La musica e il movimento come risorsa, in sinergia con le terapie.
La Biodanza è una disciplina che attraverso musica, movimento spontaneo e le situazioni di incontro tra i partecipanti permette di conseguire effetti di integrazione, rieducazione affettiva e riapprendimento delle funzioni originarie della vita. Un lavoro del genere è importante nei percorsi di crescita personale e riabilitazione: ne parliamo con Cristina Canino.
Giovane dottoressa in Psicologia, operatore titolare della disciplina, sistema "Rolando Toro", racconta: "Fin dal mio primo approccio con la psicologia ho apprezzato e approfondito le teorie di Wilhelm Reich, il primo psicoanalista ad avere dato una dimensione corporea alla psiche, cui ho affiancato quelle del suo allievo Alexander Lowen fondatore della bioenergetica. La biodanza è una disciplina non coreografica, che non ha nessun scopo se non quello di ritrovare il piacere di muoversi lasciando che la musica entri nel corpo e segua il suo flusso naturale attraverso un movimento semplice e sentito: non è solo esercizio, ma una vero e proprio percorso di crescita, capace di aiutare anche chi si trova in difficoltà"
Qual è l'apporto della biodanza nel lavoro con persone disabili?
"Da poco ho concluso il percorso annuale iniziato lo scorso ottobre presso l’AIAS, l'Associazione Italiana Assistenza Spastici, ospite della sede in via Adriano a soccavo di Napoli, sotto gli occhi amorevoli e presenti di Adriana Di Sarcina, la Presidente. Ho potuto capire in questo modo quanto si possa fare unendo la biodanza alle terapie più note. In questo senso, a parte la mia esperienza e quella dei ragazzi, è necessario sapere che il sistema Biodanza può essere applicato con persone con difficoltà di relazione e di contatto fisico e sociale, con successo per lo sviluppo dei rapporti umani e della salute, l’accrescimento delle risorse e la prevenzione dello stress. Sviluppa l’autonomia psicofisica e aumenta la capacità di azione e l’efficienza personale. Effetti specifici si hanno nella riduzione dei disturbi psicosomatici, nella modulazione e bilanciamento dei diversi stati emozionali come la migliore regolazione della rabbia, il maggiore ottimismo, e nella riduzione dello stress. Rispetto al sistema immunitario, è stata constatata una migliore reazione immunitaria a breve e lungo termine".
Lei collabora anche con la scuola di formazione per insegnati qui a Napoli, diretta dal professor Flavio Boffetti, eppure in tanti non sanno che esiste una scuola dedicata a questa disciplina anche in città. Sarebbe invece necessario aprirsi a terapie e discipline che tengano nel giusto conto la fisicità, e rendere partecipi nonché vicini, anche nella modalità di integrazione, i cittadini…
“Assolutamente sì. Lo scorso 15 maggio abbiamo organizzato un evento a Città della Scienza e grazie al coraggio e alla volontà vulcanica come quelle delle belle presenze che abitano questa città abbiamo fatto quello che molti, dal di fuori, definiscono un girotondo o qualcosa che “fa stare bene”. Due ragazzi dell’AIAS vi hanno partecipato e l’idea di coinvolgerli tutti è stata spontanea. Purtroppo ritornare a Città della Scienza non è possibile: ci sono altre attività come “l’Estate dei piccoli”, ma non abbandono l’idea di organizzare un evento pubblico aperto a tutti, conclusivo dell’anno “scolastico” che possa riunire i ragazzi prima della pausa estiva e che sia anche una possibilità per contribuire, alla vita dell’Associazione Italiana Assistenza Spastici di Soccavo che da anni lavora su base di volontariato, sfruttando le proprie risorse, quelle di madri, padri e disabili che si aiutano a vicenda”.
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