Alla scoperta del settore giovanile biancoverde che rappresenta un vanto ed una risorsa importante per il presente e il futuro del club
Salvatore Fasano è da due anni a questa parte il tecnico dell’Afro Napoli Juniores nonché il vice allenatore della prima squadra del club multietnico. È una persona competente nonché estremamente appassionata del suo lavoro tanto che starebbe a spiegarci per ore e con meticolosità tutte le dinamiche del gioco del calcio da un punto di vista tecnico. Con lui ci addentriamo nei meandri del settore giovanile dei leoni e nel cammino che la sua squadra sta affrontando nel campionato regionale Juniores Elite.
Mister, la stagione della squadra Juniores dell’Afro Napoli come procede?
Il rendimento è soddisfacente: al momento siamo primi nel girone A con 19 punti, in coabitazione con l’Afragolese, dopo aver disputato otto partite in cui abbiamo ottenuto sei vittorie, un pareggio e una sola sconfitta. E proprio nell’ultimo turno abbiamo battuto in trasferta la Frattese, che prima di questa gara era capolista, col punteggio di 6-0 inanellando il quinto successo di fila nel torneo. E senza falsa modestia la squadra punta a consolidare il primato quest’anno con lo scopo successivo di disputare i playoff regionali.
Come si allena un calciatore giovane dell’Afro Napoli e quali sono i metodi innovativi che coinvolgono la squadra?
Noi sviluppiamo l’allenamento su quattro giorni di sedute settimanali: il martedì, il giovedì, il venerdì al campo e il mercoledì invece ci alleniamo sia noi che l’Under 17 di mister Montanino (che disputa il campionato Allievi Regionale) in una palestra a Volla dove da quest’anno siamo affiancati dal preparatore atletico Dario Conte, titolare dell’impianto. In palestra ci esercitiamo un po’ sulla forza e tanto sul movimento e sugli aspetti coordinativi. Sia il martedì che il giovedì con alcuni ragazzi, in orbita già prima squadra, che sono liberi dagli impegni scolastici al mattino portiamo avanti il progetto Academy dove svolgiamo allenamenti incentrati sulla tecnica individuale. Da questo lavoro specifico col preparatore atletico dove seguo i ragazzi insieme con mister Montanino mi posso prendere qualche merito con grande orgoglio riguardo l’operazione Maissa, il calciatore che abbiamo ceduto alla Roma nell’ottobre scorso. Lui l’anno scorso, seppure non abbia giocato nessuna partita ufficiale con noi, comunque ha beneficiato di questo tipo di allenamenti per tutto l’anno.
Quali sono quei giovani in squadra che si stanno mettendo in mostra e che sarebbero pronti un domani per il salto nella prima squadra?
Non me la sento di fare nomi specifici perché sarebbe fare un torto ad altri calciatori che compongono la rosa. Posso però dire che con criterio abbiamo scelto di costruire la squadra “sotto età” quindi non abbiamo nessun giocatore 2001 e 2000 ma solo quelli classe 2002 e 2003: quindi ragazzi che fino all’anno scorso avevano disputato campionati regionali Giovanissimi e abbiamo fatto fare loro un “salto” al fine di avere una connessione più stretta con la prima squadra e anticipare così un po’ i tempi. Ci sono calciatori che vengono spesso ad allenarsi con la prima squadra e che sono stati convocati diverse volte da mister Ambrosino e per noi è motivo d’orgoglio. Inoltre abbiamo tra l’altro una squadra il cui minutaggio è abbastanza omogeneo sfruttando tutti i componenti della rosa e mantenendo inalterato il livello delle prestazioni e dei risultati.
Si può affermare che la cantera di cui dispone l’Afro Napoli è una risorsa importante e consolidata per il calcio campano?
Sì, sicuramente ed è una realtà in continua crescita anche perché abbiamo tesserato calciatori nati fino al 2006 e quindi il nostro obiettivo dichiarato è quello di riuscire a fornire direttamente noi gli under per la prima squadra. Ovviamente questa aspirazione parte da lontano e bisogna lavorare ad una crescita graduale nell’arco di due-tre stagioni. Per il prossimo anno l’obiettivo è quello sia attraverso la Juniores che con la squadra Under 17 di fornire gli under per la prima squadra ricavati dal nostro settore giovanile.
Il primo precetto che si insegna ai ragazzi è la tattica o si cerca di far affinare loro la tecnica?
