Un laboratorio scolastico punta a ricostruire relazioni e storia collettiva
Nel tempo delle mille informazioni labili e sfuggenti, delle relazioni temporanee e superficiali un progetto scolastico si propone di ricontattare la memoria attraverso l'ascolto. E' “Io mi ricordo. La storia ricostruita attraverso la ricerca della memoria familiare – Ricerca, Teatro e Narrazione”.
Il progetto è realizzato con il sostegno della Fondazione di Comunità del Centro Storico di Napoli e della Fondazione Banco di Napoli dall'associazione culturale La Giraffa nel Bicchiere che unisce due donne e due realtà: Elena Castellano storica dell'arte ed esperta di didattica nelle scuole e Valeria Bianchi attrice e regista che ha scelto di indagare la realtà degli internati dei campi di concentramento dei militari italiani durante la guerra, a partire dalla registrazione dei racconti del nonno internato in Germania a seguito dell'8 settembre del 1943 dalle registrazioni audio di Valeria è scaturito lo spettacolo “A chi questo? Il rancio nel campo di Bergen” che si terrà giovedì 15 gennaio alle ore 21.00 nella Basilica di San Giovanni Maggiore e che è stato di riferimento per costruire il laboratorio scolastico.
E' partendo dall'idea che la ricostruzione della memoria può e deve essere perseguita anche oggi, poiché oltre ad essere un fine è un processo che avvicina le generazioni e arricchisce grandi e piccoli, che Castellano e Bianchi hanno ideato “Io mi ricordo”, un vero e proprio percorso di sensibilizzazione al dialogo tra le generazioni e alla valorizzazione della memoria personale, della famiglia e dei luoghi a cui appartengono i ragazzi, che si realizza attraverso la ricerca e l'indagine delle fonti più vicine e accessibili ai ragazzi.
Il progetto didattico per l'anno scolastico 2014/2015 iniziato a ottobre 2014 coinvolge trenta alunni della classe I C della scuola media Campo del Moricino di piazza Mercato a Napoli ..
"I ragazzi, che come primo passo assisteranno allo spettacolo di Valeria, stanno raccogliendo aneddoti e storie su tre piani- spiega Elena Castellano-: "me stesso, la mia famiglia, il mio quartiere". I ragazzi sono già partiti avvicinando i nonni, piuttosto che i vicini di casa o il tabaccaio. Ciò che conta è trovare qualcuno disposto ad aprirsi e raccontarsi, cosa che non è sempre semplice, i ragazzi ci dicono infatti che i genitori presi dal lavoro non hanno tempo o che i nonni raccontano sempre le stesse cose. Ma è anche vero che ci vuole un'attenzione particolare anche nell'ascoltare così noi abbiamo dato loro gli input sull'atteggiamento, la gestualità e lo sguardo da adottare, ma si tratta di suggerimenti più che di regole. Le storie individuali, i ricordi, le filastrocche, i canti, le memorie, i racconti, i saperi raccolti dai ragazzi, saranno contestualizzate e diventeranno materia prima del laboratorio teatrale sul racconto orale che culminerà in uno spettacolo finale messo in scena a marzo. Dalle piccole storie individuali tratte dai ricordi e dai racconti della propria famiglia o di coloro che sono vicini si passerà alla ricostruzione della grande storia collettiva. I ragazzi durante la loro ricerca raccoglieranno inoltre foto, video, audio, oggetti che faranno parte di un'esposizione finale che conterrà anche in un'istallazione interattiva che permetterà al pubblico presente di rendersi protagonista. L'idea è riproporre il progetto in altre scuole e in altri contesti così da realizzare una collana di racconti collettivi".
La memoria può essere quindi il mezzo per scoprire la propria identità e l’identità del luogo in cui viviamo (casa-strada-quartiere-città-nazione). La maggiore innovazione apportata dal progetto “io mi ricordo” all'interno del percorso scolastico e formativo consiste nel modificare il punto di vista nei riguardi della materia Storia modificando gli strumenti di indagine e di approccio attraverso l'utilizzo di ricerca sul campo, teatro, oralità, arte. "Vogliamo pensare la storia- conclude Castellano- come qualcosa a noi vicino, un susseguirsi di attimi del presente che contraddistinguono le nostre scelte, le nostre decisioni, il nostro futuro. Senza il passato, senza le fondamenta ben radicate, senza la consapevolezza dell'origine, non è possibile costruire il futuro".
Lo spettacolo “A chi questo? Il rancio nel campo di Bergen” di Valeria Bianchi che va in scena giovedì 15 gennaio alle ore 21.00 nella Basilica di San Giovanni Maggiore in via Rampe San Giovanni Maggiore 14, e che vede in scena due attrici/musiciste, è nato dalla necessità dell’autrice di dare voce alle memorie di suo nonno, Angelo Bianchi, Ufficiale italiano internato in Germania per non aver aderito alla Repubblica Sociale dopo l’8 settembre del 1943. Si basa sui racconti registrati e su una ricerca storica svolta a posteriori dall’autrice. Presentato nella sua forma embrionale di studio al festival La Macchina dei sogni 2008 (direzione artistica di Mimmo Cuticchio) e debuttato nel 2010 presso il Teatro san Genesio di Roma, è stato ospite nel 2011 alla rassegna Evenings on Campus” presso l'Università della Valletta, Malta e successivamente rappresentato in numerosi teatri.
Nello spettacolo le vicende del singolo si intrecciano e fondono con i fatti storici e con le esperienze comuni a tutti gli altri uomini che vennero catturati e internati dopo l'8 Settembre. E' il racconto semplice, leggero, privo di retorica, poetico e spesso divertente, delle strategie fisiche e morali adottate dai prigionieri I.M.I. nella lotta quotidiana per sopravvivere, nel tentativo estremo di mantenere alto il morale e lo spirito. Il tema principale su cui vertono gli aneddoti, spesso grotteschi e comici, raccontati con rispetto e con delicata ironia, consiste in quella che si è dimostrata essere la preoccupazione maggiore di coloro che hanno vissuto l'internamento nei campi per Internati Militari Italiani: la fame (o ossessione del cibo, come la chiamava il nonno dell’autrice).
Il racconto è accompagnato e intervallato da musica dal vivo (organetto, clarinetto e altri strumenti che accompagnano e danno ritmo alla narrazione), canzoni originali, videoproiezioni di foto e documenti sonori.
Info: lagirafanelbicchiere@gmail.com
AdG
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