Bagnoli. Lo spettacolo che mi si para davanti in queste mattine invernali mi fa tornare in mente le domeniche d’estate di quando ero bambino. La macchina piena di frittate di maccheroni, di polpette, dei nostri corpi diretti verso il Lido Pola che per la mia famiglia e quelli della mia generazione era semplicemente il mare.
La bellezza è rimasta immutata, ma solo guardandola da lontano, perché qui al mare non ci si viene più e c’è la spianata dell’ex Italsider a rappresentare il tempo sospeso che è diventato lo standard di Bagnoli. Anzi, probabilmente, è proprio la vicenda di Bagnoli a simboleggiare più efficacemente di qualunque altra la condizione di immobilità della nostra città.
Leggo le dichiarazioni di Filippo De Rossi, il nuovo sub commissario designato dal sindaco Manfredi per l’area, e piuttosto che alle domeniche spensierate di quando ero bambino, il dejà vu rimanda a un passato più recente. Intendiamoci, non è certo una critica all’ex rettore dell’Università del Sannio appena insediatosi, le cui parole mi sembrano dettate piuttosto da una sostanziale prudenza e una certa ragionevolezza. Non riesco a liberarmi tuttavia da quella sensazione di già visto quando si parla della colmata. Ricordo, per esempio, il commissario precedente Floro Flores che a fine marzo del 2021 dichiarava che avrebbe anche potuto non essere rimossa, ma poi il 21 maggio dello stesso anno ribadiva invece la necessità della rimozione. Anche il sindaco Manfredi si è mostrato possibilista su entrambe le soluzioni in tempi recenti, pur ricordando correttamente che al momento rimuoverla è un obbligo previsto dalla legge.
De Rossi ci ricorda quali sono le difficoltà della rimozione, nell’intervista rilasciata a Luigi Roano del Mattino e pubblicata nell’edizione cartacea del quotidiano di ieri. In sostanza, dice il sub commissario: «in caso di smantellamento della colmata dove andrebbero collocati i materiali di scarto? A oggi non si sa». Sarebbe quindi necessaria una analisi dei costi e dei benefici. E io non posso che concordare in linea di principio con la cautela del suo approccio, che ha il pregio di non omettere nessuna delle criticità, dall’insufficienza delle risorse alla necessità di non sprecarle, così come mi sembra convincente l’idea di un approccio graduale che sia parallelo all’effettivo utilizzo delle aree via via recuperate. Perché questo avvenga, mi sento di aggiungere, è però necessario che ci sia chiarezza sugli obiettivi. Una chiarezza che gli amministratori devono alla città e ai cittadini e che necessita di uno sforzo progettuale da portare a termine in tempi rapidi.
Vorrei che le prossime generazioni potessero tornare a considerare Bagnoli semplicemente il mare, non un monumento esemplare della città che non cambia mai.
Sergio D’Angelo