Quello che la Musica può fare

Luca Autiero parla di Musicoterapia

musico terapiaLuca Autiero, è un giovane musicoterapista e sassofonista laureato in tecniche della riabilitazione psichiatrica e diplomato alla scuola triennale di musicoterapia ISFOM.  Autiero, che collabora con il reparto di emergenza psichiatrica del Policlinico Vecchio (TSO) e da giugno sta gestendo alcuni corsi nell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Secondigliano, ci racconta cos'è la musicoterapia e come può essere fondamentale in situazioni di disagio psichico, ma non solo.

Cos'è la Musicoterapia e come può essere utile in contesti di disagio?

La musicoterapia prevede l'utilizzo dello strumentario Orff, strumenti musicali ideati da Carl Orff compositore e pedagogo tedesco, molto facili da utilizzare. Il paziente suona in modo libero,  improvvisa. Lo scopo non è imparare a suonare uno strumento o intrattenere, ma insegnare a comunicare attraverso il linguaggio universale della musica e spingere a riacquisire abilità sopite, in questo senso si utilizzano in tutto e per tutto i suoni, ma anche il silenzio. da una parte l'intervento preventivo, volto a promuovere la relazione, il benessere, la partecipazione, la creatività, la messa in gioco di sé, l’affidarsi/il fidarsi. Dall'altra l'intervento riabilitativo, per indurre l'utente a lavorare sulle risorse personali e sul disagio fisico e psichico (attraverso esperienze diversificate con voce/parola, corpo/movimento, strumenti) e sul disagio comportamentale (attraverso esperienze sull’affettività/emotività adoperando specifiche strategie relazionali).
La musicoterapia, innescando capacità sociali e relazionali, è utilizzata con sofferenti psichici, ma è anche un valido strumento di accrescimento e di miglioramento del contesto relazionale per bambini che nell'età evolutiva hanno deficit di apprendimento, disabilità, sindrome di down, vittime del bullismo e a rischio dispersione scolastica. E questo l'ho verificato in diversi progetti scolastici.

Ci sono studi che attestano gli effetti della Musicoterapia?

E' scientificamente provato da diversi studi che la musicoterapia ha un effetto positivo su vari disturbi medici e soprattutto psichiatrici, in particolare riduce l'ansia e la depressione e permette di diminuire la somministrazione di farmaci e migliorare la coesione, l'accettazione e le relazioni del gruppo in contesti psichiatrici.  Un programma di ricerca a cui ho partecipato in prima persona in qualità di musico-terapista è stato realizzato dal Dipartimento di Psichiatria dell'Università di Napoli SUN e dall'Istituto Formazione Musicoterapia - ISFOM su 61 pazienti donne ricoverate consecutivamentenel reparto di emergenza psichiatrica. Lo scopo dello studio era quello di valutare gli effetti di un programma di MT sugli indici psicopatologici e sul funzionamento psicosociale in un gruppo di pazienti ospedalizzati per disturbi mentali gravi mettendolo a confronto con un gruppo di controllo che non aveva seguito nessun intervento di MT.
I nostri risultati hanno evidenziato che la MT ha un impatto positivo sulla sintomatologia generale ed affettiva dei pazienti con gravi disturbi mentali. Inoltre abbiamo dimostrato che  la MT, esercita i suoi effetti sia sulla sintomatologia generale ed affettiva che  sul funzionamento psicosociale, anche con un numero relativamente basso di sedute di MT ed in un ambiente di degenza ospedaliera a breve termine e che si integra bene con il trattamento farmacologico e le altre attività di riabilitazione psicosociale.

Che ritorno ha dal lavoro nel reparto del TSO?

Ho iniziato con un tirocinio universitario e da 3 anni sono volontario per il progetto di musicoterapia della SUN e dell'ISFOM, nel reparto del Trattamento Sanitario Obbligatorio al Policlinico Vecchio con una capienza massima di 7 pazienti donne, che restano ricoverate tra i 7 e i 30 giorni in misura di sicurezza e sono seguite da due riabilitatori psichiatrici e due musico terapisti. E' un lavoro che da grandi soddisfazioni: in poche sedute di MT le persone riescono a condividere loro storie e le loro problematiche, si sentono più libere e scaricate dalle tensioni dei loro problemi. La cosa che mi dispiace è che alla fine del trattamento non sappiamo più nulla delle pazienti che tornano a casa e sono affidate allo psichiatra del distretto sanitario di pertinenza. Mancano invece strutture dove realizzare percorsi di riabilitazione più lunghi.

Lei sta lavorando anche nell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Secondigliano, in attesa che venga chiuso, cosa che sarebbe già dovuta avvenire a fine marzo...

