’Angelo: “Entro il 2015 saranno avviati 57 progetti che daranno vita nei diversi Ambiti territoriali a presidi per donne e bambini vittime di maltrattamento, con attività di accoglienza, consulenza psicologica e legale, orientamento al lavoro, formazione, sensibilizzazione e denuncia anche contro l’omofobia”. Si tratta di un ulteriore passo avanti per una regione che ha già approvato due leggi nel settore, nel 2011 per l’istituzione dei Centri antiviolenza e nel 2012 per regolamentare il percorso di donne e minori vittime all’interno delle strutture sociosanitarie. I progetti annunciati sono 25 a Napoli, 6 ad Avellino, 5 a Benevento, 10 a Caserta, 11 a Salerno, numeri che riguardano le città e le province. A Napoli è già attivo il centro ascolto antiviolenza dell’Ospedale San Paolo, ma anche il Telefono Rosa, Donne in contatto di Giugliano, centro Aurora e la casa delle donne maltrattate Fiorinda. Nel casertano opera il centro Eva a Maddaloni e a Santa Maria Capua Vetere, Spazio Donna telefono rosa a Caserta, Casa Lorena di Casal di Principe; a Salerno il centro Linea Rosa.
RRF
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