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Sabato 20 Aprile 2024




Le botteghe sociali e i Gas (Gruppo di Acquisto solidale)

La Ragnatela per vivere in armonia

di Alessandra del Giudice

Vivere in modo naturale, a contatto con la terra, cibarsi di prodotti biologici autoprodotti, rallentare il ritmo frenetico assecondando i bisogni fondamentali e non quelli creati dal sistema economico, è possibile. Lo dimostra la Ragnatela, un “connettivo” di circa 50 microrealtà rurali della Campania, della Puglia, dell’Abruzzo, del nord della Calabria, della Basilicata. Coltivatori e allevatori biologici, artigiani, panificatori, produttori di conserve, suonatori di tammorra: uomini, donne e bambini che si sostengono non solo grazie all’autoproduzione, ma anche alla fitta rete di scambi, sia di prodotti alimentari che di esperienze di vita.

Come nasce

Il progetto napoletano di decrescita felice, vede l’alba nel 2008 a Casa Cuma, nei pressi dell’antro della Sibilla, una casa comune che esiste da 15 anni. «I collettivi rurali erano sviluppati da anni al di sopra di Roma ma al Sud non c’era nulla di simile. Noi siamo partiti da un gruppo di 20 amici e poi si sono aggiunte tante altre persone. L’abbiamo chiamata Ragnatela perché l’intento è creare una comunità al posto di piccole realtà produttive isolate», racconta Gianpietro Pinto, in arte Jah Paz, referente della Ragnatela.

Connettere esperienze di vita

A poco più di due anni, la rete Ragnatela sta riscuotendo successo soprattutto grazie al mercato delle soluzioni immaginarie, una festa-mercato che si tiene ogni prima domenica del mese per diffondere i prodotti della rete Ragnatela e per “connettere” esperienze di vita e di impegno sociale e civile. Una trentina di produttori della rete propongono uno S.P.A. (Spaccio Popolare Autogestito) in una T.A.Z. (Zona Temporaneamente Autonoma) in ambienti naturalistici particolarmente suggestivi quali il Giardino degli Orchi al lago d’Averno, l’azienda agricola Il fiume di pietra sul Vesuvio oppure in zone socialmente “calde” come il centro di accoglienza Deledda per famiglie rom al rione Traiano o la comunità dei Comboniani di Castelvolturno.

Durante la giornata si tengono incontri/cerchi su biodiversità, buone prassi, agricoltura naturale, movimenti contadini, si realizzano lo scambio e la banca dei semi rari Samenta, si improvvisano danze e musiche popolari, si assiste a performance di teatro per adulti e bambini.

Nel mercato si possono assaggiare, scambiare e comprare prodotti freschi, conservati o cucinati, direttamente dal produttore, eliminando così i passaggi intermedi. Fondamentale è adottare una prassi rispettosa dell’ambiente: vietati plastica o alluminio, si invitano i partecipanti a munirsi di bicchiere, piatto e posate e, chiaramente, a non lasciare alcun rifiuto.

Lo scambio

Ogni prodotto in vendita è accompagnato dalla scheda di autocertificazione in cui sono descritte le caratteristiche e il prezzo sorgente praticato dal produttore che pertanto risulta svincolato dalle speculazioni dell’agro-business. Inoltre si può scegliere di scambiare prodotti o pagarli in scec una moneta parallela nata 3 anni fa a Napoli ad opera dell’associazione Masaniello e diffusa nelle isole dell’Arcipelago Scec di tutta Italia (http://campania.arcipelagoscec.net/). «Sembra un’utopia abolire la moneta, ma all’interno della comunità non la usiamo. Infatti possiamo scambiare una gamma di prodotti molto varia: dai legumi, alla frutta, agli ortaggi a oltre 10 varietà di grano antico. Non usiamo semi ibridi di alcun tipo e ciò rende le colture più resistenti e gli alimenti ipoallergenici. Stiamo attenti che tutti i prodotti conservati o cucinati siano reperiti all’interno della nostra rete, salvo zucchero, caffè, che acquistiamo attraverso il commercio equo e solidale», spiega Gerry, che sul suo terreno vulcanico della Solfatara può vantare un’ottima qualità di Piedirosso non innestato su vite americana.

Nello zoccolo duro della Ragnatela, troviamo anche Sabatino lo Sciamano, specializzato nella coltura e negli usi delle erbe tradizionali, che propone deliziosi piatti quali il mallone, zuppa irpina con oltre trenta piante o la frittata con topinambur; Elio di Landa permacultore, che realizza orti a rifiuti zero; Giovanni di Genua di Montella (in provincia di Avellino) che si occupa di agricoltura biodinamica di grano antico e castagne; Peppino Polverino che coltiva in modo naturale ortaggi e frutta; Oscar Cangiano che produce formaggi da allevamento bovino di razza marchigiana; Pasquale Falera, che si occupa di orti sinergici, un tipo di coltivazione assolutamente naturale che non utilizza alcun tipo di fertilizzante; Valeria de Rienzo che realizza opere d’arte utilizzando elementi naturali.

«Non sono io da solo che faccio il pane - racconta Jah Paz - ma è la comunità che contribuisce: si mette in moto quella che mi piace definire un’economia poetica. Ad esempio la farina la prendo da Giovanni che ha riprodotto un seme antico che si chiama germanella, uso l’acqua di fonte e la legna di castagno che proviene da Montella per panificare. La metà del pane che produco va scambiato e questo mi permette di avere a casa dal formaggio, al vino, alla frutta senza andare al supermercato e soprattutto senza sottostare ai bisogni e ai ritmi innaturali imposti dal sistema e dall’educazione consumistica. Di fatto riusciamo a vivere del lavoro della terra se non siamo singoli: in comunità stiamo riuscendo a portare avanti le nostre scelte di vita senza sacrifici, perché se fosse così avremmo fatto delle scelte sbagliate».

Gli altri progetti

La Ragnatela dopo quasi due anni e mezzo, al di là dell’incontro mensile, è diventata un fluire di progetti comuni, tra quelli più interessanti: i corsi per realizzare orti sinergici; i laboratori con il Living Theatre; il sostegno delle iniziative per l’uso della bicicletta di Critical Mass Napoli; la partecipazione alla casa scultura di terra nell’eco-villaggio Arcipelago Sagarote in Calabria; la realizzazione di un insediamento rurale a Frasso Telesino; la creazione del piccolo vivaio Diversità colturali e culturali per la mensa dei bambini figli di migranti gestita dai Comboniani di Castelvolturno. Il collettivo insieme a tante altre realtà simili tra le quali Terra terra di Roma, Campi Aperti di Bologna, Asci di Pisa, ha dato vita alla campagna nazionale Genuino Clandestino che riunisce piccoli coltivatori allevatori, pastori, nell’attacco alle logiche economiche e alle regole dell’agroindustria e punta alla promozione del libero accesso alla terra e della libera lavorazione dei prodotti attraverso la certificazione partecipata.

La Ragnatela di giugno si è svolta nella foresta di Cuma, riaperta dopo anni dall’assessorato all’Agricoltura della Campania che ha concesso lo spazio al collettivo, ottimo attrattore, per pubblicizzare l’area naturalistica. «Riappropriarsi di uno spazio pubblico con il sostegno delle istituzioni è una piccola conquista. Inoltre Cuma per noi ha un valore speciale: è proprio il luogo da dove siamo partiti» conclude Jah Paz.

Info: Jah Paz 3289739045

internet www.ragnatela.noblogs.org

e-mail ragnatela@autoproduzioni.net

(fonte: Agorà Sociale)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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