Si, ma la chiusura sarà possibile solo quando verranno aperte le Rems. Attualmente ci sono ancora 70 pazienti e si dice che entro giugno saranno dimessi. All'interno dell'Opg io tengo tre corsi: musicoterapia con sessioni di 45 minuti, un laboratorio emozionale basato sul tango e quello di training autogeno. Ognuno di essi seguito da 10 persone che hanno scelto volontariamente di partecipare, ci sono alcune regole che una volta accettate devono essere rispettate.  I gruppi sono molto eterogenei, ci sono pazienti molto gravi che se mancano posso giustificare, mentre chi non ha costanza pur avendo le capacità di seguire viene escluso dopo 5 assenze. Anche se i pazienti sono diversi tra loro si lavora fissando obiettivi comuni come la condivisione delle emozioni e l' impegno. La musica in questo senso è uno strumento utilissimo anche con i pazienti che hanno eloquio disorganizzato, riesce a creare comunicazione più fluida. Già il fatto che le persone in quel contesto si alzano dal letto, si lavano e scendono è un grande risultato.

In cosa consiste il laboratorio esperienziale di tango?

Anche nel laboratorio di tango la musica è importantissima e ad essa si unisce il movimento e il contatto fisico. Il tango è uno strumento e non il fine e viene utilizzato in modo terapeutico, per condividere le emozioni. La maggior parte degli internati sono abituati a utilizzare il corpo per drogarsi, in rapporti promiscui, e sul tagliarsi: molte richieste passano attraverso l'autolesionismo.
Invece col tango riescono a utilizzare il proprio corpo in modo più sano sviluppando capacità empatiche, imparando ad essere più tolleranti, a evitare eccessi d'ira, a socializzare e creare legami e grazie ad esso i pazienti riescono a sentirsi meno soli e meno depressi.

Cosa le sta dando questa esperienza nell'Opg in termini professionali?

Mi ha dato molto in termini di crescita lavorativa, sono stato fortunato perché sono arrivato con una formazione specifica e più competenze, ma ho dovuto imparare a relazionarmi con tutto il personale medico e penitenziario, ognuno preso dalle sue esigenze e problematiche gestionali burocratiche. Così ho subito non poche pressioni: all'inizio non è stato semplice ottenere una privacy durante le attività di riabilitazione, venivo interrotto una continuazione dal personale. L'istituzione penitenziaria non facilita il setting riabilitativo, l'istituzione tende obiettivi quantitativi più che alla cura di progetti individuali, mentre per realizzare il percorso terapeutico ci vogliono: un luogo cardine, la privacy, e il tempo, tutte condizioni difficili da ottenere in carcere. D'altra parte ho avuto tanti feed back positivi dai pazienti, ad esempio nella fase della verbalizzazione mi hanno detto: "mi sento ogni giorno meglio, mi sento partecipe di un gruppo, riesco a dormire la notte, a non pensare sempre a cose brutte e ai problemi".

Cosa pensa della chiusura degli Opg?

Secondo me gli Opg non andavano chiusi ma rimodulati, con la chiusura si rischia che i pazienti vengano isolati in luoghi lontani dalla città, mentre un posto come l'Opg di Secondigliano che poteva essere rimodulato, diminuendo la custodia e aumentando la riabilitazione. Si rischia di mandare queste persone in spazi troppo ristretti per le esigenze riabilitative, come le sezioni speciali create nelle carceri per accogliere i pazienti che hanno un residuo di pena da scontare. Nell'Opg invece ci sono cortili e giardini e un orto dove c'è il laboratorio di giardinaggio, i pazienti possono scegliere tra corsi d'arte e altre attività terapeutiche.

Da poco si sta occupando anche di un altro interessante progetto per l'infanzia...

Si, si chiama "Un arco sul territorio" per il recupero sociale di adolescenti del centro storico di Napoli, ed è realizzato nella chiesa di Purgatorio ad Arco nell'ambito di un progetto più ampio di rivalutazione del quartiere. (info: www.purgatorioadarco.it)

Alessandra del Giudice 

Scuola di Musico Terapia ISFOM. Per chi fosse interessato a studiare Musico Terapia, mercoledì 29 aprile alle 18.00 si terrà un colloquio motivazionale per accedere alla Scuola di Formazione in Musicoterapia dell’Isfom, che ha sede presso FOQUS in via Portacarrese a Montecalvario 69.
Se interessati basta prenotarsi contattando telefonicamente la segreteria Isfom ai numeri: 0815789330 – 3468014920, dalle 15.00 alle 20.00. 

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