Nessuno è immune dal male

Presentato “Il paradiso dei diavoli”, il nuovo romanzo di Franco Di Mare.

franco-di-mareSceglie di stare dalla parte sbagliata, il protagonista del nuovo libro di Franco Di Mare Il paradiso dei diavoli (Rizzoli, pag. 391, euro 18) che lo ha presentato a Libri & Caffè, il bistrot letterario del Teatro Mercadante di Napoli con Sergio Brancato, Pietro Treccagnoli, Francesco Pinto e Fabiana Sera per le letture.

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Il libro racconta di una città dove niente è come sembra, piena di contraddizioni nei suoi quartieri bene, non immuni dalla crudeltà e dalla devianza. Il borghese, ’o guaglione, il commerciante, il cronista di nera, la casalinga, l’intellettuale sono in qualche misura tutti contagiati dal Male che abita il golfo più bello del mondo. Così Carmine Cacciapuoti ha una doppia vita: di giorno è uno stimato filologo, di notte fa il sicario della camorra. «’Na bbotta ’nfaccia e nun ce pienze cchiù, gli avevano detto quando era alle prime armi. E così era stato. Di facce sgomente di fronte alla bocca della sua pistola Carmine se n’era trovate diverse nel corso della sua carriera di specialista. Facce perplesse o disperate, facce  rassegnate, interrogative o rabbiose, facce impietrite, facce inutilmente supplicanti. Ma sempre facce di merda. Facce da camorristi. Come la  sua». Cacciapuoti ha un destino segnato sin da bambino, quando tra le bande di quartiere  prende i primi contatti con la camorra: da grande poi la strada del male gli sembra inevitabile. «Corruptio optimi pessima», i buoni che si corrompono diventano pessimi, dice il killer-filologo (citando san Gregorio Magno) quando tenta di spiegare a un giornalista la visione della vita di un criminale. È il punto di vista di chi si sente vittima di un sistema ingiusto, dove va avanti il più forte, non il più bravo. Le offese, gli insulti, le ingiustizie fanno di un uomo un killer: «Le offese a lui arrecate, ad esempio. Gli insulti subiti da persone insospettabili, magari colleghi stimati. Le ingiustizie perpetrate ai suoi danni da un sistema corrotto, che generano propositi di vendetta. E più in generale la consapevolezza che non c’è nulla che possa cambiare la propensione dell’uomo a essere carnefice dell’uomo».

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