Questo è un discorso un po’ più complesso. Partiamo dal presupposto che la prestazione di un’atleta in ambito calcistico viene suddivisa in quattro macro-aree: tecnica, tattica, atletica e mentale. L’obiettivo fondamentale è quello di riuscire ad inserire all’interno delle sedute di allenamento tutti e quattro i principi che poi determinano questi quattro fattori della prestazione. Per tecnica si intende tutti questi gesti che il calciatore compie con il pallone ovvero con le varie parti del corpo. La parte tattica si divide in tattica individuale e collettiva: la prima è la scelta che il giocatore compie in un determinato gesto tecnico in funzione della gara (ad esempio scegli se vuoi calciare o se vuoi prendere la palla di testa); la seconda invece sono tutti quei gesti tattici che compie la squadra ovvero i movimenti durante la fase di possesso e di non possesso. L’area atletica riguarda l'espressione della forza e della rapidità quindi tutto quello che concerne le capacità condizionali del giocatore. In coordinamento con il Prof. Antonio Mazzone (il preparatore atletico dell’Afro Napoli, ndr) cerchiamo di abbinarle sempre con il pallone durante gli allenamenti oppure si fanno con il cosiddetto “metodo a secco” in una palestra o sul campo: ovvero si svolgono esercitazioni mirate per l’accrescimento di queste capacità atletiche. Quindi questo miglioramento si può ottenere tramite esercitazioni col pallone oppure con esercitazioni a secco. Per quanto riguarda invece l’aspetto mentale ovviamente lì ci deve essere una connessione coi calciatori molto profonda: in tal senso voglio menzionare l’attività dei colloqui individuali che facciamo con il mio collaboratore, Francesco Evangelista. Infatti insieme con lui tutte le settimane svolgiamo coi ragazzi della Juniores tre-quattro colloqui individuali attraverso cui cerchiamo di entrare anche nelle loro dinamiche familiari e scolastiche al fine di uscire un po’ dal ruolo schematico nonché gerarchico allenatore-giocatore. Si fa questo per cercare di capire tutto ciò che gravita intorno al calciatore che si appresta ad allenarsi e a giocare le partite. Poi c’è l’area comunicazione che è altrettanto importante: la comunicazione verbale inerente allo sviluppo dell’azione di gioco e anche quella tra compagni, con l’arbitro e con gli avversari.
Come si fa a percepire se un calciatore del settore giovanile ha talento?
Per capire se un giovane può aspirare a qualche possibilità di approdare in prima squadra, nell’ambito del calcio dilettantistico, bisogna tenere oggigiorno in forte considerazione i suoi mezzi atletici, ovvero la sua struttura fisica e la sua capacità di corsa. Poi ci sono le capacità attentive ovvero quelle abilità attraverso cui il giocatore opta per la scelta più giusta in campo col gesto tecnico connesso con la situazione tattica di gioco. Nello specifico a noi ci aiuta tanto la connessione che abbiamo instaurato con la prima squadra: con loro svolgiamo le amichevoli che ci permettono di capire se i ragazzi della Juniores riescono ad essere competitivi contro i giocatori pari ruolo della prima squadra reggendo il confronto.
L’Afro Napoli per far crescere il proprio settore giovanile a chi si ispira e quali sono i suoi obiettivi?
L’affiliazione dell’Afro Napoli con la scuola calcio “Futura Soccer Academy” che annovera calciatori classe 2014, 2013, 2012 fino ai 2008 è proficua: in tal senso si riesce a sviluppare un progetto che tragga ispirazione fortemente dalle migliori cantere dei club più importanti al mondo, come quella del Barcellona ad esempio, dove si formano in maniera ponderata le giovani leve. Non si può pretendere che i ragazzi all’età di 16-17 anni siano calciatori già fatti all’improvviso. Tutta una serie di lavori protesi per la formazione calcistica dell’atleta va fatta nel corso del tempo, nell’età sensibile che va dai 5 ai 12-13 anni soprattutto dal punto di vista coordinativo e motorio.
Quanta fatica si fa nel far capire alle giovani leve che lo studio scolastico è fondamentale come il calcio?
Si tratta di una riflessione importante: nei colloqui individuali con il mio collaboratore, Francesco, chiediamo sempre ai ragazzi se già hanno iniziato a valutare un percorso universitario dopo la scuola perché lo riteniamo fondamentale. In considerazione anche del fatto che qualora loro non dovessero riuscire a fare del calcio il loro primo lavoro devono disporre di un piano B che piaccia e che sia in un certo qual modo collegato a questo mondo, come ad esempio iscriversi alla facoltà di Scienze Motorie. Altrimenti rischiamo di creare giovani uomini insoddisfatti e che non sono preparati alla vita: lo sport, nella fattispecie il calcio, è una metafora essenziale che permette ai ragazzi già di vivere la competizione e le regole di convivenza nella società. Ci rendiamo altresì conto che la frequentazione della scuola educa ed agevola i ragazzi al rispetto per le regole, all’apprendimento e li porta ad avere maggiore attenzione durante la spiegazione delle esercitazioni. È ovvio che in mancanza di scolarizzazione diventa tutto più difficile: sarebbe opportuno annoverare ragazzi che nel mondo del calcio abbiano un livello di istruzione decente.
Alessio Bocchetti
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