Si è preso la scena spedendo all’inferno il Casoria condannandolo ad un’amara sconfitta in extremis col suo graffio letale e al contempo ha mandato in estasi i tifosi dell’Afro Napoli che non potevano crederci ad un epilogo così meraviglioso.
Che Blas Cittadini fosse il nuovo idolo del Vallefuoco c’era da aspettarselo perché il talento di Bragado ha lasciato un segno incancellabile in poco tempo coi colori multietnici ridando speranza ad un intero popolo biancoverde per i tanto agognati playoff. Quel che si sa di certo e può sembrare paradossale è che non abbiamo ancora visto abbastanza tutte le potenzialità di questo speciale ragazzo che a soli 22 anni, compiuti da circa un mese, in mezzo al campo già gioca come se fosse un veterano accarezzando la palla con una confidenza inusuale. Blas è una forza della natura, ha dei margini di miglioramento notevoli e costituisce una certezza per l’immediato e per il futuro del centrocampo dei leoni. Un artista argentino raffinato, bravo tecnicamente e imprevedibile per le difese avversarie col suo passo differente dagli altri, che si è fatto apprezzare nello spogliatoio dell’Afro Napoli non solo per le sue conclamate doti tecniche ma anche per quelle umane, per la sua umiltà e intelligenza a reinventarsi. Infatti il promettente fantasista ha sperimentato una nuova realtà, diversa da casa, e ha imparato in fretta una lingua ed una cultura completamente differenti da quelle che conosceva aspettando con pazienza il suo momento per poter giocare ufficialmente in squadra dopo un lungo periodo di attesa burocratica.
L’Afro Napoli è pronta per sfidare in trasferta la capolista Frattese per un big-match dal sapore speciale. Quali sono le tue sensazioni?
Tutti sappiamo che è una partita troppo importante per l’ambiente. Noi siamo in zona playoff e non vediamo l’ora di giocare contro la prima della classe che si trova in quella posizione da tante giornate non a caso. Sarà un match difficile e sfidare i migliori del girone A rappresenta per noi un grande stimolo per dare il meglio e solo giocando in modo concreto che possiamo ottenere un risultato positivo. L’Afro Napoli si esalta in questo tipo di gare e contro la Frattese abbiamo il compito di dimostrare chi siamo.
Quando hai debuttato con la maglia dell’Afro Napoli sei riuscito anche a segnare il tuo primo gol in casa contro l’Aversa Normanna dopo ventuno minuti di gioco e nell’ultimo turno hai regalato al Vallefuoco alla tua squadra una vittoria di prestigio contro il Casoria risultando il migliore in campo. Tanta roba…
Ho sempre avuto fiducia nelle mie qualità. La mia prima rete con questa casacca mi ha permesso di sbloccarmi in campo e di giocare con spensieratezza e tutto ciò è stata un’emozione troppo grande e non la dimenticherò facilmente.
Hai atteso cinque mesi per poter essere a tutti gli effetti un calciatore dell’Afro Napoli da un punto di vista burocratico. Cosa hai provato in tutto questo periodo e in che modo ti hanno incoraggiato la società, l’allenatore e i tuoi compagni?
Stavo bene anche se in alcune circostanze subentrava un po’ di frustrazione da parte mia visto che non potevo scendere in campo per poter aiutare la squadra. Mi sono sempre sentito a casa qui, sin dal primo giorno, con una società che mi ha dato una grande mano per farmi ambientare. Tanti miei compagni mi hanno rassicurato che sarei dovuto restare sereno nonostante vivessi una situazione anomala dove potevo allenarmi ma non era possibile giocare.
Ti ricordi come è stato il tuo primo giorno in biancoverde?
Sì, ero felice e sono arrivato qui di mattina ma ero stanchissimo a causa del lungo viaggio in aereo e poi nel pomeriggio ho iniziato ad allenarmi. Non capivo la vostra lingua e il primo italiano che ho incontrato è stato il direttore sportivo Pietro Varriale. Santiago Sogno si può dire che mi ha fatto da interprete sin dall’inizio.
Quali sono le tue qualità in mezzo al campo e qual è la tua posizione preferita?
Io sono trequartista: mi piace giocare lì per fare da raccordo tra centrocampo e attacco trovando gli spazi giusti per prendere la palla e smistarla, saltando l’uomo per fare la differenza e andare in avanti. Posso giocare anche come mezzala e all’occorrenza interpretare pure il ruolo di centrocampista esterno.
Con chi hai legato di più nello spogliatoio?
Con tutti i miei compagni in special modo con Santangelo, Riccio, Sogno e Dodò. Non appena sono arrivato all’Afro Napoli tutti mi hanno fatto sentire a mio agio sin dal primo istante.
L’Afro Napoli condanna il razzismo a tutte le latitudini. Perché secondo te persiste ancora questo fenomeno in questo sport?
Perché molte persone sono ignoranti e non si rendono conto della gravità del problema. Il calcio è un bellissimo sport ma non è tutto nella vita e rappresenta solo una piccola parte dove però non dovrebbe esserci l’esasperazione. Mio padre mi ha sempre insegnato sin da piccolo che prima di essere un calciatore devo essere una persona perbene. Il razzismo esiste anche al di fuori di questo sport solo che in questo settore è più visibile dal momento che il calcio è il gioco esistente più popolare.
Qual è l’alimento che apprezzi di più della cucina napoletana?
Su tutti la mozzarella di bufala poi la pizza e la pasta che mangio al ristorante “Il Poggio”.
Qual è la stata la prima parola che hai imparato in italiano?
“Ciao”. Anche se la mia famiglia prima che io partissi mi aveva avvisato scherzosamente che le prime parole che avrei dovuto dire da voi sarebbero state “buongiorno”, “buonanotte” e “ciao”. Quest’ultimo termine ho avuto modo di sentirlo sempre qui.
Quale personaggio nel mondo del calcio ti sentiresti di ringraziare?
Santiago Sogno. Lui non mi ha mai abbandonato nei momenti difficili e ha saputo istruirmi e consigliarmi da amico su certe situazioni per me nuove.
Nel tempo libero cosa ti piace fare?
Mi piace leggere qualsiasi genere e bere il mate, una tipica bevanda argentina molto gradita.
Quando è nata la tua passione per il calcio?
Sin da bambino: quando nasci in un paese come l’Argentina ti mettono subito una palla al tuo fianco. A 3-4 anni già giocavo nella squadra della mia città, il Bragado Club. A quell’età non c’era una categoria e quindi io già mi allenavo con quelli più grandi di me.
A chi ti ispiri quando giochi?
A Juan Roman Riquelme che aveva un modo di giocare diverso da tutti gli altri. Era semplicemente di un altro livello.
Cosa ti ha colpito di più dell’universo Afro Napoli?
Oltre al lato sportivo di questo club mi hanno colpito l’attenzione e la cura che la società rivolge costantemente ai suoi calciatori dal punto di vista umano facendoli integrare nel migliore dei modi. In altre società invece non viene dato peso a tutto ciò e si pensa solamente a conseguire risultati sul campo.
Qual è il tuo obiettivo coi colori biancoverdi?
Arrivare il più in alto possibile e salire di categoria con questo speciale club attraverso i playoff.
Quali sono le cose importanti per te Blas?
L’amicizia e la famiglia, due valori della vita imprescindibili per me.
Alessio Bocchetti
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