Una comunità di persone, associazioni, enti e aziende che vogliono promuovere e sostenere progetti dal valore sociale. Ma anche un gruppo di amici che si è unito ed ha unito professioni e percorsi diversi per lavorare sull’impatto sociale: BuonaCausa.org è tutto questo, e anche di più, con più di 30.000 utenti che, ispirati dal cambiamento e del tutto gratuitamente, utilizzano tutti i giorni la piattaforma per realizzare grandi progetti attraverso il crowdfunding.
Che il crowdfunding sia un modo ottimo per raccogliere fondi è noto: dicono i dati raccolti da Daniela Castrataro (fondatrice con Ivana Pais dell’Italian Crowdfunding Network) e presentati a Bologna durante la “Borsa della Ricerca 2014” che in Italia si contano ben 54 piattaforme (con un incremento del 30% in soli sette mesi) e un valore complessivo dei progetti finanziati che supera i 30 milioni di euro. Ma fare crowdfunding per contribuire alla crescita sociale di una comunità è un approccio meno famoso ma ugualmente importante che proprio a Napoli ha una base forte, da conoscere, promuovere e sostenere tanto che anche Gesco, il Gruppo di Imprese Sociali sta lavorando per un partnerariato.
L’idea di Federico Lauria, Giuseppe Lauro, Francesco Sorano e Margherita Cittadino, giovani professionisti napoletani, era, infatti, di unire le diverse professionalità e percorsi in un progetto che potesse creare davvero valore sociale, aiutare qualcuno, consentire di realizzare qualcosa di utile, promuovere valori positivi: BuonaCausa è, allora, una piattaforma alla quale chiunque, sia esso privato o associazione non-profit, può accedere liberamente per lanciare una campagna, raccogliere fondi o consensi a favore dei progetti che più gli stanno a cuore e, per la prima volta in Italia, senza alcun costo, in alcuna forma, per i promotori. Ci si registra, infatti, in maniera totalmente gratuita, senza che nessuna spesa sia trattenuta dalle donazioni raccolte e senza quote di iscrizione. Utilizzando questa piattaforma web, inoltre, si può accedere a molti strumenti utili come, ad esempio, una pagina nella quale si racconta la propria buona causa con video, foto e testi e stabilendo una cifra obiettivo della raccolta fondi. Le persone che visitano la pagina possono decidere di offrire il proprio contributo tramite i canali di pagamento impostati da chi propone il progetto: tutti i contributi sono visibili per fare in modo che la raccolta sia il più trasparente possibile e le persone più invogliate a contribuire. Ma BuonaCausa consente anche di diventare testimonial di associazioni e cause, aprendo una pagina personale (personal fundraising). In questo modo il testimonial non entrerà in contatto con i fondi raccolti che invece andranno direttamente al beneficiario.
Ma come si realizza una raccolta fondi online a sostegno di una causa davvero buona? In primo luogo, consigliano i ragazzi, è necessario che i progetti siano basati su idee e iniziative concrete con un obiettivo chiaro, raggiungibile e condivisibile. Altro passo necessario è quello di comunicare e raccontare la propria idea in maniera curata, chiara e trasparente circa i soggetti coinvolti, le finalità e le modalità: tutto per raccontare una storia e costruirne esiti e sviluppi grazie al supporto dell’intera comunità. Ai ragazzi di BuonaCausa spetta la verifica, a diversi livelli, dei progetti: “Questo non va interpretato come un giudizio sull'importanza delle cause – spiegano - ma risponde alla necessità di moderare la piattaforma con regole chiare e consentire ai contenuti di qualità di non essere messi in secondo piano da contenuti "off topic" o improvvisati”.
E cosa succede quando si contribuisce? Chi dona può scegliere di farlo attraverso diversi canali messi a disposizione dalla piattaforma e scelti dal proponente: bollettino postale, bonifico bancario, carta di credito, paypal. In ogni caso, si versa direttamente sul conto dei promotori della causa, la cifra con la quale si è deciso di sostenere il progetto: i costi che si affrontano per quest’operazione dipendono solo dal canale scelto e dalle spese ad esso legato, che dipendono dal proprio operatore bancario: “Se ad esempio un utente dona via bonifico, l'unica spesa che sostiene è quella relativa al costo di un bonifico, che può variare di banca in banca e a seconda del contratto stipulato”.
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