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Sabato 20 Aprile 2024




Amato D’Auria: “Vittorio cercherà di salvare Anita”

vittorioDeve ancora compiere 19 anni ma ha già le idee molto chiare e l’intensità di chi farà molta strada. Lui è Amato D’Auria, ovvero Vittorio Del Bue di Un Posto Al Sole, figlio di Guido e Assunta, nel cast da più di 10 anni, uno che nel social drama più popolare di Rai3 è praticamente cresciuto.

Attraverso il suo personaggio, in questo momento sta toccando una tematica molto delicata: il consumo di droga tra i giovani. Prima lo abbiamo visto nei panni scomodi del testimone della morte di un ragazzo tossicodipendente per mano di un poliziotto (una storia che ha richiamato alla mente il caso molto discusso di Stefano Cucchi), ora alle prese con i problemi di dipendenza, e depressione, di Anita Falco…

Come è confrontarsi con temi così complessi per un giovane come lei?

Vittorio e Amato si stanno approcciando alla cosa in maniera similare, per così dire. Io resto molto sconcertato esattamente come Vittorio ha difficoltà a credere che tutte queste cose stiano succedendo proprio a lui, un ragazzino in fondo, da qui la sua aria interrogativa in alcuni casi. Io, come lui, ragiono con un sottile senso di interdizione di fronte a certe cose. Il tema delle droghe leggere e pesanti non è semplice ma il messaggio lo è e credo possa essere colto da tutti: è chiaro che quelle leggere possono essere tenute molto di più sotto controllo e fanno meno male di altre, come l’eroina, problema che sta ora riguardando Anita. Il suo caso dimostra come si possa facilmente passare dall’erba all’eroina: lei ha avuto un problema di autocontrollo, ed è il motivo per cui Vittorio non voleva che lei fumasse per la prima volta. 

A proposito di Luca Grimaldi, come ha preso la decisione degli autori di far riavvicinare Vittorio al suo “carnefice”, l’ex poliziotto?

È stata una delle mie scelte preferite, perché era la cosa più difficile da fare, quindi quella più particolare, improbabile e perciò più impegnativa da interpretare. Vittorio vive un disturbo pos-traumatico da stress a causa di Luca Grimaldi, per me è stato molto difficile tornare a parlarci, ho cercando di rendere molto graduale la fiducia riconquistata nei suoi confronti…Spero si sia visto. 

Come si trova con suo padre, Guido (alias Germano Bellavia), e come si evolverà il loro rapporto? 

Con Germano è un rapporto bello, particolare, lui è tra le persone che mi insegnano di più lì dentro, mi fa morire dalle risate, è viscerale ma anche rispettoso, oltre ad essere un bravo attore. Come evolverà il rapporto di Vittorio con il padre, è difficile a dirsi. Vittorio va un po’ a fasi, come un po’ tutti i giovani nei confronti dei propri genitori, ci sono alti e bassi, ma ora pare più comprensivo nei confronti di Guido. 

Cosa ci dobbiamo aspettare rispetto a questa relazione, un po’ controversa, con Anita?

La relazione resta, lui la sosterrà nel suo percorso difficile, ma il loro è ancora un rapporto controverso, non sano. Credo nel sincero sforzo di Vittorio di migliorare, cercando di essere meno ossessivo, rabbioso, possessivo nei confronti di Anita. Anche se c’è una sottile ingenuità di fondo in tutto questo, perché ne è sinceramente innamorato. 

Con chi ha legato di più nel cast di Un Posto Al Sole? 

Sto bene un po’ con tutti, ma sono più legato a Patrizio (Lorenzo Sarcinelli) e Anita (Ludovica Bizzaglia), anche se non riusciamo a vederci molto per impegni vari e perché io abito in un piccolo paese vicino a Castellammare, Sant’Antonio Abate, ed è un po’ lontano, a un’ora di macchina da Napoli. Nonostante ciò, parliamo molto, non solo di cose frivole ma anche della vita, ci scambiamo  consigli, ecc. Vado anche molto d’accordo con Niko (Luca Turco), mi ha scelto come interprete nel booktrailer del libro di Miriam Candurro (“Vorrei che fosse già domani”, scritto con Massimo Cacciapuoti, ndr).

Vittorio fa radio ed è molto attivo sui Social, come si comporta, invece, Amato, rispetto alle nuove tecnologie?

Mi rapporto come mi rapporto con il resto delle cose, se mi serve la uso, altrimenti no. 

Il personaggio che interpreta è un ragazzo un po’ ribelle, squattrinato, non vuole terminare gli studi, vuole fare sempre di testa sua, anche in questa intricata vicenda del processo a Luca Grimaldi. Quanto si sente vicino, come personalità, al suo Vittorio?

Lo capisco ma non condivo: capisco il disagio di stare seduto per tante ore sui banchi di scuola ma per il resto non lo condivido, io studio varie cose e con discreto profitto, mi piace imparare; l’anno prossimo credo che mi iscriverò a Lettere moderne, mi interessa molto la letteratura.

La sua storia, in un certo senso, è esemplare. Che messaggio vorrebbe trasmettere col suo personaggio alla gente?

L’unica cosa che voglio trasmettere, è come si sente Vittorio in quel momento, non pretendo di dare messaggi, a quello ci pensano gli autori con le storie, io sono un attore.

C’è una tematica sociale che vorrebbe fosse approfondita?

Vorrei affrontare molte altre tematiche ma sono tutte più difficili da trattare, e portare in scena, della droga, su cui c’è un messaggio abbastanza chiaro, una certa dicotomia tra bene e male. Non è giusto farsi di eroina, non ci si deve drogare, ma ci sono anche approcci diversi al problema; ci si può anche drogare per noia, monotonia, ci possono essere altre cause per cui ci vuole uno studio, un approfondimento tale per cui se se ne parla a fondo, i concetti di bene e male diventano vuoti, aleatori. Le cose che interessano a sarebbero difficili da rappresentare: parlo, ad esempio, di rapporti disfunzionali con le figure genitoriali, del vuoto di una generazione con la percentuale più alta di depressione clinica.

Maria Nocerino

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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