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Martedì 19 Marzo 2024




Gigio Morra: “Si può rappresentare la violenza anche con uno sguardo”

Gigio MorraAttore di cinema e tv, tra le sue apparizioni si ricordano ad esempio quella in “Gomorra” (il film di Garrone), ma è stato anche diretto da Marco BellocchioNanni MorettiLina Wertmüller, nella sua lunga carriera artistica.

Gigio Morra, dopo Il commissario Montalbano e Squadra antimafia, ritorna in tv grazie a Un Posto Al Sole, in cui interpreta Peppino Canfora, il proprietario del garage dove lavora Franco Boschi (Peppe Zarbo) con cui nascerà un rapporto speciale, che è vittima di usura e quindi sotto la costante minaccia dei cattivi di turno.

Lei ha lavorato con i più grandi, da Eduardo fino ai più “giovani” Toni Servillo e Matteo Garrone, dal teatro al cinema, passando per la tv. Come è stato accolto nella grande famiglia di Un Posto Al Sole?

Benissimo, in maniera ottimale, sono contentissimo. È stato un incontro piacevole, ma del resto, parliamo di vecchi amici. Con Marzio Honorato, Patrizio Rispo, Lucio Allocca, ad esempio, già c’era un’amicizia, ci siamo solo ritrovati. Ora sto conoscendo Peppe Zarbo, con lui il mio personaggio ha un rapporto più stretto, in cui ho trovato una persona straordinaria.

Lei affronta il tema dell’usura con il suo personaggio. Come si è preparato a portare questo argomento sulla scena?

Non mi sono preparato in nessun modo: l’usura è purtroppo un problema vecchio quanto il mondo, una trappola in cui finisce tanta povera gente.

Che messaggio vorrebbe lanciare interpretando Peppino Canfora?

Vorrei dire che l’usura è una piaga, qualcosa da evitare e speriamo che ci finisca dentro meno gente possibile. Purtroppo però esiste, anche perché molte famiglie si trovano in difficoltà, le banche non sempre sono disponibili a fare credito. È un tema molto complesso ed è anche difficile trattarlo.

Lei ha recitato anche nel film “Gomorra”, cosa pensa a proposito delle critiche avanzate alla produzione rispetto al modo in cui è stata rappresentata Napoli, o meglio una parte di Napoli, nel mondo? 

Le cose che ha scritto Saviano, poi trasposte nel film, già si sapevano in realtà. Portarle prima in un libro, diventato un grande successo, e poi sullo schermo, ha avuto i suoi effetti, ma non ha detto nulla di nuovo. Saviano, io la trovo una persona eccellente, quindi non condivido le critiche. Esiste purtroppo questa parte di Napoli, denunciarlo a mezzo mediatico lo ha solo reso un po’ più visibile. Per quanto riguarda, invece, la serie, secondo me è un po’ volgare, ci sono troppe brutte parole, ma pare che sia stato un grande successo, questo vuole la gente. La differenza tra la serie e il film, è che quest’ultimo non ha usato tante parolacce, ha messo in scena la violenza in modo diverso, talvolta basta uno sguardo.

C’è un argomento sociale ancora da trattare o approfondire in UPAS o un tema a cui tiene in modo particolare?

Non saprei, credo che affrontino tutti i problemi e lo facciano in maniera soft, non volgare ma sottile. Ci sono tanti linguaggi e modi di dire le cose.

Cosa che è cambiato da quando lei ha cominciato a lavorare in questo settore?

Quando abbiamo cominciato noi, c’era meno lavoro, oggi ci sono più prodotti, anche molto diversi, c’è lavoro (quasi) per tutti. Certamente, consiglio a tutti quelli che vogliano intraprendere questa professione di farlo con impegno e passione, metterci serietà e fare le cose con il cuore.

Maria Nocerino

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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